“La maledizione piombò sui Baskerville sotto forma di un infernale molosso, apportatore eterno di sventura e di morte. Perciò, chiunque tu sia, evita la landa nelle ore oscure in cui il male si esalta o di certo ti imbatterai nel diabolico cane, il cane dei Baskerville”.

Nel 1959 vede la luce per la Hammer Film la trasposizione cinematografica del noto romanzo di Arthur Conan Doyle Il Mastino dei Baskerville (The Hound of the Baskervilles), per la regia del grande Terence Fisher. Il film, giunto in Italia col titolo La Furia dei Baskerville, è interpretato dai due attori di punta della Hammer, Peter Cushing e Christopher Lee, che Fisher aveva già fruttuosamente diretto in opere a dir poco immortali quali La Maschera di Frankenstein (1957) e Dracula il Vampiro (1958). Qui nei panni dell’iconico investigatore privato Sherlock Holmes e di Sir Henry Baskerville, Cushing e Lee sono già garanzia per la perfetta riuscita di un’opera che nelle brumose atmosfere gotiche della campagna inglese getta le sue basi.

La leggenda che ormai da secoli aleggia su casa Baskerville ha origine nel lontano 1700, quando il crudele e perverso sir Hugo Baskerville pugnala a morte una giovane per l’unica colpa di essere fuggita dalla sua prigionia cercando di riconquistare la libertà. Dopo l’uccisione della donna, però, anche l’uomo viene barbaramente massacrato da una creatura dalle sembianze canine, e da qui sembrerebbe attirare addosso ai maschi della sua famiglia questa orrenda maledizione, che li vede tutti minacciati di morte dal mastino infernale. Dopo due secoli il dott. Richard Mortimer narra la leggenda a Sherlock Holmes ed al suo fido Watson, chiedendo loro di indagare sulla morte insolita, avvenuta nella brughiera, di sir Charles Baskerville, per poter così riuscire a proteggere l’ultimo erede vivente della nobile casata, sir Henry, giunto da poco in Inghilterra dal Sudafrica. Arrivati sul luogo dove si trova la dimora dei Baskerville, Holmes e Watson cominceranno ad assistere a casi sempre più strani, mentre terrificanti latrati ed ululati popolano le notti della brughiera inglese.

Sembra scontato da dire, ma film con simili atmosfere non si realizzano più, un po’ a causa del passaggio dalla pellicola al digitale, un po’ a causa del debordare della CGI, che rende tutto più finto, irreale, piatto, meno magico. I leoni o le tigri spaventose, di dimensioni fuori dalla norma, realizzate in CGI per tanti film sui gladiatori, ad esempio, nulla possono, in fascino, col mastino dei Baskerville, un enorme alano a cui fu applicata una protesi di pelle sul muso per renderlo più minaccioso. Ed a creare l’atmosfera giusta concorrono anche gli affascinanti scenari, propri del cinema gotico, che ci trasportano direttamente dentro il romanzo di Conan Doyle, senza farceli apparire veri e naturali a tutti i costi, perché è proprio questo condurci fuori dalla insipida realtà che rende i film della Hammer, e della sua “rivale”, l’americana Universal, davvero unici ed incensati da tutti ancora oggi.

