Le Rose e il Deserto: il bello di raccogliere i cocci

Luca Cassano, aka Le Rose e il Deserto, ci regala un ascolto nuovo dal titolo “Cocci sparsi” dentro cui vive anche la mano estetica di Martino Cuman alla direzione artistica. Sono cocci di storia, di vita, sono canzoni pulite di una bellezza che punta alla radice delle piccole cose e ci sembra anche molto una radice sul come “sentire” al vita che vive intorno. E sono piccoli i frammenti fotografici che prende a prestito per dipanare la sua narrazione. Ed è naturale incontrarlo su temi di bellezza e di delicatissima quiete… che poi ha ragione lui quando ci parla delle emozioni come metro di valutazione per una “grande bellezza”.

Noi iniziamo sempre parlando di bellezza visto che in vetrina la culliamo molto. Ma lasciamo da parte quella sfacciata per l’estetica: per Luca Cassano cos’è la bellezza?
È bello tutto quello che ci muove emozioni. “Gino ed Alice”, la sesta canzone di “Cocci sparsi” parla proprio di bellezza, di quanta bellezza ci circondi, tutti i giorni, nonostante tutto. È bello il sorriso immotivato di un passante, imparare a suonare la canzone del nostro artista preferito, un verso regalatoci da una persona cara…

E pensi sia la stessa cosa per te o per il tuo alter ego artistico Le Rose e il Deserto?
Dico sempre che Luca Cassano e Le rose e il deserto non sono la stessa cosa; sul tema della bellezza però mi sento tranquillo nel dire che la pensano allo stesso modo.

E che bella immagine quella di una rosa nel deserto. Evocativa, romantica, antica se vuoi… cosa rappresenta per te?
Ci sono tante cose dentro il nome “Le rose e il deserto”: c’è l’utopia, la perseveranza, anche l’incoscienza di una rosa che fiorisce nel deserto; c’è la delicatezza delle rose e la rabbia del deserto, che sono le due componenti che cerco sempre di coniugare e cui cerco di dar voce nella mia scrittura. C’è la voglia di camuffare dietro a un nome plurale il fatto che il progetto è solista.

E anche il titolo del disco è assai evocativo: sono cocci da raccogliere o da contemplare perché in preda ad una rivoluzione?
Mi è sempre piaciuto raccogliere cianfrusaglie sulla spiaggia a portarle a casa per poi inventare delle storie: immaginare i luoghi da cui provenivano i pezzi di legno, oppure chi avesse bevuto dalla bottiglie cui un pezzo di vetro apparteneva. È sempre stato un bell’esercizio di creatività, di poesia. Nel titolo del disco c’è la voglia di nobilitare tutti i pezzi della nostra vita, anche quelli apparentemente più trascurabili, e farli brillare, anche solo per un momento.

Che oggi siamo abituati a non reagire più alle cose… e spargere cocci a terra è assai forte come scena… cosa ne pensi?
Lo facciamo in continuazione: lasciamo lungo il nostro cammino persone, relazioni, auto, versi, parole, litigate…continuamente lasciamo cocci sparsi a testimoniare il nostro passaggio e continuamente ne raccogliamo: è il gioco della vita.