LE RECENSIONI DI GIUSEPPE MASSARI: TRON & TRON LEGACY A CONFRONTO

TRON

Questo curioso film del 1982, prodotto dalla Disney, all’epoca venne poco capito ma oggi è un piccolo classico.
All’inizio degli anni ’80 il boom dei personal computer era alle porte, e nel giro di 10 anni quasi tutti si sarebbero ritrovati un computer in casa, un cambiamento prima inimmaginabile: fino a quel momento i computer erano visti come oggetti costosissimi, sofisticatissimi e utilizzabili solo da addetti ai lavori in grandi organizzazioni.
Di per sé la premessa del film è quasi banale: Kevin Flynn (Jeff Bridges), brillante programmatore, ha subito il furto di alcuni suoi progetti dal disonesto collega Dillinger (David Warner, e per il nome del personaggio potevano sforzarsi di più…), che grazie al furto perpetrato è riuscito a fare carriera diventando presidente della Encom, prestigiosa azienda produttrice di computer e software.
Flynn vuole dimostrare a tutti i costi la vera paternità dei progetti, aiutato dai due (ormai ex) colleghi Alan Bradley (Bruce Boxleitner) e Lora (Cindy Morgan).
L’impresa però non è facile: infatti Dillinger ha prudentemente affidato il controllo di tutta la rete informatica della Encom ad un potentissimo programma, il Master Control Program, che controlla tutti gli altri e impedisce qualunque violazione delle banche dati.
Ma per un hacker come Flynn non è un grosso problema: gli basta poter entrare clandestinamente nella sede della Encom e mettersi davanti ad un terminale… ma è a questo punto che avviene una cosa incredibile. Tramite un raggio laser, il Master Control Program scompone Flynn riducendolo ad un codice binario… e risucchiandolo all’interno del sistema informatico!!!


Ed è qui che inizia la parte più intrigante ed originale del film, per la quale è giustamente famoso.
Infatti l’interno del computer è una sorta di universo parallelo, dove ogni programma è una forma di vita intelligente e umanoide con le fattezze del suo programamtore (o “creatore” come loro li chiamano) e dove esistono città, veicoli ed altro ancora, il tutto rigorosamente costruito in grafica vettoriale con colori ultravioletti. In questo universo parallelo il Master Control Program è il dittatore assoluto che condanna i prigionieri a… giocare ai videogiochi personalmente, come gladiatori in un’arena. Braccio destro del MCP è Sark, doppio di Dillinger. Ma in questa insolita situazione Flynn può contare sull’aiuto di Tron, programma di sicurezza doppio di Bradley, e di Yori, il doppio di Lora. Essendo, di fatto, un “creatore”, Flynn si adatta presto all’universo elettronico e a sfuggire al controllo del MCP e di Sark, riuscendo alla fine a distruggere i programmi malvagi e a recuperare le prove che gli servono, oltre, ovviamente, a tornare nel suo universo.
Il film, sotto il profilo visivo, è assolutamente unico nel suo genere: erano i primi rudimentali esperimenti con la computer grafica applicata al cinema, che (grazie a macchine e software più potenti) avrebbe definitivamente sfondato una decina di anni dopo. Nonostante l’approccio iper-tecnologico il film mantiene una impronta tipicamente Disney, con personaggi simpatici e qualche gag da cartoon (esemplare il personaggio del “bit”, una specie di forma cristallina elettronica che sa dire solo “sì” o “no”).
L’anno successivo venne girata una serie televisiva basata sulla stessa idea, “Automan”, ma durò solo 13 episodi.
Dieci anni dopo si volle riprovare a fare un film con principi simili (“Il tagliaerbe”, basato questa volta sulla realtà virtuale) ma con risultati molto meno memorabili.
Ma la storia di “Tron” non era ancora finita…

TRON LEGACY

Nel 2010 infatti la Disney ha realizzato un seguito di Tron, che tradotto in italiano vuol dire “L’eredità di Tron”.
Sono passati quasi trent’anni, e Sam Flynn (Garrett Hedlund), figlio del protagonista del precedente film, è alla ricerca di suo padre, scomparso misteriosamente da tempo. Per lui è molto importante: infatti la Encom (di cui suo padre era divenuto presidente dopo aver smascherato il malvagio Dillinger) ha nuovamente dei problemi, dovuti a speculatori senza scrupoli.
Ancora una volta la Encom è strettamente sorvegliata da un super-programma (che questa volta si chiama CLU), e Sam cerca di violarlo come aveva fatto trenta anni prima suo padre con il MCP. E anche questa volta la storia si ripete (perchè in effetti la trama è molto simile a quella del film originale): il CLU scompone Sam con il solito raggio laser e Sam si ritrova a vivere la medesima esperienza di suo padre. Ma non solo: Sam ritrova proprio suo padre (sempre Jeff Bridges, ovviamente) prigioniero in quell’universo elettronico, assistito ancora una volta da Tron (Bruce Boxleitner, ormai ridotto a comparsa) e da una ragazza chiamata Quorra (Olivia Wilde).
Anche in questo caso Sam dovrà lottare contro la malvagia dittatura del CLU e persino contro il suo stesso padre: e anche questa volta sarà possibile sconfiggere il programma-dittatore, recuperare preziosi dati e tornare al proprio universo, portandosi però dietro (grazie ad una nuova scoperta tecnologica) anche Quorra.


Come il film originale aveva un enorme impatto visivo per le scenografie elettroniche, questo invece sconcerta per la banalità e la povertà delle scenografie medesime. Sembra infatti incredibile che con una tecnologia più avanzata di 30 anni si sia risparmiato in modo così plateale sulla grafica: le scene girate in “interni” non sono elettroniche, e i pavimenti luminosi e le tutine nere dei protagonisti non le fanno sembrare tali. Gli “esterni” invece sono terribilmente banali, paesaggi forse reali rielaborati alla meglio con il computer. Qualcuno ha obiettato che le scenografie originali erano datate, altri potrebbero dire che oggi la grafica è talmente perfetta da essere uguale alla realtà, e quindi l’ambientazione non poteva a vere quell’aspetto così elettronico della precedente. Ma non è qui il punto: il “Tron” originale dava un’immagine “emotiva” del computer, non “realistica” (sembra incredibile dover dire una cosa del genere…) ma conforme alle aspettative e all’immaginazione degli spettatori. Questo seguito invece è un film senz’anima e senza humour, che ripete stancamente la trama del precedente senza nemmeno appagare visivamente (e il 3D non dà alcun contributo a risollevare l’aspetto visivo). Alcuni lo hanno assolto per la colonna sonora dei Daft Punk, sicuramente bella… ma, a questo punto, sprecata.
Complessivamente, un film quasi inutile: la sua unica utilità rimane nell’averci ricordato quanto fosse invece bello e suggestivo il “Tron” originale.

Giuseppe Massari