I Love Ghost che dicono “Ricordati che devi morire” fanno un certo effetto, anche se la storia ci insegna che il concetto, nel tempo, è stato spesso rappresentato in arte, letteratura e filosofia, più come un invito a non perdere di vista le cose davvero importanti della vita piuttosto che come pro-memoria circa la durata, non infinita, della vita. Ma i Love Ghost sembrano invece essere più propensi al senso originario del monito considerata l’immagine scelta come copertina del nuovissimo (big) EP di 7 brani che, oltre a sorprenderci, ci spaventa, in senso buono, per l’ennesima dimostrazione di produttività di questa americanissima band.
Un big EP lo definiamo poiché 7 pezzi è, nella regola non scritta, davvero il numero massimo per definirlo tale oltre il quale si passa al livello album o LP.
Memento mori dei Love Ghost traccia per traccia
Il disco apre con Decoy, un brano di cui abbiamo parlato nelle scorse settimane e che vede la collaborazione con il cantante Katsu Energy in un’esperienza sonora immersiva e di forte stimolo per l’immaginazione con una insolita e presente chitarra solista e un ormai consueto testo alternato in lingua inglese e spagnola.
Chronicles, il secondo brano, si presenta con ritmo avvincente e brillante. Insolitamente molto rock nella parte iniziale, si libera poi in un sound molto più vicino al riconoscibile stile della band per poi virare in una interessante modalità ibrida. Da riascoltare.
Si passa poi alla traccia numero tre, The Monster Inside, decisamente più riflessiva e riposante dopo il rush iniziale. Finnegan Bell esce fuori con questa performance vocale in tutta la sua profondità in un danzante duetto vocale con l’artista messicana Plata Shail, morbida e soave. Ritmo che tende a crescere verso il finale mantenendosi comunque sempre delicato.
Superando l’ipotetica boa della metà di questo ep, ci ritroviamo col player su Spiritual Warfare, un brano condiviso con DEER (altra artista emergente messicana) con base ricca di loop e melodia ossessionante. Per qualche attimo, sembra qualcosa di sofferto, infernale, come direttamente proveniente da un incubo. Interessante.
Con Twosides, un brano che vede la collaborazione di Ardis (Ardis Harrison o, per esteso, Hansa Ardis Medina Anderson) e pubblicato come singolo nel mese di agosto dello scorso anno. Un testo che esprime una profonda lotta interiore e una crisi di identità con forte conflittualità interiore. Andamento blando con l’usuale alternanza del cantato fra inglese e spagnolo.
Al penultimo tassello di questa produzione dei Love Ghost troviamo Imposter, un pezzo che vede una doppia collaborazione con Young Alexx (Alex Munoz) e xKori (anche in veste di produttore) e che affronta ancora temi di insoddisfazione, conflitti emotivi e di identità. Questa volta il testo sembra far voler porre delle domande a qualcuno, forse un amore non ricambiato, che l’autore ritiene poco felice (“R U happy with the one U go to sleep?” / “Sei felice con quello con cui vai a dormire?”). Forse si tratta di una ex verso la quale pare infine aver trovato, con sollievo, un distacco (“You can’t take a soul that’s already gone” / “Non puoi prendere un’anima che è già andata”).
Il disco si chiude con Somewhere Up On Mars, un brano che sembra inaspettatamente sognante e più leggero rispetto al solito mood tipico dei Love Ghost. L’epilogo piacevole di un viaggio, con quest’ultima tratta condivisa con El Verumcito (al secolo Marcos Miguel Kuri Velasco, produttore della traccia e già compagno d’avventura della band californiana nel brano Rockstar Lifestyle, uscito a maggio dello scorso anno). Degna conclusione di un buon lavoro rappresentativo dell’ottimo momento che la band guidata da Finnegan Bell sta vivendo.
Link streaming: https://open.spotify.com/intl-it/album/7FjwzjUS6Dgy3a0P93pDKT
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