Con “Iconic Warrior”, LOKI firma un brano che si distingue per originalità, cura nei dettagli e una visione artistica ben definita. Il singolo si presenta come un vero e proprio manifesto identitario, in cui l’estetica orientale si fonde con la cultura hip-hop dando vita a un universo sonoro suggestivo e potente.

Beat incalzanti, riferimenti ai manga e alle arti marziali, immagini oniriche e barre dal forte impatto emotivo costruiscono un immaginario preciso, in cui la figura del guerriero diventa simbolo di forza, resilienza e consapevolezza. Un progetto in cui tecnica e autenticità si incontrano, frutto di un lavoro meticoloso che riflette l’approccio multidisciplinare dell’artista: rapper, beatmaker, storyteller e performer.

In questa intervista, LOKI racconta il processo creativo dietro “Iconic Warrior”, le sue fonti d’ispirazione e il ruolo dell’immaginazione nel suo percorso musicale. Un’occasione per scoprire da vicino l’identità di un artista che ha scelto di distinguersi, costruendo un linguaggio personale capace di andare oltre le convenzioni del genere.

“Iconic Warrior” ha un sound super evocativo, pieno di richiami orientali. Com’è nata l’idea di fondere quel tipo di atmosfera con il tuo stile?

È nata dalla voglia di creare qualcosa di unico e originale! In realtà, il mondo orientale fa parte già da molti anni del mio bagaglio culturale. Così ho deciso di concretizzare. “Iconic Warrior” è nata proprio così… non c’è stato nulla di complesso: i richiami orientali facevano già parte del mio stile!

A livello produttivo, c’è una forte cura per i dettagli. Hai seguito anche la fase di produzione o ti sei concentrato principalmente sulla scrittura?

Ho seguito personalmente e attentamente tutta la fase di produzione (essendo anche io un beatmaker), insieme a Duck, il genio che c’è dietro alle macchine! Abbiamo una sinergia assoluta da anni: io butto le idee e lui le concretizza. Quindi sì, mi sono concentrato minuziosamente anche sulla produzione. La scrittura, essendo uno dei miei punti forti, è venuta poi in automatico!

Il brano è pieno di punchline, incastri e citazioni. Come lavori alla scrittura? Parti da una barra forte o costruisci tutto intorno a un’idea centrale?

Ho un approccio un po’ strampalato alla scrittura. Faccio una specie di brainstorming: parole, idee, suoni, melodie… tutto in un pentolone. Poi rastrello e filtro il più possibile. Una volta trovata la strada giusta, metto in loop il beat per svariate ore e sistemo metricamente, lessicalmente. Ed è proprio lì che sta il vero genio di Loki. Non c’è né un’idea centrale né una barra forte. È così.

Lo storytelling è super visivo, quasi cinematografico. Usi immagini specifiche per stimolare la scrittura o ti lasci guidare dal suono?

Bella domanda, che mi fanno spesso. Di solito mi focalizzo ossessivamente sulla scelta delle parole, dopo aver visto o sentito qualcosa che mi ispira e mi piace in maniera maniacale (processo che può durare anche svariate settimane). Poi sì, mi lascio anche guidare dal suono, che comunque è sempre scelto da me. Iconic Warrior ne è la conferma.

Hai parlato di visioni oniriche e atmosfere fantasy. Hai qualche riferimento (film, manga, libri) che ti ha ispirato per questo pezzo?

Potrei citarne a centinaia. Sono un filmografo, un amante sfegatato dei manga e della tradizione giapponese. Sicuramente: Vinland Saga, Baki Hanma, Kengan Ashura, Blue Eye Samurai, Jujutsu Kaisen, Shaman King, lo stesso Cobra Kai, che cito più volte. Insomma, tutto ciò che mi affascina e mi attrae lo metto nel calderone. Ho una memoria visiva assurda, grazie a Dio, e ne faccio tesoro per creare visioni fantasiose, oniriche, demoniache e mentali!

Quanto è importante per te bilanciare tecnica ed emotività nei tuoi brani? In “Iconic Warrior” sembra che siano fuse alla perfezione.

Gianluca e Loki sono la stessa persona: forte, emotiva e riservata. La tecnica l’ho costruita col tempo, studiando canto, recitazione, scrittura e poesia. L’emotività che mi contraddistingue è ciò che provo ed esprimo, perché solo con la penna riesco a tirare fuori le mie vere emozioni. Quindi sì, per me è praticamente obbligatorio bilanciare tecnica ed emotività (anche solo in parte) in ogni brano che faccio. Iconic Warrior ne è la prova vivente.

Le metafore che usi hanno sempre più letture. Ti piace lasciare spazio all’interpretazione o nascondi significati precisi?

Sono un artista a 360 gradi. Non mi reputo solo un rapper, ma molto di più: uno scrittore, un cantautore, uno storyteller e un burlone vero e proprio. Loki è così. Le mie metafore hanno sempre dei messaggi nascosti ben precisi, ma allo stesso tempo lascio uno spiraglio di interpretazione, più o meno semplice, per ogni ascoltatore!

Hai usato qualche effetto vocale particolare o trick in studio per enfatizzare l’atmosfera giapponese o il mood epico?

Ovviamente. Ma un vero mago non svela mai i suoi trucchi. Iconic Warrior, se ascoltato attentamente, è una continua ricerca di suoni che entrano ed escono: dal suono della katana, al bicchiere di spumante che si riempie, alla voce nel ritornello quasi “spaziale” ed evocativa. Ma il grosso dell’atmosfera lo fa la strumentale, che si fonde con il testo. Ho già detto tutto.

“Iconic Warrior” sembra un manifesto. Ti ci rivedi come una sorta di samurai contemporaneo? Cosa rappresenta per te questa figura?

Assolutamente sì. Iconic Warrior non sembra un manifesto: lo è. Mi rivedo moltissimo nella figura del samurai: disciplinato, preciso, conciso, con un pizzico di coraggio e di pazzia. È la mia figura guida da anni, tanto che ho un tatuaggio sul braccio destro che ho chiamato “Samurai HipHop”: cultura, tradizione e sacrificio. Come lo sono io: tenace, minuzioso e fedele.

Se dovessi scegliere una sola cosa che ti rende fiero di questo pezzo – a livello tecnico – quale sarebbe?

Domanda difficilissima. Ma sicuramente, una tra tutte, è l’unicità: il mix perfetto tra la scelta dei suoni, la stesura del testo, la scelta dei flow, l’arrangiamento. Un pezzo come Iconic Warrior non si sente in giro. È unico, originale. Non è solo un brano rap… è molto di più. Quindi sì, sicuramente l’essere unico. Non ho altro da aggiungere!


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