Ieri sera ho visto il mio ennesimo film in streaming, alternativa non legale, ma unica realtà di una televisione pubblica o pagamento sempre più povera di cinema che ha sapore di vero cinema, mi farò perdonare comprando il DVD originale di questo capolavoro.
Non è mia prassi raccontare la storia, anche se già dal titolo, dalla locandina, si evince più o meno la trama: un road movie…
un road movie unico, fatto a piedi, piedi stanchi del dolore che trafigge il corpo e la sua anima, una storia orchestrata fra dialoghi essenziali e flash back di i uno dei due personaggi, un road movie dal duplice colore, bianco e nero seppia per il presente, a colori per le reminescenze nei flash back.
Un film di una struggente malinconia, di accorata umanità, di meravigliosa empatia “emigrativa” tra il celluloide e lo spettatore.
Non viene mai svelato cosa sia successo prima, si intuisce in frammenti, in ricordi, nelle lacrime e nei gesti di un uomo, forse l’ultimo brandello di un’umanità ormai estinta.
Se dovessi definire il film lo definirei come l’orrore più profondo che l’uomo può percepire: la solitudine il cui unico modo per sconfiggerla e nel credere alla speranza, al blu del mare.
Attori bravissimi, bravissimo Viggo Mortensen, scarno, sciupato, stanco ma determinato fino all’epilogo; bravissimo il bambino, il cui sguardo esprime più di mille battute cinematografiche.
fotografia, scenografie a doc per un qualcosa che raccoglie esattamente ciò che potremmo immaginare.
Un film, un monito, l’eredità dell’uomo ai suoi figli, un film raccolto in tre sole parole: tristezza,desolazione, speranza..
Francesco Arena
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