Famoso per la serie tv Gomorra, Salvatore esposito è il protagonista del film noir drammatico L’eroe, scritto e diretto dall’esordiente Cristiano Anania.
Giorgio è un mediocre ma ambizioso giornalista. Sull’orlo del fallimento viene trasferito dal direttore del giornale in una redazione di provincia. Solo il rapimento del nipote della più importante imprenditrice locale restituisce a Giorgio il suo lavoro di corrispondente. L’intero paese si mobilita alla ricerca del “mostro” e Giorgio scoprirà la strada del successo.
L’eroe è un noir drammatico interessante: a differenza dei soliti film italiani low budget riscopre il genere del “non detto”. Con stile quasi documentaristico e camera sempre addosso ai personaggi per creare un’atmosfera di oppressione, la storia si sviluppa lasciando insoluti e taciuti molti aspetti. S’insinua il sospetto, ma non viene mai urlata la verità e la soluzione dell’enigma. Perché, come ha dichiarato lo stesso regista: “La verità è un’induzione mediatica artefatta. Una costruzione plausibilmente conveniente che tende a creare una conclusione logica senza porsi domande”.
Nella società odierna l’individuo viene bombardato continuamente dall’informazione, spesso anche non veritiera. In mancanza di critica o riflessione obiettiva dell’informazione, l’importante diventa il clamore che questa suscita. Se esiste il “mostro”, necessita allora anche la figura dell’eroe. Come ha spiegato Esposito durante la conferenza stampa romana di presentazione del film: “L’eroe è qualcuno che serve per sentirci migliori. Secondo me eroi sono quelli che ogni giorno si svegliano e, invece che farsi abbindolare dai facili guadagni, vanno a lavorare. Tutti possono essere eroi se lo vogliono, ma troppi eroi diventano, allo stesso tempo, carnefici”.
Infatti, il protagonista del lungometraggio da eroe diventa un mostro egli stesso, nel momento in cui sceglie di sfruttare la situazione per raggiungere i propri obiettivi a scapito della verità e della giustizia.
Al suo primo lungometraggio, Anania confeziona un piccolo film, sicuramente pieno di imperfezioni, ma denso di significato e di riflessioni.
Tutto si regge sull’interpretazione di Esposito, ormai lontano dai ruoli di Gomorra, che riesce a trasmettere tutta la fragilità, la superficialità dell’uomo moderno e la sua estenuante ricerca del successo.
L’eroe, quindi, è un film interessante e profondo che rivela un regista dalle grandi potenzialità.
Anastasia Mazzia
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