Le interviste di Mondospettacolo: Andrea De Rosa

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Dopo “Notte prima degli Esami”, l’ascesa artistica di Andrea De Rosa, attore completo, dalla straordinaria e impeccabile carriera nonostante la giovane età. Carismatico interpreta splendidamente ogni ruolo. Scrive monologhi, insomma, un artista a trecentosessanta gradi

Così giovane e una bella carriera di attore e sceneggiatore alle spalle con una grande passione per la scrittura. Che emozioni suscitano scrivere monologhi?

Di base faccio l’attore e mi ritengo attore, innanzitutto. La scrittura è un po’, una valvola di sfogo per come la uso io cioè nei momenti in cui c’è poco lavoro, e insomma capitano spesso, in questo ambiente. Ho la fortuna di avere, a fasi alterne un po’ di creatività, quindi, incanalo così l’apatia o la frustrazione, ad esempio, il monologo comico che faccio a teatro, in media una volta ogni tre anni, mi serve proprio a questo, come termometro per capire come cambio io e come cambia tutto ciò che mi sta intorno e soprattutto il mio modo di vedere me stesso in base a ciò che mi circonda, per essere più precisi.

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Il teatro, una dimensione totalmente differente dal cinema. In quale set ti trovi più a tuo agio? Anzi, qual è la tua vera dimensione?

La dimensione in cui mi trovo più a mio agio è il cinema perché è sempre questo che ho voluto fare sin da piccolo. Mi piace proprio il linguaggio cinematografico perché è quello che, quando è fatto bene, riesce sia da attore che da spettatore a catapultarmi, completamente, in un’altra dimensione, come l’arte in generale. Così è il modo in cui vedo l’arte in generale. Quando è fatta bene non dovrebbe lasciarti dove stai, dovrebbe portarti da un’altra parte.

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Una profonda carriera artistica ed intellettuale. Cosa vuoi da fare da grande?

Da grande vorrei fare l’impiegato dei miei sogni. Sono arrivato a questa conclusione. Che vuol dire? Perché sembra, anche, una frase senza senso. Vuol dire che vorrei continuare a fare l’attore, però, con consapevolezze diverse. In maniera diversa. Con più continuità.Ossia al servizio dei propri sogni e quindi, con la stessa costanza che ha un impiegato che lavora tutti i giorni, timbra il cartellino e invece, mi sono accorto che, nel nostro campo, spesso si tende ad aspettare la telefonata e spesso a lasciarsi andare. Questo fa proprio parte degli attori in generale. Gli attori sono delle anime inquiete. Però, facendo un po’ di resistenza, e cercando l’ispirazione anche quando non c’è, mettendosi davanti al foglio bianco e, quindi, aumentando la ricerca senza mai smettere, -vivendo purtroppo nella precarietà-senza arrendersi, allora si può andare avanti e si può accettare questo tipo di vita. Quindi, vorrei tanto essere l’impiegato dei miei sogni.

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Un attore ha la straordinaria capacità di assorbire i ruoli e prenderne possesso. Quali sono i ruoli che hai preferito interpretare?

Sono legato a molti ruoli, non a tutti, ovviamente. Come capita spesso, non si può sempre scegliere, però quelli che ho più a cuore sono, sicuramente il primo che ho girato al cinema, cioè Massi di Notte prima degli esami, e in seguito Precisetti di  , che è arrivato subito dopo i due film di Brizzi. Ho amato particolarmente quest’ultimo personaggio perché è stato completamente opposto a Massi il cazzaroe di questo ringrazierò sempre Lucini perché in Italia c’è la tendenza,quando esci fuori con un ruolo, a rifare sempre lo stesso perché te lo ripropongono sistematicamente. Poi sono affezionato ai pochi ruoli semiseri o quasi drammatici che ho interpretato. Sono legato anche a Ultimi della classe perché è il primo film che ho fatto da protagonista assoluto. Un film molto leggero per ragazzi ma sicuramente onesto e sono contentissimo di averlo girato.

Dei ruoli drammatici, mi piacciono particolarmente due cortometraggi, che si chiamano Disturbi di frequenza di Massimo Montinaro e Cani rabbiosi di Luca Papa. Quest’ultimo mi ha permesso di tirare fuori delle corde del tutto inedite perché mi ha dato il ruolo di un ragazzo che ha subito del bullismo da piccolo e sfoga tutta la sua violenza fisica e psicologica, una volta diventato adulto prendendo come ostaggio uno di questi bulli di periferia e facendogli le cose più aberranti. Ecco, mi ha fatto tirare fuori una rabbia che forse non sapevo neanche di avere.

Infine, un altro cortometraggio girato ed è sicuramente quello che mi ha dato più soddisfazioni perché è quello che ha vinto più premi e riconoscimenti è  Fulgenzio per la regia di Aldo Iuliano.

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Progetti futuri in cantiere?

Progetti futuri? Dovrei fare due serie web nell’arco dei prossimi due mesi. Una si chiama Eldorado per la regia di Clemente Meucci e un’altra si chiama La città eterna però non posso rivelare i registi perché probabilmente saranno vari ed è ancora in via di definizione. Successivamente, farò il mio prossimo monologo a teatro che è un po’ il monologo dei miei trent’anni. Come dicevo prima, sono passati i famosi quattro anni dall’ultimo monologo di cabaret e quindi torno in scena, stavolta, invece di realizzare la classica stand comedy dell’altra volta, vorrei fare una cosa più intima proprio perché compio trent’anni quindi mi faccio psicanalizzare in scena, ovviamente in maniera leggera e ironica. E poi c’è un film in ballo, se tutto va bene, parte in aprile o maggio ma non posso dire niente di più per scaramanzia. Incrociamo le dita.

Concita Occhipinti

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