Lorena Silvia Sambruna è un vortice di creatività, una musa moderna che intreccia poesia, racconti e sogni culturali con un cuore che pulsa d’emozione. Poetessa che cattura l’anima, autrice di opere vibranti come Amiche del Cactus e Una Vita da Assorbente, creatrice dell’affascinante VACANZEINARTE, Lorena trasforma ogni parola in un abbraccio e ogni progetto in un viaggio. In questa intervista esclusiva per Mondospettacolo, ci invita a entrare nel suo mondo: un “bel posto” chiamato poesia, dove le ferite si curano, i sogni prendono volo e l’arte diventa vita. Lasciatevi travolgere dalla sua passione, perché Lorena non scrive solo storie: le fa vivere, respirare, brillare.
Lorena, sei un’artista poliedrica: poetessa, autrice, ideatrice di progetti culturali come VACANZEINARTE. Da dove nasce la tua passione per l’arte e come si è evoluta nel tempo?
La mia passione per l’arte nasce da bambina. Disegnare, creare è sempre stata la mia passione. Scrivere è sempre stato il mio modo per esplorare il mondo interiore e raccontare quello che mi circonda. Nel tempo, questa spinta creativa si è arricchita.
Il progetto VACANZEINARTE, dedicato a figure iconiche come Alda Merini, Aida Cooper e Andrea Pinketts, è un’idea originale che unisce turismo, cultura e arte. Ci racconti come è nato e quali emozioni vuoi trasmettere a chi vive questa esperienza sui Navigli di Milano?
Il progetto VACANZEINARTE è nato dal desiderio di trasformare un soggiorno a Milano in un’esperienza immersiva intrecciando turismo, cultura e arte. L’idea è maturata camminando lungo i Navigli, (sono di questa zona). Volevo che chi arrivava da fuori città potesse sentire non solo la bellezza del luogo, ma anche l’anima di Milano attraverso figure iconiche come Alda Merini, Aida Cooper e Andrea G. Pinketts. Volevo di far comprendere e valorizzare il nostro patrimonio artistico. L’arte, per me, è uno strumento di condivisione, evolve con me, si nutre dei miei viaggi, degli incontri, dei luoghi e delle emozioni che vivo e che ho vissuto. Essere artista poliedrica significa restare curiosa, aperta e sempre pronta a mescolare linguaggi e visioni. Purtroppo, con grande dispiacere, durante la pandemia ho dovuto chiudere le case vacanza.

Il tuo libro Amiche del Cactus, scritto con Diletta Dalla Casa, ha ricevuto il plauso di figure di spicco come Pupi Avati e Alessandra Comazzi. Qual è stato il processo creativo dietro questo progetto e cosa rappresenta per te questa collaborazione?
Amiche del Cactus per me è molto più di un libro, rappresenta un periodo molto importante della mia vita, quello in cui vivevo a Torino. È nato da un’esigenza profonda di raccontare l’amicizia, quella vera, tra donne diverse, ma unite da un filo invisibile fatto di confidenze, risate, dolori condivisi e tanta complicità. Quattro amiche che si ritrovano al bar davanti a un caffè e parlano della vita in modo leggero, ma anche profondo. Dentro quelle pagine c’è la mia storia, la loro, e gli anni bellissimi e intensi trascorsi a Torino. Sono molto grata a Diletta a Pupi Avati e Alessandra Comazzi, talenti straordinari, anime sensibili che hanno creduto in noi.

In Un bel posto si chiama poesia, hai raccolto poesie che esplorano l’animo umano, con un’introduzione di Mirella Marabese Pinketts e opere di Carlos Prieto. Come hai scelto le tematiche di questa raccolta e quanto è stato importante per te il connubio tra poesia e arte visiva?
La scelta delle tematiche in Un bel posto si chiama poesia è nata da un’urgenza interiore: quella di raccontare le pieghe più profonde dell’animo umano, quelle che spesso restano silenziose, invisibili, ma che ci abitano ogni giorno. Volevo che le poesie fossero uno specchio, ma anche un rifugio, un luogo in cui chi legge potesse riconoscersi. Il connubio tra poesia e arte visiva è stato fondamentale, le opere di Carlos Prieto completano l’emozione delle parole. Credo che quando la poesia si abbina all’arte visiva, accada qualcosa di magico. Mirella Marabese Pinketts ha saputo cogliere l’essenza del libro illuminandolo.

Con Doppio Verso, scritto insieme a Lorenzo Pugliese, affronti il “verso serio e quello ironico della vita”. Come si è sviluppata questa sinergia tra ironia e profondità, e quanto hanno influito le vignette di Marco Fusi nel dare vita al progetto?
Doppio Verso, scritto insieme a Lorenzo Pugliese, il titolo gioca sul significato di “verso” come elemento poetico e come direzione, suggerendo un percorso poetico a due voci intrecciando riflessione e ironia, sdrammatizzando la poesia seria. La sinergia tra noi è nata in modo naturale, siamo amici. Lorenzo ha tanta ironia, gioca con le parole in modo intelligente, con acume. Le vignette di Marco Fusi sono state un tassello fondamentale del progetto: non si sono limitate a illustrare i testi, ma hanno aggiunto un ulteriore “verso”, un terzo sguardo visivo che ha amplificato il senso delle parole. Con il suo tratto acuto e ironico, Marco è riuscito a cogliere lo spirito del libro.

