Leotta: i “Passeggeri” di questa vita

Cosa significa essere “Passeggeri”? In qualche misura significa anche essere testimoni? O solamente utenti? Il come vivere la vita è una dimensione del significato della nostra parola chiave che torna sempre qui a Mondospettacolo: la bellezza. Lui è Leotta e questo nuovo Ep dal titolo “Passeggeri” è certamente un ritorno al passato senza ignorare il futuro digitale ma con un gusto per la melodia ed il suono che non ci sta a fare sconti di contenuto per andare incontro alle mode. E colpisce l’intensità… di questo suono spesso sottile, spesso inglese, spesso di un pop alto nonostante rispecchi per bene i cliché del grande main stream. E siamo a due passi dal successo di massa se solo passasse altro nelle grandi radio nazionali…

Noi iniziamo sempre parlando di bellezza: dunque per te, Leotta, che senso e che peso ha la bellezza? Ovviamente non parliamo della bellezza sfacciata di copertina… dove la cerchi, come la trovi, come la usi a tuo favore…
È importante cercare la bellezza ogni giorno. Io la ritrovo in tante cose e in tante sensazioni che mi capita di vivere. La trovo anche nella tanta buona musica che ancora oggi è possibile trovare e nelle tante persone “belle” di cui mi circondo. Nella tua canzone pop ci saremmo attesi molta di quella bellezza

sfacciata da guardare. Come peraltro celebrato dal cliché del pop in lungo e in largo, soprattutto quando di mezzo c’è l’amore. Ci sorprendi ad aver evitato questo percorso… posso chiederti perché?

Nella tua canzone pop ci saremmo attesi molta di quella bellezza sfacciata da guardare. Come peraltro celebrato dal cliché del pop in lungo e in largo, soprattutto quando di mezza c’è l’amore. Ci sorprendi ad aver evitato questo percorso… posso chiederti perché?
Con la mia musica voglio raccontare con ogni canzone una storia diversa. “Londra” parla di instabilità, delle difficoltà di chi si trova a inseguire i propri sogni lontano da casa puntando tutto solo su se stesso senza certezze su quel che sarà. E tutto diventa più difficile quando lasciando “casa” lasci anche i tuoi affetti. Credo che la bellezza sia anche il ritrovarsi nel testo di una canzone ed è quello che mi sono proposto di fare.

Il suono digitale: anche questo è un tassello importante nella musica di Leotta. Hai abbandonato la tua vena acustica? O stai prendendo semplicemente altri “vestiti” per l’occasione?
Non ho abbandonato la vena acustica, anche perché i miei brani nascono con la chitarra. Sono alla costante ricerca di suoni nuovi e sentivo di dare a questi brani una “veste” inedita ma che, nello stesso tempo, potesse metterne in risalto la bellezza.
Ho in preparazione anche la versione unplugged di “Londra” e potrete apprezzarla anche nella sua essenza, con pochi strumenti a disegnarne i contorni.

Oggi si parla di Ep, di singoli… secondo te continua ad avere un senso fare dischi?
Fare i dischi è il nutrimento di ogni artista e ogni disco è e deve essere il frutto di una costante crescita e di una maturazione artistica. Ogni disco deve avere qualcosa di magico, di diverso ma dev’essere anche migliore migliore del precedente! L’arte non è destinata ad essere chiusa in un cassetto ma deve lanciare un messaggio e chi sente di fare musica non deve mai fermarsi di pubblicare il frutto dei propri sforzi.