Le ereditiere: sguardi amari sul Paraguay

Denunciare e divulgare una situazione sociale drammatica e fragile come quella del Paraguay risulta sempre molto difficile e di scarso interesse commerciale. Il regista Marcelo Martinessi però, prima con i suoi pluripremiati cortometraggi (Calle última, La voz oerdida), ora con il suo primo lungometraggio Le ereditiere, analizza e riflette sulla problematica realtà socio-politica del Paraguay contemporaneo.

Il film, presentato all’ultimo Festival di Berlino, ha ricevuto l’Orso d’Argento per la miglior attrice (Ana Brun), il premio Alfred Bauer e il premio Fipresci della critica internazionale.

Chela e Chiquita sono due donne sulla sessantina, appartenenti alla borghesia coloniale decaduta, che vivono in una grande casa. A causa degli ingenti debiti accumulati sono costrette a vendere mobili e suppellettili per sopravvivere. A motivo delle insolvenze Chiquita andrà in prigione per qualche settimana. Rimasta sola, Chela, la più timida e impacciata della coppia, dovrà imparare a cavarsela da sola e si improvviserà tassista per un gruppetto di anziane signore benestanti.

Martinessi fotografa una società, propria del Sud America, dove il divario sociale è abissale: da un lato ci sono le ricche signore che, tra vizi e merletti, non riescono ad abbandonare le loro abitudini, dall’altro i poveri, ignoranti, analfabeti, sporchi e chiassosi. Nonostante i cambi di regime e gli eventi storici internazionali, il Paraguay sembra fermo e cristallizzato nel tempo e nello spazio.

Attraverso i colori e i toni naturali e una regia a tratti insicura, Le ereditiere vuole essere una storia moderna, di donne omosessuali che ricercano la propria strada per la felicità e della giovinezza in un contesto antico, obsoleto, dimenticato.

Come la casa che si svuota dei suoi arredi ed elementi migliori, così l’operazione perde nel proprio percorso narrativo tutte le sue caratteristiche iniziali, che facevano sperare in un film di denuncia sociale. Lentamente e inesorabilmente, il film si trascina verso un finale citofonato e poco originale.

In conclusione, Le ereditiere è un piccolo e timido film, ripiegato troppo su se stesso e senza alcuna velleità artistica.

 

 

Anastasia Mazzia