Luca Bocchetti: il delta, il blues… e alla fine Roma

Cosa sia blues è presto detto: l’anima inquieta che cerca l’espressione e non bada all’estetica… che poi non importa se parliamo di pop, di rock, di jazz… di cantautorato. Qui l’estetica lascia il passo al sentimento e un disco come questo nuovo di Luca Bocchetti è certamente il connubio buono: “Vado mo?” è romano, è vita osservata al di qua del vecchio gasometro (direbbe qualcuno), c’è quel colore del Tevere e quella certa allegoria del quartiere. E poi c’è Luca Bocchetti da solo… one man show anche dentro questa produzione.

Noi iniziamo sempre parlando di bellezza. Andiamo oltre quella estetica da vetrina. Per te cos’è la bellezza?
Trovo bello quello che esprime una verità altrimenti oscurata. Quello che ti fa vedere il consueto sotto una luce nuova. In ambito strettamente musicale, i brani e i dischi che giudico belli hanno il potere di modificare in misure diverse il mio modo di ascoltare, facendo suonare in maniera diversa anche quello che ho ascoltato in precedenza. La bellezza somiglia a ricordare improvvisamente qualcosa di fondamentale che ti sembrava di aver rimosso.

E come e dove e anzi… quando sai d’averla raggiunta?
La consapevolezza di aver fatto qualcosa di bello mi suona incredibilmente presuntuosa. Ci sono rari momenti in cui provo qualcosa di vagamente simile, ma cerco di scuotermi subito di dosso questa sensazione. Mi sembra un atteggiamento idiota, sterile e vanesio, come quelli che si autodefiniscono artisti. Lascia che siano gli altri a stabilirlo. Piuttosto, amo il momento in cui credo di essere riuscito a dire esattamente quello che intendevo, che per un essere umano è già un risultato utopistico e divino.

Questo disco che nasce da una genesi assai casalinga, sembra ignorare la bellezza di sistema… o sbaglio?
Non so immaginare la bellezza di sistema. Mi sembra che la bellezza vada sempre a modificare un sistema, a sfasciarlo in tutto o in parte per ricomporlo in altro modo; però forse capisco quello che intendi. Questo è un disco che ignora le regole vigenti per cui una cosa “funziona” e merita successo oppure fa schifo. Su questo non sbagli. Dopo aver scritto i pezzi, mi sono interrogato tantissimo su come realizzarli. Non mi vergogno a dire che mi sono chiesto dove stesse andando il mercato, cosa piaceva e come avrei potuto fare per riscuotere consensi. La verità è che ho potuto cominciare a registrare dopo essere riuscito ad ammettere che di tutto questo non me ne fregava un cazzo, perché l’unico modo per arrivare a qualcuno davvero è essere onesti.

Eppure il suo DNA è pop e dentro il pop è inevitabile percorrere stilemi di bellezza popolare. Non so bene se è una contraddizione o meno… cosa ne pensi?
È vero, questo è un EP geneticamente pop, non è musica con il mignolo alzato. Mi piace quello che è popolare, vivo in borgata e, se non avessi la “tradizione” come base d’appoggio, non saprei veramente da dove partire per scrivere e comporre. Ma è lì che entra in gioco l’individualità, quella pennellata in più che viene dalla sensibilità personale e che distingue il tuo lavoro da tutto quello che è tradizionale, manieristico, neoclassico. Il Pop di valore si riconosce nel calderone del genere proprio per questo guizzo. Alcuni artisti riescono a farti vedere un barattolo di zuppa, uguale a mille altri, sotto una luce mitica, eterna e incredibilmente speciale nella sua genericità; altri ci provano con risultati meno evidenti. Non posso dire da me se sono riuscito a dare la mia pennellata, ma so che è quello il fine a cui tendere.

E del suono casalingo? Anche questo doveva servire solo allo scopo e non alla bellezza?
Dove non entrano in ballo principi di funzionalità, la bellezza è lo scopo. Roman Candle di Elliott Smith è stato registrato in uno scantinato ed è bellissimo. Rinunciare a un ambiente di ripresa ideale, a un parco microfoni di un certo tipo e a un fonico esperto dall’altro capo dei cavi comunica un messaggio preciso. Via la confezione e la scienza e largo al gesto e all’impulso. Il cesello, entro certi limiti, l’ho impiegato in un momento successivo, tramite il missaggio e il mastering di Lucio Vaccaro. Non aspiravo a una bellezza da copertina, ma al fascino acqua e sapone, a un incantesimo che funzionasse senza troppe pozioni magiche.

Un video… ci manca…
A me non molto. Ma mi sto trastullando con l’idea di un video live in full band, per un pezzo nuovo che però sarà in linea con lo spirito dell’EP. Potrebbe arrivare molto presto.