LEON SETI: la bellezza, l’effimero, il peccato

Si intitola “Hell” questo nuovo singolo arricchito da un video davvero interessante per la regia di Mirco Sassoli… davvero interessante. Un progetto che sottolineiamo con molto interesse e dentro cui ci crogioliamo senza sosta potendo sguazzare nel parlar di bellezza. E non siamo i soli a pensarlo vista la bellissima critica che sta ricevendo. Il nuovo brano di LEON SETI è un velenoso attacco al perbenismo, come ci piace vederlo, dentro cui vengono ribaltate le convenzioni e i punti di vista. Il peccaminoso affare dell’uomo, il vizio ed il suo giudizio… all’inferno, che spazio trova chi nel peccato gode? Ed il tutto in un bit digitale che torna circolare con una seduzione lisergica. E siamo davvero altrove, per questa forma canzone che ormai non ha più ragione di definirsi popolare.

Il nostro magazine parla di bellezza e a tutti chiediamo per iniziare: cos’è per LEON SETI la bellezza? E penso che avresti molto da dire…
La bellezza non esiste, esistono cose che le persone giudicano belle, e in quel caso un’opera d’arte o un oggetto o qualsiasi cosa genera una sensazione di soddisfazione ai sensi o all’intelletto che sembra sovrastare la somma delle parti fisiche dell’opera.

Dunque per te l’estetica del tutto quanto conta e che peso ha proprio in relazione al tutto che devi produrre?
Io creo cose che mi soddisfano sia all’orecchio sia nella mia intimità. Quando scrivo esprimo qualcosa che poi cerco di rendere bello al mio orecchio e potenzialmente all’orecchio di tutti. Producendo e arrangiando tutto io sto attento a quella che possa essere la percezione degli altri e il gusto degli altri, ma non fino ad influenzarmi su quello che voglio dire.

Questo gioco di visuali da cui considerare la realtà. Dal dentro al fuori, dal personale al pubblico… la verità dove si trova?
La verità come tutto è nel mezzo penso, ma non sono di sicuro in grado di creare canzoni o video in cui esprimo assoluti. Per me l’interpretazione deve scaturire non dall’artista, ma dal pubblico. Un po’ come il filmetto nel video guardato da vari spettatori che lo interpretano diversamente.

L’immaginario alla Kubrick mi torna prepotente soprattutto guardando il videoclip. Quanto sono fuori pista?
Beh dovrei chiedere al regista ma di sicuro il cinema degli anni 60-70 ci ispira moltissimo, a livello compositivo. Ai posteri l’ardua sentenza.

Anche questa digit circolare, questo suono lisergico in qualche modo vogliono rappresentare un’assuefazione, un’omologazione, una gabbia sociale da cui evadere?
Più che gabbia sociale è una gabbia personale. le persone danno la responsabilità delle proprie azioni alla società, ma il potere lo hanno gli individui. Soprattutto a livello sessuale, ho visto un sacco di repressioni sfociate in violenza e comportamenti pericolosi. Soprattutto per chi si crea gabbie tipo eterosessualità, omosessualità o nicchie comportamentali.

Il nuovo disco di Leon Seti?
Sto scrivendo canzoni “bellissime”…