La semplicità diviene bellezza quando passa inevitabilmente per le soluzioni oneste, sincere, trasparenti. E anche quando l’elettronica impera a segnare i tempi che corrono, ci sono momenti in cui anch’essa sembra invisibile. Quel che resta è l’amore, la follia romantica, resta l’emozione comunicata e percepita. Forma canzone pop nel suo più canonico riferimento musicale. Luca Breuza, torinese, sforna un nuovo disco, un Ep che porta il titolo di questo singolo di lancio fresco fresco di video clip. Esce in autoproduzione “Non è follia”… non è follia dunque un sogno, un eterno bambino, un posto incantato. La follia, pensiamo noi, resta dentro la matematica di tutti i giorni.
Noi parliamo sempre di bellezza, ma cerchiamo spesso anche di andare oltre l’estetica di copertina. Per Luca Breuza cosa significa bellezza?
Per me la bellezza non è solamente un fattore estetico ma deve anche essere “sinonimo” di contenuto e interiorità. Io per esempio definisco bella anche una canzone quando mi fa provare una forte emozione.
E dove la cerchi? Nell’amore, nelle forme, nelle melodie… nella semplicità…?
La bellezza la cerco nell’amore, nella personalità di una persona, nel testo e nella musica di una canzone e soprattutto nella semplicità delle piccole cose.
Disco di contenuti e di forme (appunto) assai classico. Non hai mai cercato la bellezza anche dentro una sorta di trasgressione?
Beh si, anche la trasgressione ha il suo fascino.
Cos’è davvero folle per te?
Per me è “folle” pensare di non avere i mezzi oppure le opportunità per poter fare qualcosa e poi rendersi conto che quella cosa l’abbiamo fatta. Questo dimostra che non dobbiamo porci troppi limiti e che a volte volere è potere.
E questo suono, quanto deve al passato e quanto al futuro?
Non ho voluto distaccarmi dai grandi classici sound “pop” però restando comunque credibile e al passo con i tempi.
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