La diseducazione di Cameron Post: viva la libertà!

Vincitore del Sundance Film Festival, presentato in anteprima italiana alla tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, La diseducazione di Cameron Post, opera seconda della giovane regista statunitense Desiree Akhavan, è un piccolo lungometraggio che punta a raccontare una storia come tante, senza voler a tutti i costi strafare.

Da sempre appassionata di vicende che si svolgono all’interno di case di riabilitazione, la cineasta ha scelto come ambientazione per questo suo lavoro proprio una struttura religiosa atta ad ospitare adolescenti attratti verso lo stesso sesso.

Tra i pazienti, la giovane Cameron Post (Chloe Grace Moretz), appunto, qui rinchiusa dopo essere stata scoperta mentre baciava una compagna di scuola durante il ballo di fine anno. La ragazza, inizialmente spaesata, troverà presto preziosi alleati in Jane (Sasha Lane), amputata ad una gamba, e nel suo amico indiano Lakota (John Gallagher Jr.).  Sarà compito dei tre stravolgere gli equilibri all’interno della struttura, al fine di riconquistare una meritata libertà.

Pulito nella forma, con l’ottima interpretazione della Moretz come punta di diamante, questo piccolo, prezioso lungometraggio della Akhavan fa immediatamente pensare a un Jason Reitman minore, senza particolari picchi a livello di scrittura, ma onesto e ben girato, quanto basta per classificarsi come uno dei più piacevoli prodotti della Festa del Cinema di Roma 2018.

Non si lascia affascinare, la regista, da pericolose retoriche e da luoghi comuni. Pur cavalcando, infatti, uno dei temi del momento, non si intende a tutti i costi lanciare un messaggio politico o sociale (fatta eccezione per una critica alle istituzioni religiose e alle loro strette vedute).

Ciò che si vuole principalmente mettere in scena è un vero e proprio inno alla libertà, di vita o di pensiero che sia. E tale messaggio si rispecchia soprattutto nella freschezza dell’intero prodotto, libero, giovane e pieno di vita. Anche se, data la giovane età e la scarsa esperienza dietro la macchina da presa, Desiree Akhavan ha da raggiungere ancora una propria, definita cifra stilistica, e un’opera seconda come La diseducazione di Cameron Post ci fa ben sperare in interessanti lavori futuri.

 

 

Marina Pavido