L’horror italiano anni Ottanta riesplode in dvd con Rosso sangue, Monster dog – Il signore dei cani e Streghe

Si fa sempre più corposa la sezione dedicata all’horror all’interno del catalogo home video di Quadrifoglio, che continua ad arricchirsi giorno dopo giorno per la gioia dei fan del genere.

Tutti rimasterizzati in HD, i tre nuovi dvd resi disponibili dalla label provengono dalla mitica celluloide di paura italiana risalente agli anni Ottanta: Rosso sangue, Monster dog – Il signore dei cani e Streghe.

 

Rosso sangue (1981)

Con inclusi nella sezione extra la versione inglese del film (priva di sottotitoli italiani e più lunga di qualche minuto) e il trailer originale, si tratta di uno slasher che, firmandosi Peter Newton e non Joe D’Amato come era solito fare, il mitico Aristide Massaccesi mise inizialmente in piedi in qualità di sequel del suo Antropophagus. Ma, sebbene il protagonista della pellicola precedente George Eastman alias Luigi Montefiori torni anche qui a vestire i panni del mostro di turno, non manifesta affatto appetito cannibale. E diciamo che un omaggio alla creatura interpretata in Antropophagus lo abbiamo a visione da poco avviata, quando, fuggendo da un sacerdote dalle fattezze di Edmund Purdom, si ferisce scavalcando un cancello, con conseguente fuoriuscita delle sue viscere. Mirkos Tanopoulos è il suo nome, e, una volta catturato e trasportato in ospedale, apprendiamo essere in grado di rigenerare a velocità impressionante i propri tessuti e cellule, in quanto frutto di un esperimento genetico. Del resto, con un giovane Michele Soavi – futuro regista de La chiesa e Dellamorte Dellamore – coinvolto brevemente nel ruolo di un motociclista, è in maniera evidente a serial killer immortali quali il Jason Voorhees di Venerdì 13 e il Michael Myers di Halloween – La notte delle streghe che guarda lo stermina-innocenti portato in scena in Rosso sangue. Stermina-innocenti le cui imprese, però, vengono rappresentate ricorrendo a dosi decisamente superiori di crudezza e splatter, tra una testa segata verticalmente, una donna infilata nel forno acceso e un trapano conficcato nella tempia. Situazione, quest’ultima, che si rifà probabilmente a quella analoga della siringa vista in Halloween II – Il signore della morte, ricordato anche nel confronto conclusivo.

 

Monster dog – Il signore dei cani (1984)

È uno dei primissimi lungometraggi diretti da Claudio Fragasso, che, prima di dedicarsi all’action nostrano con Palermo Milano solo andata e simili, si firmava come in questo caso Clyde Anderson e si dedicava all’orrore in fotogrammi (nella sua filmografia ricordiamo After death – Oltre la morte e La casa 5). L’aspetto maggiormente curioso dell’operazione in questione risiede nel fatto che ne è protagonista nientemeno che la rock star Alice Cooper, per i cui fan non può essersi trasformata altro che in un cult da custodire gelosamente. Rock star impegnata ad incarnare in maniera quasi autobiografica il cantante Vincent Raven, che, accompagnato dalla fidanzata e da un gruppo di ballerini, decide di andare a girare un videoclip nella villa dei genitori defunti. E, non a caso, tra fumi nebbiosi e luci bluastre sono proprio momenti da video musicale ad essere tirati più volte in ballo durante la circa ora e venti di visione, destinata a portare alla scoperta di un’antica maledizione di famiglia e, ovviamente, ad immancabili uccisioni. Man mano che il tutto sembra progressivamente concretizzarsi in un miscuglio di più sottogeneri; in quanto, se la situazione col manipolo di persone pronte a fare da carne da macello è la tipica del filone slasher, l’improvvisa entrata in scena di una fastidiosa banda di violenti teppisti arriva addirittura a sfiorare i connotati del moderno western. Fino all’assalto dei cani lasciato intuire dal titolo, con ampio sfoggio di effettistica artigianale a basso costo e una trasformazione chiaramente influenzata da quelle sfoggiate in classici della licantropia da grande schermo a stelle e strisce del calibro di Un lupo mannaro americano a Londra di John Landis e L’ululato di Joe Dante. Trailer originale nella sezione extra.

 

Streghe (1989)

Prodotto dal Giuseppe Pedersoli figlio di Bud Spencer e dal Claudio Bonivento all’epoca dedito soprattutto a commedie giovanilistiche quali Sapore di mare di Carlo Vanzina e Chewingum di Biagio Proietti, si tratta del debutto dietro la macchina da presa per il romano Alessandro Capone che, reduce dalla sceneggiatura di Camping del terrore di Ruggero Deodato, ha poi firmato, tra gli altri, E io non pago e 2047: Sights of death. Debutto che prende il via da una delle situazioni più classiche del gotico tricolore: la strega uccisa dai popolani armati. Strega alla cui esecuzione assiste la giovanissima figlia, che, senza cambiare di una virgola il proprio aspetto fisico, circa mezzo secolo più tardi viene incontrata da una combriccola di ragazzi in vacanza nella vecchia e abbandonata villa di famiglia di due di essi, fratello e sorella. Perché, ovviamente, la maledizione della megera è pronta a trasformare il loro periodo di relax a base di divertimento e sesso in un vero e proprio incubo ad occhi aperti, rendendo le donne del gruppo sanguinarie esecutrici dei compagni di viaggio uomini. Infatti, con la consueta struttura proto-Venerdì 13, una volta superata la presentazione dei diversi personaggi si sguazza in mezzo a crani spaccati, mannaje affilate da conficcare in corpo e una vittima attaccata in acqua al ralenti utilizzando una ronzante sega elettrica. Quest’ultima nel corso di quella che si rivela la sequenza maggiormente memorabile del film. Indispensabili dosi di liquido rosso schizzante, un sacerdote in stile L’esorcista in agguato e finale pirotecnico fanno il resto. Mentre nella sezione extra del disco abbiamo tre brevi clip: una in cui prende la parola Pedersoli, una dove parla Bonivento e un’ultima che li vede affiancati da Capone.

 

Francesco Lomuscio