Lia non deve morire è il cortometraggio che vuole “dare voce a chi per tanto tempo non l’ha avuta”

Lia non deve morire è un cortometraggio diretto da Alfonso Bergamo, regista de Il ragazzo della Giudecca.

Ne è protagonista Vincenzo, interpretato da Mario Paradiso, uno stand up comedian napoletano di discreto successo. Ridere sulle tragedie, dissacrare ogni sofferenza: questa è la sua passione, anche se molto spesso è solo un modo per nascondere chi è veramente. Per proteggersi. Vincenzo ha cominciato a percepire la sua parte femminile già da quando era troppo piccolo per interiorizzarla, dunque l’ha trasformata in Lia, la sua amica immaginaria, a cui attribuiva ogni comportamento inusuale per un ragazzino di dieci anni. Quando suo padre ha mandato via Lia su un treno immaginario, Vincenzo è cresciuto negandosi la sua vera identità, sia di genere sia sessuale: oggi ha una moglie, una bambina, Rosa, e una vita apparentemente felice. Se non fosse che Lia non se n’è mai davvero andata. Angela, invece, con il volto di Francesca Cellini, combatte da tutta la vita con una malformazione a una gamba, che l’ha colpita quando era troppo piccola per ricordarsene. Angela ha cominciato ad arrampicare sin da adolescente, decisa a sfidare ogni limite imposto dal suo corpo. Durante una competizione, però, la sua gamba ha cominciato a farsi sentire e si è resa conto per la prima volta che, per quanto si ostinasse a ignorarla, era sempre stata lì. Quando è caduta tutti hanno creduto che fosse un incidente, ma è stata lei a mollare la presa. Oggi non arrampica più, ma la sua vita è comunque piena. Il rumore del terzo passo del suo bastone, le ricorda che si può sconfiggere il proprio dolore (e, perché no, anche riderci sopra), ma non bisogna mai ignorarlo.

“Questo cortometraggio si basa su un obiettivo, profondamente sociale, che è quello di dare voce a chi per tanto tempo una voce non l’ha avuta”, dichiara il regista. “Al giorno d’oggi, finalmente, le parole ‘omosessualità’ o ‘transgender’ e tante altre non hanno più accezione negativa. Ai bambini si vuole insegnare il rispetto della diversità, e il non-giudizio. Agli adulti vogliamo mostrare quanto può essere migliore un mondo senza odio. Eppure, per tante persone questo è ancora un sogno. Non si è in grado di accettare gli altri. E spesso non si è ancora in grado di accettare nemmeno noi stessi. Vincenzo non si riconosce nel sesso di nascita, ma allo stesso tempo rifiuta di accettare questo fatto. È una mostruosità, una malattia, e può mettere in difficoltà la sua famiglia e distruggere la sua vita. Questo non è accettabile. Si trova al centro di due poli opposti, e queste due forze lo stanno lacerando. Così non gli rimane più soluzione che togliersi la vita. La disperazione, il sollievo dell’idea della fine in questa unica via di fuga lo spingono a cercare pace nella morte. Il suicidio è purtroppo un altro aspetto delle nostre vite di cui non si parla abbastanza. Spesso viene marchiato come ricerca di attenzioni, o debolezza. Eppure, i numeri dei suicidi, specialmente quelli collegati a cause di omofobia, fanno venire i brividi. L’Arte però, è anche Resistenza al Tempo e alla Morte. E con Lia non deve morire c’è la volontà di fornire la forza di resistere alla tentazione di arrendersi per chi si trova in situazioni emotive simili”.