Addirittura prima dei titoli di testa abbiamo un breve massacro a colpi d’arma da fuoco che manifesta un sapore quasi cartoonesco.
Passato sugli schermi dell’edizione 2017 della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è Manhunt, il lungometraggio attraverso cui il maestro del cinema d’azione dagli occhi a mandorla John Woo è tornato al suo genere preferito, che, grazie ad autentici capolavori del calibro di The killer e Hard-boiled, lo rese celebre tra la seconda metà degli anni Ottanta e la prima degli anni Novanta, tanto da farlo arrivare a Hollywood (non dimentichiamo che sono suoi Mission: impossible II e Face/Off – Due facce di un assassino).
Lungometraggio che è, in realtà, la seconda trasposizione cinematografica di un romanzo di Jukô Nishimura già portato in fotogrammi nel 1976 dal giapponese Jun’ya Satô e il cui plot sembra strizzare non poco l’occhio a quello de Il fuggitivo di Andrew Davis, che ha consentito a Tommy Lee Jones di aggiudicarsi il premio Oscar.
Un plot dal sapore giallo-spionistico, in quanto il tutto prende il via dal legale di una potente azienda nipponica che, comunicata l’intenzione di terminare il suo rapporto di collaborazione con la compagnia, dedita ad affari illeciti, si trova accusato dell’omicidio di una donna, che ovviamente non ha commesso.
Ed è da qui che, in mezzo ad immancabili ralenti, fermo immagine e colombe svolazzanti rientranti tra i marchi di riconoscimento del cineasta cinese, comincia il calvario dell’uomo, impegnato da un lato a sfuggire a spietati sicari femminili intenti a metterlo a tacere, dall’altro a dimostrare la propria innocenza alla polizia.
Perché, con un poliziotto che finisce per allearsi a lui, come avvenuto nella maggior parte dei lavori di Woo sono due protagonisti inizialmente avversari ma poi destinati a lottare insieme dalla stessa parte a dominare la visione, rievocando quel senso di amicizia virile su cui il regista ha costruito un po’ tutta la propria filmografia.
Mentre la sparatoria consumata all’interno di un casolare di campagna si rivela probabilmente la migliore di circa un’ora e cinquanta di visione che, tra un inseguimento a bordo di moto d’acqua, tipici killer dai caschi neri su due ruote e colto citazionismo dal sapore metacinematografico riferito ai film classici, tira in ballo anche un inaspettato risvolto dal sapore horror, sfiorando in un certo senso la tematica dello zombismo.
Corredato di trailer nella sezione del disco riservata ai contenuti speciali, Manhunt viene reso disponibile su supporto blu-ray da CG Entertainment (www.cgentertainment.it), in collaborazione con Minerva pictures.
Francesco Lomuscio
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.