LE RECENSIONI DI MONDOSPETTACOLO: “LO HOBBITT – LA DESOLAZIONE DI SMAUG”

Siamo al secondo capitolo della saga di “Lo hobbit”, tratta dal romanzo di Tolkien, che di fatto costituisce il prequel della vicenda del “Signore degli anelli”.
Riassunto della puntata precedente: un piccolo gruppo di nani, guidati dal loro re Thorin (Richard Armitage), parte per riconquistare la montagna di Erebor, un tempo loro regno ed ora divenuta, da molti anni, la tana del drago Smaug che li aveva scacciati. Per questa impresa hanno la benedizione (anzi, la spinta) del mago Gandalf (Ian McKellen) il quale ha loro aggregato lo hobbitt Bilbo Baggins (Martin Freeman) che grazie alle sue particolari abilità è l’unico che può sottrarre un vitale gioiello nascosto in mezzo a milioni di altri custoditi dal drago. Durante il lungo viaggio Bilbo incontra anche il folle Gollum, rubandogli il famoso anello che costituirà il perno della storia (futura) nel “Signore degli anelli”.
Per quasi tutto il primo episodio abbiamo visto Gandalf, Bilbo e i nani costantemente inseguiti dagli orchi, e questo prosegue per la prima metà anche di questo film. Poi Gandalf lascia la compagnia per occuparsi di una sua missione personale (che rimanda a quella che sarà la vicenda del “Signore degli anelli”), mentre Bilbo e gli altri incontrano gli elfi guidati da Legolas (Orlando Bloom) insieme all’elfa guerriera Tauriel (Evangeline Lilly), personaggio creato per il film e assente nel romanzo originale, cosa che farà storcere il naso ai puristi…
Arrivati nei pressi della città di Pontelagolungo, incontrano un altro nuovo personaggio: il barcaiolo Bard (Luke Evans, in un ruolo assimilabile a quello del guerriero Aragorn della precedente trilogia), che li aiuta sia pure con poca convinzione.


Mentre Gandalf affronta da solo il Signore del male Sauron, Bilbo e i nani giungono in vista di Erebor, dove dovranno vedersela con il drago… e Bilbo trarrà spesso vantaggio dal famoso anello magico di cui è entrato fortuitamente in possesso.
Il film ha un buon ritmo, e tiene desta l’attenzione degli spettatori pur scontando il problema del precedente capitolo, ovvero: per “gonfiare” a trilogia il breve romanzo “Lo hobbit” Peter Jackson ha dovuto inventarsi le scene della missione di Gandalf (nel romanzo la cosa viene accennata ma poi non sappiamo cosa faccia dopo aver lasciato i nani), il personaggio di Tauriel, e spremere al massimo le scene d’azione con combattimenti e inseguimenti… quando la precedente saga aveva il problema opposto, con la trilogia di romanzi che a fatica entrava in tre film di quasi tre ore ciascuno (con ulteriori scene aggiunte per la versione home video).
Comunque un film piacevole e godibile, al di là della trama esilina per un film di 2 ore e 40… Come sempre la possibilità di vederlo in 3D, che come sempre aggiunge molto poco….!

Giuseppe Massari