La casa dei libri: quando l’amore per cinema e letteratura si uniscono

La casa dei libri è un film della regista spagnola Isabel Coixet (La vita segreta delle parole, Le cose che non ti ho mai detto, Another me).
Anche sceneggiatrice, la Coixet trae spunto dal best seller di Penelope Fitzgerald, La libreria, edito nel 1978.

Il film ha riscosso un buon successo in Spagna, arrivando a vincere ben tre premi Goya (il più alto riconoscimento cinematografico spagnolo): miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura non originale. Merito soprattutto dell’incredibile cast di attori, tutti rigorosamente inglesi, così come l’ambientazione nella britannica Irlanda del Nord, in modo da mantenersi filologicamente aderenti al romanzo di partenza.

All’indomani della Seconda Guerra Mondiale, la vedova Florence Green (Emily Mortimer) si trasferisce in un piccolo e chiuso villaggio del Suffolk inglese, determinata ad aprirvi una libreria. L’occupazione di una delle ville storiche del posto, Old House, per sistemarvi la propria attività, rende Florence invisa a mezzo paese, compresa la donna più potente del luogo, la ricca Violet Gamart (Patricia Clarkson). In aiuto della libraia arriva, però, Edmund Brundiser (Bill Nighy), un anziano signore locale che ama la solitudine e i libri.

La casa dei libri è un film lento. Si prende i suoi tempi per penetrare nella mente dello spettatore, proprio come fanno i libri.
Come nei grandi classici, troviamo una piccola eroina che combatte, un cattivo e un eroe che viene in suo aiuto. Ma, non essendo una favola, il gruppo di esseri umani che affianca di volta in volta la protagonista è complesso e variegato.

Il richiamo ripetuto alle opere di Ray Bradbury (su tutte, ovviamente il capolavoro Fahrenheit 451) allude al beneficio che può apportare la lettura, che apre le menti e approfondisce gli intelletti umani altrimenti inerti. Come quelli del villaggio di Hardborough, nel Suffolk, dove si svolge l’azione.

Quel circolo ristretto di persone che, a fatica, uscivano dal penoso dopoguerra, più povere e disilluse di prima. E che presto si rendono conto di come la libreria di Florence possa cambiare in meglio le loro vite. Eppure, nel momento decisivo, mettersi contro i poteri forti non sarà facile.

Più pièce teatrale che film, nell’opera della Coixet gli attori si muovono con grazia come su un palcoscenico, e lo spettatore si fa piacevolmente coinvolgere dalle atmosfere letterarie, ormai così lontane nel concetto odierno di cinematografia.

La casa dei libri
si rivela un piccolo film indipendente molto ben confezionato, un rinnovato e riuscito connubio tra la letteratura e la Settima arte.

 

 

Giulia Anastasi