Svenire dal Ridere, realizzato con Marco Fusi, affronta il tema del sesso con umorismo e leggerezza, ma anche con riflessioni serie grazie agli interventi del Dottor Matteo Merigo. Come hai bilanciato il tono ironico con l’approccio più scientifico e introspettivo?
In Svenire dal ridere, il bilanciamento tra l’ironia e l’approccio scientifico è stato un modo per dire cose importanti con leggerezza, elemento chiave del progetto. Con Marco Fusi abbiamo scelto di affrontare il tema del sesso con umorismo, che è uno strumento potente per disinnescare imbarazzi, rompere tabù. Il contributo del Dottor Matteo Merigo, sessuologo e psicoterapeuta è stato fondamentale per dare spessore e profondità ai contenuti. Le sue riflessioni ci hanno aiutato a contestualizzare i temi trattati, offrendo uno sguardo competente ma accessibile sulle dinamiche psicologiche, emotive e relazionali legate alla sessualità. Il suo approccio è stato umano, aperto e rispettoso.

Menu Poetico, scritto con Vittorio Giovanelli, è stato presentato persino a Striscia la Notizia. Come è nata l’idea di unire poesia e gastronomia, e qual è stato l’impatto di questa visibilità mediatica sul tuo lavoro?
L’idea di unire poesia e la parola Menu, Menu poetico scritto insieme a Vittorio Giovanelli, (Un giovanotto di 95 anni!) è perché nelle liriche sono stati trattati vari temi, da scegliere e “assaggiare”. La poesia nutre come il cibo. Un invito a “gustare” con l’anima in ascolto.
La presentazione a Striscia la Notizia è stata una gioia e un grande onore. Ha dato una visibilità al progetto, portando il libro a un pubblico più ampio e variegato.

Nel tuo ultimo libro, Una Vita da Assorbente, inviti a “mettere le ali” e lasciar andare i pesi del passato. Qual è il messaggio centrale di questa opera e come si inserisce nel tuo percorso artistico?
Il messaggio centrale di Una vita da assorbente è un invito potente e ironico: liberiamoci da tutto ciò che ci fa male: dai sensi di colpa, dalle ferite non rimarginate, dai pensieri che ristagnano. Usando l’assorbente come metafora, parlo della capacità di assorbire le emozioni, le esperienze anche quelle negative e poi lasciarle andare. Da qui l’invito a “mettere le ali”, proprio come gli assorbenti, ma in senso esistenziale: volare oltre e volare verso nuove belle avventure. Oggi l’empatia è merce rara. Nel mio libro scrivo: prima di giudicare, prova a metterti nei panno..lini degli altri. Nel mio percorso, questo libro rappresenta una tappa importante perché è anche autobiografico. Non solo per la menopausa… scusate ma far battute è più forte di me!
La tua partecipazione al progetto internazionale “Duse Centenario” ti ha visto protagonista con due poesie, Perdono perché ho amato e Respiro d’arte. Come ti sei avvicinata alla figura di Eleonora Duse e in che modo il suo universo ha influenzato la tua scrittura?
Quando Stefania Romito, membro del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della morte di Eleonora Duse (istituito dal Ministero della Cultura), mi ha proposto di partecipare al progetto “Duse Centenario”, ho accettato con molto piacere. Mi sono avvicinata alla figura di Eleonora Duse con il rispetto che si deve a chi ha saputo trasformare l’arte in vita e la vita in arte. Era una donna che non ha mai avuto paura di amare fino a consumarsi, né di soffrire per restare fedele a sé stessa. Da qui sono nate le due poesie: Perdono perché ho amato è un atto di riconciliazione con la fragilità che nasce dall’amore assoluto, mentre Respiro d’arte è un omaggio a quel fuoco sacro che la Duse portava dentro di sé capace di andare oltre ogni convenzione pur di restare autentica. Con la Duse ho imparato che la vera arte ha bisogno di verità. Scrivere pensando a lei è stato come cercare di restituire qualcosa a chi ha donato tutta sé stessa al teatro e all’umanità.

