La notte è piccola per noi – Director’s cut: Scola… di ballo

Pur non essendovi dichiaratamente presente alcuna analogia con Ballando ballando di Ettore Scola, il fatto che La notte è piccola per noi – Director’s cut sia dedicato al compianto cineasta originario di Trevico ci lascia tranquillamente pensare che è proprio da quel suo particolarissimo lavoro datato 1983 che attinga la circa ora e mezza di visione messa in piedi dal romano Gianfrancesco Lazotti.

Il Gianfrancesco Lazotti che, autore, tra l’altro, di Tutti gli anni una volta l’anno e Dalla vita in poi, non a caso fu proprio aiuto regista su quel set, e, a proposito di questa sua nuova fatica, spiega: “Una sala da ballo alla periferia di Roma è il teatro di questo racconto. Uno spettacolo a scena unica: la pista da ballo e i tavoli attorno. Ogni tavolo, con i suoi occupanti, rappresenta le tessere di un mosaico composto da storie minime, paradossali, buffe, vere. Tutto si consuma nell’arco di una serata; il prima e il dopo sono desumibili. Gente semplice, per lo più. Facce di ogni età, dai venti agli ottanta, qualcuna segnata, qualcun’altra ritoccata, espressioni divertite, tragiche o afflitte da pesi, che per una sera verranno provvisoriamente accantonati”.

Una sala da ballo in cui si cita verbalmente Splendido splendente di Donatella Rettore e dove, nel corso di un sabato sera, il pugile alcolista Andrea Sartoretti intende riconquistare la sua ex fidanzata, ovvero la cantante Thony che, accompagnata dalla band degli STAG, si cimenta in non poche hit musicali del passato.

Perché, man mano che si osserva come all’estero si mangi male e che in Italia non conta più l’esperienza sul lavoro, si danza, tra l’altro, sulle note di Tanz bambolina, Maracaibo e Bandiera gialla, in mezzo a più che variegata “fauna da pista” o, meglio “avanzi de balera”, come li definirebbe la cameriera filosofa Cristiana Capotondi.

Soltanto uno dei nomi presenti all’interno di un ricco cast che, tra un Ruben Rigillo maresciallo dei carabinieri che s’imbatte nel pregiudicato latitante Riccardo De Filippis, una Michela Andreozzi sfoggiante l’accento di Ciserano e un Tommaso Lazotti in vena di appuntamento al buio, include anche una Giselda Volodi in attesa del suo uomo scomparso anni prima senza dare spiegazioni e una Francesca Reggiani preside accompagnata da altre tre professoresse.

Professoresse comprendenti Teresa Mannino; mentre i veterani Philippe Leroy e Alessandra Panaro regalano una coppia di gelosi ultraottantenni in un calderone di personaggi cui fanno da sfondo sonoro Un’estate a mare, Tarzan boy, Attenti al lupo, Qui e là, Gente come noi e molti altri pezzi storici che vanno a costituire una colonna sonora più che unica.

Calderone di personaggi al servizio di un’operazione d’impostazione piuttosto teatrale, considerando la quasi totale ambientazione in un unico interno, ma che, nel ribadire che la passione si misura sempre in lacrime e mai in sorrisi e che la vecchiaia è una punizione ingiusta che probabilmente non rende saggi, non manca di tirare in ballo messaggi di chat in sovrimpressione, testimoniando la fusione del vecchio linguaggio cinematografico con la moderna comunicazione.

Sebbene, al di là della volenterosa messa in scena e della grande professionalità degli attori, La notte è piccola per noi – Director’s cut non si riveli altro che un curioso spaccato umano d’inizio terzo millennio poco capace regalare risate e la cui sceneggiatura – a firma del regista stesso – non lascia ben intendere dove voglia andare a parare.

 

 

Francesco Lomuscio