Uno dei racconti di Sherlock Holmes con maggior componente horror, Il Mastino dei Baskerville, è proprio adatto ad entrare tra i grandi film gotici della Hammer, e segna l’incontro tra Cushing ed il famoso investigatore, ruolo che in futuro ricoprirà per altre due volte: nel 1968 nella serie televisiva britannica Sherlock Holmes e nel 1984 nel film tv La Maschera della Morte di Roy Ward Baker. Un po’ defilata, ma lo stesso di enorme importanza, la figura di Henry Baskerville, interpretato dal mastodontico Christopher Lee, che qui lascia elegantemente spazio al suo storico collega di una vita, inversamente a come era successo in Dracula. Ad affiancare i due titani della Hammer troviamo poi, nel ruolo di Watson, l’attore inglese André Morell, già più volte diretto da Fisher, che ricordiamo in Paura in Palcoscenico di Alfred Hitchcock (1950); in quello del dott. Mortimer, Francis De Wolff, anche lui britannico, ed anche lui diretto dal grande Hitchcock ne Il Peccato di Lady Considine (1949) ma anche da registi quali John Huston e Otto Preminger; unico ruolo femminile significativo è infine quello della selvaggia e sensuale Cecile, stravagante figlia del fattore Stapleton, che si aggira con grazia felina nella brughiera, lasciando alle sue spalle una scia di mistero che l’ammanta di oscuro fascino da eroina gotica, interpretata dalla bella attrice e modella di origini italiane Marla Landi.

È un giallo, La Furia dei Baskerville, certo, altrimenti non potrebbe esserci Sherlock Holmes, ma le venature horror lo rendono deliziosamente thrilling ed adatto agli amanti di un genere e dell’altro. La leggenda oscura alla base del tutto ci porta quasi ad inserirlo tra i film tratti dai grandi romanzi gotici come i vari Frankenstein e Dracula tanto cari sia alla Hammer Film sia al duo Cushing/Lee. Eppure qui quel tocco di verosimile che sta dietro al racconto concorre a rendere la storia, se possibile, ancora più affascinante e tenebrosa. Bella la brughiera, soprattutto nelle scene in notturna, impreziosite dalla tipica fotografia satura di casa Hammer, qui firmata da Jack Asher. Il finale è un po’ troppo tirato via, si poteva far meglio, tuttavia la pellicola offre un sano e misterico intrattenimento fino alla fine. Peccato che manchi qualche punta in più del famoso humour inglese, che ben si sposa coi personaggi nati dalla penna di sir Arthur Conan Doyle.

Il Mastino dei Baskerville ha avuto molte trasposizioni cinematografiche, la prima del 1914 ad opera dell’austriaco Rudolf Meinert, l’ultima del 2002 firmata da David Attwood, ma quasi tutti i critici sono concordi nel sottolineare come quella di Fisher sia in assoluto la migliore, sebbene la sceneggiatura di Peter Bryan si conceda il lusso di prendersi qualche piccola libertà rispetto alla storia originale (la tarantola nella scarpa, la miniera, i riti sacrificali), ma rimanendole, comunque, tendenzialmente fedele. L’utilizzo di lenti colorate diverse, di gusto quasi caravaggesco, che sottolineano con grande pathos ogni singola scena, tende a rendere questo film un piccolo gioiello di maestria tecnica, oltre che di suspense, e ci dà l’impressione, in alcuni casi, di star ammirando delle vere e proprie pitture. Non scordiamoci che questo è il primo film basato sulle gesta di Holmes ad essere girato in Technicolor. L’ululato del mastino nella notte, nelle langhe della brughiera umida e brumosa della contea del Surrey, e nella miniera dove Sherlock rischia la vita, è di grande efficacia e suggestione, così come i resti delle vestigia architettoniche goticheggianti che richiamano alla mente grandi classici, anche italiani, come ad esempio quelli del Maestro Mario Bava.

Insomma, con un Peter Cushing che sembra letteralmente nato per dar vita a Sherlock Holmes, un André Morell che ci offre una fedele interpretazione di Watson ed un Christopher Lee che avvolge nella sua innata classe il personaggio di Henry Baskerville, si può senza dubbio affermare che La Furia dei Baskerville, forse tra le meno note opera della Hammer, e spesso bistrattata e sottovalutata, è invece una pellicola notevole da riscoprire e rigustare fotogramma dopo fotogramma.

Il film è attualmente disponibile in dvd MGM o Sinister Film o sulle piattaforme Prime Video ed Apple Tv.

https://www.imdb.com/it/title/tt0052905


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