Limited edition blu-ray per The Amityville horror – Trilogy

All’interno della sempre più ricca e conquista-collezionisti collana Midnight Classics, dedicata da Koch Media all’infinito universo dei classici e cult della Settima arte di paura, non poteva certo mancare una certa attenzione rivolta alla saga riguardante la famigerata casa maledetta di Amityville, secondo la leggenda teatro di atroci fatti realmente accaduti.

In edizione mediabook corredata di interessante booklet, The Amityville horror – Trilogy, infatti, è il cofanetto in limited edition blu-ray che dispensa in alta definizione i primi tre capitoli della popolare serie iniziata a fine anni Settanta e culminata nel 1996 in Amityville dollhouse di Steve White, anticipando i vari remake, reboot, spin off e così via. Tre capitoli riposti in altrettanti dischi accanto ai quali, oltretutto, troviamo nella confezione le rispettive locandine originali in formato card.

 

Disco 1: Amityville horror (1979)

Il punto di partenza è il romanzo Orrore ad Amityville, scritto dal documentarista Jay Anson romanzando le testimonianze raccolte dalla famiglia Lutz dopo che questa, acquistata ad un prezzo inferiore al suo valore di mercato l’abitazione in cui un giovane sterminò genitori e fratelli a colpi di fucile indotto, a quanto pare, da misteriose voci, si trovò ad avere a che fare con terrorizzanti fenomeni paranormali.

I fenomeni che, appunto, vengono mostrati nel corso delle quasi due ore di visione, in cui sono il James Brolin padre dell’oggi famosissimo Josh e la Margot Kidder allora fresca del set di Superman a fare da papà e mamma di un nucleo familiare appena trasferitosi nella casa manifestante due finestre a forma di quarti di arco non poco simili a due occhi.

Un aspetto che l’ha resa inquietantemente iconica nell’ambito dell’horror in fotogrammi; tanto più che già scenario in questo capostipite di fuoriuscite di liquido nero e vischioso dal water, sangue colante dai muri e proliferare di mosche pronte a scagliarsi su un sacerdote incarnato da Rod Steiger.

Tutti elementi che, con inclusi gli strani comportamenti che cominciano a sfoggiare diversi dei personaggi coinvolti, si sono rivelati poi quelli cardine dell’intero franchise; anticipando addirittura qualcosa del kubrickiano Shining nell’immagine di un Brolin fuori di testa armato di ascia.

Ventuno minuti di sguardo al film in compagnia di quest’ultimo e della Kidder, nove di intervista al Lalo Schifrin compositore della suggestiva colonna sonora a base di nenia infantile, tre di radio spot, una galleria fotografica, il trailer originale e un commento audio a cura del parapsicologo Hans Holzer occupano la sezione extra del disco.

 

Disco 2: Amityville possession (1982)

Stavolta si parte dalle pagine del libro Murder in Amityville, scritto da Hans Holzer, ma, a quanto pare, questa continuazione di Amityville voluta da Dino De Laurentiis fu, in principio, il soggetto The ogre concepito da Dardano Sacchetti, sceneggiatore di fiducia del maestro del gore Lucio Fulci.

Continuazione che, su script del Tommy Lee Wallace regista del terzo Halloween e, anni dopo, della riduzione televisiva di It, intende essere, in realtà, un prequel del lungometraggio precedente.

Tra liquido rosso sgorgante dai rubinetti e un violento padre di famiglia cui presta i connotati il Burt Young che abbiamo imparato a conoscere in qualità di cognato di Rocky Balboa, infatti, quanto raccontato mira a portare al massacro della famiglia attorno a cui ruotano tutte le dicerie riguardanti le quattro mura che si dicono infestate.

Massacro attuato da un Jack Magner che, oltre a consumare un rapporto incestuoso con la conturbante sorella Diane Franklin, sfoggia un diabolico e non poco spaventoso ghigno dal momento in cui si rivela, appunto, posseduto da qualcosa di tremendamente malvagio.

Perché, con lo sguardo chiaramente rivolto anche al super classico L’esorcista di William Friedkin, non manca neppure uno spettacolare esorcismo conclusivo in questo secondo tassello che, opportunamente corredato di mostruosa trasformazione dell’assassino, non può fare a meno di risultare il maggiormente riuscito dell’intera epopea cinematografica amityvilliana. E buona parte di ciò va di sicuro riconosciuta alla regia di un Damiano Damiani che, in inedite vesti di addetto all’horror (ricordiamo che la sua specialità erano i drammi sociali, da Girolimoni, il mostro di Roma allo sceneggiato La piovra), si mostra decisamente all’altezza, senza risparmiare neppure efficaci virtuosismi spazianti da inquadrature a piombo a movimenti tutt’altro che ordinari della macchina da presa.

Con contenuti speciali che, insieme a due trailer (originale e francese) e una galleria fotografica, annoverano quasi sei minuti di intervista vintage al regista, dodici a Wallace, ventisette di conversazione in compagnia della Alexandra Holzer figlia del parapsicologo Hans e commento audio a cura di quest’ultima.

 

Disco 3: Amityville 3-D (1983)

Ancora sotto la produzione di Dino De Laurentiis, è al breve periodo del revival d’inizio anni Ottanta del sistema di visione tridimensionale con occhialini bicromatici che appartiene questo terzo episodio, affidato al Richard Fleischer che diresse, tra gli altri, Tora! Tora! Tora! e 2022: i sopravvissuti. L’epoca in cui, per intenderci, a sfruttare lo stesso sistema di visione furono, tra gli altri, il terzo Venerdì 13 e Lo squalo 3. E, non a caso, è sia nella versione standard che in quella real 3D che viene proposto all’interno di questo disco il lungometraggio, al cui centro troviamo il Tony Roberts di Provaci ancora, Sam e la Candy Clark di American graffiti nei panni di due giornalisti impegnati a smascherare false capacità medianiche di spiritisti e dicerie riguardanti fenomeni soprannaturali. Tanto che l’uomo decide di acquistare la consueta casa che si dice maledetta proprio per smentire la cattiva fama che la riguarda.

Chiaramente, però, le immancabili manifestazioni soprannaturali (a cominciare dalle mosche) non tardano a farsi vive; man mano che sullo schermo troviamo il Robert Joy che avremmo poi rivisto ne Il giustiziere della notte 5 e La terra dei morti viventi e una Meg Ryan degli esordi.

Ma l’elemento curioso dell’operazione risiede nel fatto che, mentre ovviamente il tutto provvede a giocare di continuo sull’effetto 3D attraverso la profondità delle inquadrature e l’accentuata sensazione di rilievo degli oggetti immortalati, le apparizioni fantasmagoriche vengono relegate in particolar modo nella sua fase conclusiva.

Tra una sequenza di tensione in ascensore e quella in cui un tubo sfonda il parabrezza di un’automobile a seguito di un violento impatto, infatti, il resto gioca in particolar modo su una sequela di più o meno mortali incidenti, apparendo quasi in qualità di uno dei precursori del franchise Final destination.

Galleria fotografica, trailer originale e nove minuti di intervista alla Clark nel comparto extra del blu-ray.

 

Francesco Lomuscio