LE RECENSIONI DI MONDOSPETTACOLO: JURASSIC WORLD

image

Dopo anni di attesa (è dal 2002 che giravano “rumors” su un ultimo capitolo) a fine giugno 2015 è finalmente uscito nella sale “Jurassic World”; cercando di evitare di essere bollato come l’ennesimo “reboot”, senza avere la pretesa di essere un “remake”, il film trova il suo spazio a sé stante all’interno di questa saga che fa sognare grandi e piccini dal 1993, anno dell’uscita del primo “Jurassic Park”.
Scanzonato “Jurassic World” strizza l’occhio allo spettatore che ricorda perfettamente l’emozione che aveva provato vedendo per la prima volta “Jurassic Park” e promettendo di fargli rivivere la stessa magia.
La storia non è molto diversa nei suoi punti cardini, ovviamente, ma riesce ad essere comunque interessante e a non annoiare: nel 2005 il parco riapre i battenti cambiando il nome da “Jurassic Park” a “Jurassic World” appunto proprio per cancellare l’onta e la strage che avvenne negli ormai lontani anni ’90. Nel 2015, però, la gente comincia a non stupirsi più per le attrazioni del parco e così l’equipé di genetisti, capitanati dal dottor Herny Wu (sì, proprio lui e sempre interpretato da B.D. Wong), decidono di creare un nuovo ibrido mescolando il DNA di vari e pericolosi dinosauri e che, per mere questioni di marketing – su cui ironizza lo stesso film – decidono di chiamare “Indominus Rex”.
L’Indomitus Rex, tuttavia, è più furbo e potente rispetto altri dinosauri del parco e riesce a ingannare gli stessi guardiani del parco, uscendo dalla gabbia seminando il panico e uccidendo qualsiasi cosa le capiti a tiro, dinosauri e umani, tranne ovviamente i protagonisti.
A proposito dei protagonisti: troviamo il fantastico e sempre più sexy Chris Pratt, che intepreta Owen Grady, ex marine che lavora nel parco come addestratore di velociraptor; Claire Dearing, interpretata da Bryce Dallas Howard, è il manager del parco e i suoi due nipoti Gray (Ty Simpkins) e Zach Mitchell (Nick Robinson), in visita dalla zia per le vacanze di Natale. Da citare anche Ty Simpkins (il nero di “Quasi amici”), Vincent D’Onofrio (più fastidioso che mai) e Irrfan Khan (Simon Masrani, il proprietario della Masrani Global, che possiede il parco).
Cast davvero perfetto: tutti i personaggi erano azzeccati per i loro ruoli e sono tutti terribilmente credibili, persino Pratt riesce a far dimenticare di averlo visto volare con musica anni ’70 nelle orecchie accanto in “Guardiani della Galassia”.
Le storie di questi personaggi si mescolano, dunque, tra loro quando l’Indominus Rex esce dalla gabbia e semina il panico, costringendo i protagonisti ad accantonare i dissapori personali e a collaborare tra loro per riuscire a sopravvivere ed evitare che il numero delle vittime aumenti, rivivendo quell’incubo che devastò il parco nel lontano ’93.

JURASSIC-WORLD-15-1940x1042
Il fantasma del disastro che colpì il primo Jurassic Park è forse ciò che caratterizza di più il film stesso, ma tutto sommato piace, sia per chi lo vive come un omaggio al film da cui trae spunto, sia per chi lo guarda con occhi nostalgici. Battute esilaranti che ironizzano sul film stesso, ridendo con lo spettatore di alcuni cliché del cinema blockbuster, dal nome del nuovo sauro catastrofico al fatto che la protagonista riesca a correre e saltare indossando tacchi a spillo e tailleur, rendendo punti di forza quelli che potrebbero sembrare difetti grossolani.
Notevole il fatto che per la prima volta ci sia un rapporto affettivo autentico e diretto con i dinosauri grazie alla figura di Pratt, che insieme a Ty Simpkins, cerca di addestrare i velociraptor, diventando il loro alfa, ma dovendosi conquistare la loro fiducia, cosa che fa la differenza tra l’essere il loro leader o diventare la loro cena.
La riflessione del film, rimanendo coerente alla politica adottata, riprende quella vecchia e ne apporta un lieve upgrade metaforico legato ai tempi di oggi: se in Jurassic Park si criticava la smania umana di intervenire negli equilibri Naturali, in Jurassic World si critica il fatto che l’uomo pretenda di andare oltre la violazione naturale stessa, improvvisandosi a nuovo Dio e creando, di fatto, delle circostanze che poi non sa gestire.
In sostanza, come avrete ormai ampiamente intuito, il film lo promuovo a pieni voti.
Vi dirò la verità: sono entrata in sala scocciata e senza pretese, anzi, mettendo in conto di annoiarmi e di irritarmi vedendo scene viste e riviste di dinosauri che dan la caccia all’uomo.

jurassic-world
Invece mi sono divertita per tutta la durata del film, la sceneggiatura è ben fatta, la trama è priva di lacune importanti e ho trovato geniale il fatto che abbiano usato alcuni oggetti di scena del film originale, come l’insegna d’ingresso, il vecchio museo e il fatto di rivedere in azione la stessa vecchia T rex.
Si può dire che il film “se la canta e se la suona da solo”, ma l’idea funziona, gli effetti speciali di oggi permettono alle nuove generazioni di emozionarsi come fece la mia quando uscì il primo Jurassic Park, col vantaggio che la storia, pur non essendo particolarmente originale, non annoia e trasmette qualcosa, a differenza degli altri sequel della saga che mi avevano annoiata a morte, facendomi entrare in sala scettica e prevenuta. Da vedere.

Sara Vivian