L’ultimo viaggio, tre generazioni in cerca dell’identità

L’ultimo viaggio vanta tra i suoi protagonisti uno straordinario Jürgen Prochnow (che ricordiamo in particolare come il leggendario comandante in U-Boot 96 di Wolfgang Petersen) nei panni di un anziano diventato vedovo e che, al termine del funerale della moglie, fa la valigia e parte  per un viaggio programmato da tanto tempo. Veniamo a sapere da subito che l’anziano Eduard Leander era stato durante la Seconda Guerra Mondiale un ufficiale della Wehrmacht al comando di una unità di cosacchi, ferventi anti-sovietici, militanti nelle schiere dell’esercito tedesco. Lui è deciso a ritrovare il suo primo amore al tempo della guerra, mentre, nel tentativo di bloccarne questa fuga, la giovane nipote Adele (Petra Schmidt-Schaller) viene inviata dalla madre Uli (Suzanne Von Bordsov) a compiere suo malgrado il viaggio insieme al nonno  in direzione di Kiev, in Ucraina.

Senza anticipare altro della trama, ci troviamo senz’altro di fronte ad uno dei migliori film di quest’annata cinematografica 2018, un vero prodotto di qualità che riesce ad intrattenere anche lo spettatore meno convinto.

Diretto da Nick Baker Monteys, L’ultimo viaggio racconta una pagina di storia sconosciuta per molti e, nel contempo, apre una finestra sul conflitto ancora irrisolto del Donbass, nelle regioni russofone dell’Ucraina orientale, Doneck e Lugansk.

La storia del recente passato violento operato dai nazisti e, contemporaneamente, dagli stessi comunisti per arrivare ai fascisti ucraini, è un piccolo riassunto storico che ogni cittadino europeo dovrebbe conoscere, al fine di avere almeno una idea più precisa delle radici attualissime di tanti conflitti di cui si comprende molto poco.

La pellicola, inoltre, è un viaggio tra anziani e giovani alla ricerca della propria identità perduta: la nipote che scopre un passato non troppo limpido del nonno (l’eterno senso di colpa delle nuove generazioni tedesche che vengono a conoscenza di ciò solo alla morte dei loro amati avi).

Al tempo stesso, il conflitto viene vissuto da un altro protagonista che troviamo  nel personaggio di Lew (Tambet Tuisk), ragazzo ucraino che aiuta Adele ed Eduard a raggiungere il loro obiettivo ed a viaggiare al sicuro attraverso la terra ucraina. E Lew si sente lacerato tra essere ucraino e, al tempo stesso, russo, mentre suo fratello sta combattendo insieme ai filorussi e gli chiede di scegliere da quale parte stare.

Una vera boccata di ossigeno per chi ama il cinema di qualità, nonché un validissimo film di intrattenimento anche per i giovanissimi, fornito di lezione di storia che non annoia mai.

Il manifesto pubblicitario potrebbe spingere a pensare di trovarsi di fronte all’ennesimo polpettone d’autore, mentre L’ultimo viaggio è, in realtà, un dinamico road movie che coinvolge e fa riflettere.

L’ennesima riprova della raggiunta maturità artistica dei nuovi cineasti europei (tedesco nel nostro caso), cresciuti con i classici, ma, al tempo stesso, con uno sguardo costante ai social nel proprio telefono cellulare.

 

Roberto Leofrigio