Luciano Roffi (attore e doppiatore di Quentin Tarantino) si racconta su Mondospettacolo!

Intervista a Luciano Roffi, famoso attore e doppiatore italiano, famoso per aver doppiato Quentin Tarantino e tante altre star di Hollywood.  Luciano è ricordato in modo particolare per il doppiaggio di serie cult anni 80: sua è la voce di Poncharello dei “Chips” e del Conte di Fersen in “Lady Oscar”. In questa simpatica intervista Luciano Roffi ci racconterà come si è avvicinato al mondo della recitazione.

Chi è Luciano Roffi, lontano dal leggio e dal set?

Luciano Roffi, lontano dal set e lontano dal leggio, non dico una persona solitaria, ma poco mondana, mi piace stare anche per conto mio. Abito in periferia, dove c’è ancora del verde, dove faccio delle lunghe passeggiate. Faccio parte della “LIPU”, lega italiana protezione uccelli, e della “LAV”, lega antivivisezione. La mattina amo fare colazione al bar e leggere il giornale, quando si poteva, prima del Covid 19. Sono ufficialmente single, ma la compagnia femminile non mi manca. Figli non ne ho, anche perché io stesso mi sento ancora figlio[Ride]. Amo molto i cani, dopo la morte della mia cagnetta, una mia amica mi mandava insistentemente dei video con dei cagnolini da adottare, ne vidi uno, era Susy, la cagnetta che ora vive con me. Io stesso ora mi occupo di adozioni di cani e mi assicuro che le famiglie adottive siano idonee, sai, meglio fare attenzione che non finiscono in mani di  drogati o gente inaffidabile. Con un gruppo di amici ci occupiamo anche dei cani di quartiere e gli diamo da mangiare a nostre spese. Tra le altre cose, amo andare a cavallo.

Come e quando ha iniziato la sua attività di attore e doppiatore?

Ho iniziato tanti anni fa, negli anni 70, mi sono buttato in questo mondo senza particolari progetti, ho iniziato con gruppi amatoriali, dopodiché decisi di fare della recitazione, la mia professione e mi unii alle compagnie professionali. Fui scritturato da Franco Enriquez e Valeria Moricone che all’epoca erano una coppia, per un lavoro e cominciai, ricordo che con me c’era un giovanissimo Michele Mirabella. Dopo fu un susseguirsi di chiamate, io non  avevo studiato e mi buttai in questo mondo allo sbaraglio, come faccio spesso nella mia vita. Avevo un talento naturale e sul palco facevo la mia bella figura, continuai con il teatro fino alla fine degli anni 70, dopodiché mi affacciai al mondo del doppiaggio. Ho fatto una bella carriera come doppiatore, i primi successi arrivarono prestando la voce a Poncherello dei “Chips”. Il bello del doppiaggio è che mi chiamavano da casa, invece di preoccuparmi di essere scritturato per una parte in teatro. Continuai a recitare in teatro, presi parte ad uno spettacolo della compagnia Pambieri-Tanzi, ma col doppiaggio guadagnavo molto bene. Ho continuato con il doppiaggio per trent’anni, prestando la voce sia ai protagonisti che ai personaggi secondari. Ora con l’avanzare dell’età lavoro un po’ meno e lascio spazio alle nuove generazioni.

Che consigli darebbe ad un giovane che vuole intraprendere l’attività del doppiatore?

Prima di tutto devi imparare a fare l’attore e a recitare, essere naturali, il più veri possibile a comando, bisogna ristrutturare la propria personalità e ricostruirla come personaggio ed essere contemporaneamente, veri ed artificiali. Io mi accorsi di avere trovato questo equilibrio, quando “Dacia Maraini” mi contatto per recitare in “Dialogo di una prostituta con un suo cliente”, dove io interpretavo il cliente. Tra l’altro ci fu una polemica, solitamente in teatro si spogliano le donne, in questo caso mi spogliai io, quindi io sono stato il primo uomo nudo apparso in teatro. Dacia Maraini ebbe la brillante idea di farmi recitare in ferrarese, il mio dialetto ed entrai immediatamente nel ruolo. Durante la recitazione, mi alzai dal divano          e feci una cosa del tutto inaspettata e assolutamente non preventivata: tolsi la polvere dai calzini. Un gesto del tutto naturale e fu allora che capii che avevo imparato a recitare, ero più vero.

Lei ha dato la voce a molte star di Hollywood come: Quentin Tarantino e Christopher Walken, c’è un attore che ha doppiato più volentieri rispetto ad un alto?

Sicuramente Quentin Tarantino, che l’ho fatto nella mia maturità.

Lei è famoso per aver doppiato Poncharello dei “Chips”, cosa ricorda di questa esperienza?

Di Poncherello ci sono tante cose che ricordo, tra cui con Massimo Rossi la voce di John. Io ero sempre distratto al leggio spesso disegnavo schizzi sul copione, quando toccava a me Massimo mi dava sempre delle gomitate [Ride].

Ha partecipato a molte fiction Rai e Mediaset, si ricorda qualche titolo? E cosa pensa delle serie tv italiane?

In generale non ne penso un granché bene, sono banali. Apprezzo molto però Beppe Fiorello e mi è piaciuto molto Giorgio Tirabassi nella fiction su Falcone e Borsellino, per il resto le fiction italiane, sono girate stile telenovelas. Io ho preso parte a diverse fiction tra cui “Papa Giovanni” con Massimo Ghini, dove interpretavo un cardinale carogna.

Luciano Roffi nella fiction “La Dottoressa Gio”

Ha fatto tanto teatro, c’è  un lavoro che le rimasto particolarmente nel cuore?

“Il Minotauro” è tra quelli che mi è rimasto nel cuore, perchè l’ho fatto dal punto di vista del minotauro. Un essere senza istruzione, non sapeva nulla. Fu trascinato in questo labirinto di specchi, pensava di vedere altri esseri come lui e pensava di essere il loro re.

Ha mai rifiutato un ruolo perché lo trovava poco gratificante?

No, non avevo la carriera per rifiutare un ruolo, al massimo potrei rifiutare un ruolo perchè lontano dalle mie ideologie.

Cosa preferisce tra il teatro e il doppiaggio?

Difficile trarne una preferenza, ti rispondo in un altro modo. Con il doppiaggio tu proponi un qualcosa che è stato già fatto e recitato da un altro attore, in teatro il personaggio te lo crei tu, lo interpreti tu, poi il calore e il contatto con il pubblico è impagabile.

Ringrazio Luciano Roffi per la gradevole chiacchierata e per la sua disponibilità.

Antonio Palazzo

http://www.lucianoroffi.it/