LE RECENSIONI DI DAVIDE COMOTTI: “RECORDING”

È un dato di fatto che il cinema horror italiano, al giorno d’oggi, sia portato avanti soprattutto dai registi indipendenti: liberi dalle regole del mercato, possono osare e sperimentare ciò che il cinema “mainstream” non fa vedere. Dovendo fare i conti con un budget ristretto, spesso la forma prediletta è quella del cortometraggio, che si rivela in molti casi una scelta vincente. È questo, per esempio, il caso di Recording, horror estremo fresco di produzione, diretto da Stefano Rossi e destinato a partecipare a numerosi festival.

Opera davvero eccellente, fra le migliori nel panorama italiano, deve la sua riuscita all’ottimo team che l’ha realizzato, in cui figurano nomi importanti dell’horror indipendente di oggi: l’aiuto regista Raffele Picchio (Morituris); Lorenzo Paviano, autore del soggetto e della sceneggiatura; Tiziano Martella, effettista e scenografo e scenotecnico fra i migliori sulla piazza. Recording è una sinfonia di sangue, morte, voyeurismo e sessualità deviata che si colloca in un’ipotetica “terra di mezzo” fra l’orrore fulciano e la necrofilia di Jörg Buttgereit. Gli undici minuti del corto sono giocati interamente sui tre efficaci protagonisti: Francesco Malcom, ex attore hard che in questi ultimi anni vediamo spesso in horror underground (Bloodline, Eaters, P.O.E. – Project of evil); la bellissima e sensuale Lavinia Pini, attrice e autrice del racconto Metamorfosi a cui il corto è ispirato; Veronica Ribuffo, che vediamo però solo nel filmato. Malcom e la Pini sono infatti una coppia che ama riprendersi durante i rapporti sessuali, anche con altre ragazze; questo gioco perverso sfugge però al controllo, visto che la donna inizia a uccidere e a torturare anche il suo partner, assistendone all’agonia.

L’originalità della storia e della sceneggiatura (complessa, giocata su flashback e vari piani temporali) rende il corto qualcosa di diverso da un semplice “torture-porn” (uno dei generi che vanno per la maggiore), sfidando lo spettatore a ricostruire la vicenda e al contempo trasportandolo in un vortice di perversione e morte. La telecamera, dopo il prologo in cui vediamo Malcom e due gambe femminili (che scopriremo essere quelle della carnefice), trasporta senza indugi lo spettatore nell’atmosfera crudele e malata del film: vediamo prima un filmato con un rapporto sessuale fra lui e un’altra donna, poi, in una scena di impressionante potenza visiva, il bravissimo Malcom che giace a letto agonizzante, con una gamba tranciata a metà, le braccia e il volto stretti dal filo spinato e la bocca imbavagliata.

Uno dei punti di forza di Recording sono proprio gli effetti speciali, realizzati da Tiziano Martella e Luigi D’Andrea, così realistici e sanguinari da ricordare il periodo d’oro dell’horror italiano. Martella, come si diceva, è uno dei più talentuosi effettisti e scenografi di oggi (Morituris, Eaters, Zombie massacre, P.O.E. – Project of evil, Tulpa), nonché regista (insieme a Davide Sacchetti) dell’ottimo corto Legio XIII. Eccellenti dunque gli effetti speciali di Recording, con tanto di dettagli ravvicinati, resi alla perfezione grazie anche alla fotografia limpida di Mirco Sgarzi: la gamba di Malcom tagliata a metà, il volto e le braccia scarnificati dal filo spinato, la testa mozzata che Lavinia Pini gli colloca fra le gambe. Già, perché la crudeltà è sempre legata al contesto morboso, malato, perverso e necrofilo che attraversa l’opera: non solo la scena suddetta, ma anche il bacio sulla gamba fatta a pezzi, la coppia stesa sul letto insanguinato in una costante unione di Eros e Thanatos, l’evirazione finale di Malcom (fuori campo, ma ugualmente atroce). Stefano Rossi, autore dei romanzi 24 ore e Necro-Mortosis (Universitalia), si conferma dunque validissimo anche come regista, in grado di portare in scena una vicenda orrorifica che non ha bisogno di ricorrere al soprannaturale per spaventare, gli è sufficiente buttare in faccia allo spettatore il voyeurismo e le peggiori perversioni dell’animo umano.

Da segnalare anche le musiche di Alberto Calabretta, con melodie volutamente dissonanti, suoni cupi oppure acuti e psichedelici che aumentano il senso di inquietudine.

Davide Comotti