Poesie e Delitti, scritto con Stefania Romito, unisce poesia e giallo. Come è stato fondere due generi così diversi, e cosa ti ha spinto a esplorare questa combinazione narrativa?
Sono affascinata dalle contaminazioni, nella scelta di accostare due generi, apparentemente diversi, ma che in realtà condividono l’obiettivo di esplorare l’animo umano. La poesia e il giallo si fondono per creare un’esperienza letteraria innovativa e coinvolgente. Con Stefania Romito giornalista e scrittrice, da subito si è creata la giusta sintonia tant’è che le protagoniste siamo io e lei. La prefazione di Fabrizio Carcano, giornalista e scrittore di gialli, aggiunge valore al nostro lavoro, rappresentando un riconoscimento importante.
Sei inserita tra gli “Autori in permanenza al Centro Leonardo da Vinci Art Expo Milano”. Quanto è importante per te questo riconoscimento e come dialoga con la tua visione dell’arte come esperienza collettiva?
Sono onorata di questo riconoscimento è un attestato di stima e apprezzamento. Sono felice di far parte del centro Leonardo da Vinci, punto di riferimento per l’arte e la cultura. Un luogo ideale per gli artisti, esposizioni d’arte e design, presentazioni di opere, libri e poesie, conferenze, corsi, seminari, eventi, percorsi formativi, artistici e culturali. Con (Rosella Maspero, Presidente dell’Associazione Verso un Nuovo Rinascimento, Davide Foschi, Artista, Direttore Artistico e fondatore del Nuovo Rinascimento) e altri artisti condividiamo il cammino nella bellezza. Ho fatto mia una frase di Foschi: L’era della provocazione e del disgusto è finita. Riscopriamo e rinnoviamo il senso della Meraviglia e del Sublime.
Hai collaborato con artisti, scrittori e professionisti di grande calibro, da Pupi Avati a Catena Fiorello, da Enrico Beruschi a Franco Fasano. Quale di queste collaborazioni ti ha segnato di più e perché?
È verissimo, sono tutti grandi artisti e persone generose. Li definisco talento e cuore, perché non solo possiedono una straordinaria abilità creativa, ma anche una profonda sensibilità e empatia. Tutti questi incontri mi hanno lasciato dentro qualcosa, un’impronta indelebile che mi ha arricchito. Tutti, senza eccezione, mi hanno insegnato qualcosa e mi hanno permesso di scoprire aspetti di me stessa che non conoscevo. E ciò che mi colpisce di più è che i più grandi artisti, come loro, sono anche quelli che possiedono una grande umiltà. Nonostante il loro talento e il loro successo.
La tua frase “Sorvolo il mondo dall’alto, vivo in un bel posto che si chiama poesia” è quasi un manifesto della tua poetica. Come descriveresti questo “bel posto” e in che modo la poesia ti permette di esplorarlo?
Il bel posto è il rifugio che ognuno di noi cerca. Io l’ho trovato nella poesia dove le parole diventano musica, l’anima si libera e trovo pace e serenità, trovo la mia vera essenza. La poesia è il mio modo di vedere il mondo, di interpretarlo e di viverlo. È il mio modo di essere, di sentire e di pensare. La poesia è il mio respiro, la mia preghiera laica. Scrivo quando sono felice e scrivo quando ho bisogno di curarmi. Scrivo per cercare la bellezza in ogni stato d’animo. L’ispirazione non chiede permesso, arriva. E io, semplicemente, l’accolgo.
Hai presentato i tuoi lavori al Salone Internazionale del Libro di Torino. Come vivi l’esperienza di incontrare i tuoi lettori e che valore ha per te questo contatto diretto?
Il contatto diretto con il pubblico è fondamentale per me. Durante le presentazioni, mi piace interagire con gli spettatori, giocare con loro e creare dei piccoli show. Il firmacopie è sempre un momento speciale, perché mi permette di conoscere i lettori e di condividere con loro la mia passione per la scrittura. Al Salone Internazionale del Libro di Torino a maggio, sono stata felice di vedere tanti giovani presenti. Mi ha fatto molto piacere vedere che la lettura e la scrittura stanno a cuore alle nuove generazioni. Durante il firmacopie, ho dato consigli e mi sono messa a disposizione per leggere i loro pensieri scritti e le bozze dei loro lavori. È stato un piacere poter condividere la mia esperienza e offrire suggerimenti utili per aiutarli a crescere come scrittori. E poi, ho anche dato un consiglio un po’ insolito: “Si avvicina l’estate e i libri hanno caldo, bisogna togliere la copertina!”
Guardando al futuro, quali progetti hai in cantiere? Ci sono nuove collaborazioni o temi che vorresti esplorare nella tua scrittura o nei tuoi progetti artistici?
A breve uscirà il mio nuovo libro dal titolo Poesie senza indirizzo, CTL Edizioni
Ogni componimento è una finestra aperta sul mondo interiore, un invito a fermarsi, ascoltare e ritrovare la propria voce nel silenzio. Non hanno un destinatario preciso, ma parlano a chiunque, offrono un rifugio emotivo, una mappa invisibile, perché solo il sentire veramente sa trovare la strada nascosta che conduce al cuore, senza chiedere permesso, senza voltarsi mai. Inoltre, sto scrivendo il libro umoristico sugli uomini e le donne: le differenze.
Ho deciso di partire dalla questione più scottante di tutte: la tavoletta alzata del water. Sì, quella famosa tavoletta che fa scoppiare guerre nucleari tra coppie. Sarà un libro di osservazioni acute sulla vita di tutti i giorni. Sarà un viaggio nella mente degli uomini e delle donne, con tutte le loro stranezze e contraddizioni.
Grazie Alessandro per questa bellissima intervista.
Grazie a te e ancora complimenti!
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