La stanza: non gli aprire quella porta

Terzo lungometraggio diretto dal grossetano classe 1983 Stefano Lodovichi, La stanza – in anteprima esclusiva su Amazon Prime Video a partire dal 4 Gennaio 2021 – apre con una Camilla Filippi che si sta per togliere la vita in casa; fino al momento in cui bussa alla sua porta uno sconosciuto dalle fattezze di Guido Caprino.

Uno sconosciuto che, a quanto pare, la conosce piuttosto bene e che non può fare a meno di stimolare nello spettatore, fin dalla sua prima apparizione, la molla della curiosità nei confronti di chi sia e di cosa voglia dalla donna.

Donna il cui cuore è stato spezzato da un Edoardo Pesce che entra in scena dopo i primi venti minuti di visione, con la risultante di una tutt’altro che tranquilla situazione di partenza destinata a degenerare ulteriormente.

Perché, se già attraverso la sua opera seconda In fondo al bosco Lodovichi aveva cominciato ad avvicinarsi agli stilemi dell’horror distaccandosi dagli esordi del dramma adolescenzial-sentimentale a sfondo sociale Aquadro, con La stanza manifesta la evidente intenzione di addentrarsi sempre più nei territori del genere.

E, se inizialmente si affida alla sapiente orchestrazione dei duetti verbali tra un ottimo Caprino carnefice e una altrettanto valida Filippi vittima, rincara la dose proprio con l’arrivo dell’infallibile Pesce, sfociando addirittura in esplosioni di improvvisa violenza.

Esplosioni comunque graficamente contenute e mai gratuitamente esplicite, tra le quali merita di sicuro la citazione quella tesissima accompagnata dalle note di Stella stai di Umberto Tozzi.

Una sequenza che, complice l’azzeccato mix di movimenti di macchina e montaggio, testimonia il respiro profondamente cinematografico di una oltre ora e venti caratterizzata da una chiara impostazione teatrale.

Impostazione suggerita dall’unico interno domestico (interamente ricostruito in due distinti teatri di posa) in cui svolgere la totale oltre ora e venti mirata a far crescere fotogramma dopo fotogramma un clima di follia accentuato, tra l’altro, dalla pioggia che cade incessante all’esterno dell’abitazione.

Un’impostazione polanskiana, se vogliamo, ma che deve forse qualcosa anche al Killer Joe di William Friedkin; man mano che si sfiorano i connotati del claustrofobico thriller della paranoia nella progressiva emersione dei segreti “casalinghi”.

Del resto, impreziosito non poco dal lodevole lavoro svolto su fotografia e scenografie, La stanza è un film di attori e sceneggiatura – a firma di Filippo Gili e Francesco Agostini insieme al regista stesso – accomunabile alle due precedenti fatiche cinematografiche di Lodovichi dalla tematica di un rapporto di coppia turbato.

Un film che coinvolge senza annoiare mai… per approdare ad un originale twist ending  fortunatamente volto a portare il tutto lontano da quella che si sarebbe potuta rivelare l’ennesima, banale imitazione di The others.

 

 

Francesco Lomuscio