L’occhio di vetro: l’ossessione del fascismo

L’occhio di vetro di Duccio Chiarini è un documentario in cui, attraverso una polverosa ricerca tra bauli, si scopre quella che potrebbe essere un’amara verità: un bambino cresciuto col mito dei nonni partigiani e che, all’improvviso, apprende che la sua dolce nonna Liliana, detta Danda, è stata fascista.

Inizia così la ricerca storica e storiografica effettuata attraverso le immagini d’archivio dell’Istituto Luce, tra oggetti custoditi e cimeli di famiglia.

L’occhio di vetro del titolo è quello appartenuto al bisnonno, valoroso combattente durante la Prima Guerra Mondiale e mutilato di guerra. Bisnonno che, tornato  dal conflitto bellico, andò a nutrire il malcontento che alimentò la nascita del fascismo a causa del trattamento poco riconoscente dello Stato Regio.

E si tratta, in verità, della realtà di quasi tutte le famiglie italiane, in quanto non in pochi hanno avuto nonne che salvarono ebrei e carabinieri dalla rappresaglia fascista. La nonna in questione, tra l’altro, pare abbia portato con sé le tante domande irrisolte del nipote.

L’indagine storiografica appartiene a Renzo De Felice, del quale tutti dovrebbero leggere i libri. Ma è difficile, per noi, comprendere perché in quegli anni tutti (o quasi) abbracciarono il fascismo, per poi diventare una metà comunisti e l’altra democristiani.

L’occhio di vetro si limita a raccontarci l’ennesima vicenda irrisolta di mancati contesti nella storia e Chiarini, a suo modo, cerca di trovare risposte nei fogli ingialliti, dimenticando, forse, che la nonna era ben conscia della sconfitta militare, degli errori che portarono alla inevitabile caduta del fascismo.

Una nonna comunque amorevole e capace di andare avanti pure con il suo segreto. Del resto, meglio avere avuto una nonna Liliana che un nazista convinto che ha commesso ben altre atrocità, sebbene la storia abbia condannato il fascismo. La vera domanda irrisolta rimane una: cosa sarebbe accaduto se il Duce non si fosse alleato con Hitler (del quale non si fidò mai) e non avesse commesso grossolani errori senza seguire i consigli dei suoi generali per gettarsi in quella che credeva una facile guerra?

Forse le stesse domande che si pose nonna Liliana, la quale non rispose mai a suo nipote, lasciando ancora oggi irrisolta la questione nell’ennesimo bel documentario che si chiede ancora il perché del fascismo, sebbene sarebbe anche ora di cominciare preoccuparsi di ciò che sta realizzando uno stato comunista noto per i suoi prodotti presenti ovunque nelle nostre case e che sembrerebbe, quindi, decisamente più minaccioso.

 

 

Roberto Leofrigio