Marco Werba e la musica nel cinema thriller

Ho conosciuto Marco Werba sul finire degli anni Ottanta: eravamo entrambi molto giovani e muovevamo i primi passi nell’affascinante ma difficile mondo della celluloide, io come regista-produttore-sceneggiatore, lui come autore di colonne sonore. Io venivo cinematograficamente dal nulla, mentre lui l’aria della settima arte l’aveva respirata sin da bambino, essendo figlio del direttore di Variety, l’importantissima testata giornalistica internazionale.

Inoltre, era fratello d’arte, visto che sua sorella Amy faceva l’attrice. Marco però, pur provenendo da un ambiente di grande prestigio, non si dava affatto arie e si faceva apprezzare, oltre che per l’impegno e la serietà professionale, per l’educazione e la propensione ai rapporti umani. In quel periodo spessissimo faceva delle mega feste nel suo attico romano al quartiere Flaminio, dove si poteva trovare praticamente il gotha del cinema italiano di allora, e alle quali partecipavo molto spesso.

Confesso che ero ghiottissimo delle portate gastronomiche che venivano servite agli ospiti in quegli incontri, in particolare la frittata con patate e cipolla, dal gusto sublime, mi è rimasta impressa dopo così tanto tempo. Poi, come spesso succede nel nostro mestiere, le nostre strade si sono separate e ci siamo persi di vista per un po’ di anni, anche se ho continuato a seguire la sua carriera a distanza.

Da Zoo di Cristina Comencini a Giallo di Dario Argento, moltissimi sono stati i film impreziositi dalle sapienti musiche del bravo Marco nel corso della sua prestigiosa carriera. Ci siamo ritrovati quando io stesso mi sono trasferito in zona Flaminio e abbiamo ripreso a frequentarci. Così abbiamo deciso di collaborare e lui ha scritto per me le stupende musiche del cortometraggio Solitudini pericolose, prodotto dal sottoscritto, con la regia del promettente Emanuele Pecoraro. Un grande successo.

In attesa di tornare a lavorare insieme, magari in un lungometraggio, ho seguito gli ultimi film a cui Marco ha collaborato, tra i quali il coinvolgente e intrigante mistery Seguimi di Claudio Sestieri, opera apprezzatissima dai critici e che ha riscosso significativi consensi alle numerose rassegne cui è stato presentato. In questo caso uno dei punti di forza è proprio il commento musicale, insieme alla eccellente fotografia del “mago delle luci” Gianni Mammolotti.

Per tornare al mio rapporto con Marco, mi piace ricordare  che l’ho anche “usato” come attore nel mio docufilm “I love… Marco Ferreri”, nel divertente ruolo di un signore snob, parodia del cosiddetto “intellettuale” afflitto dal complesso della cultura fine a se stessa.

Adesso Marco Werba è anche scrittore. Ha appena pubblicato il libro La musica nel cinema thriller, edito da Falsopiano, un ottimo lavoro che spiega ai profani tutti i segreti del “dietro le quinte” della colonna sonora di un film, passando in rapida carrellata i maggiori compositori del cinema italiano, in modo particolare nel settore dei movie di genere.

Una pubblicazione molto interessante che in modo semplice spiega ai non addetti ai lavori molti aneddoti e curiosità con uno stile chiaro e conciso. Eccellente la prefazione di Roberto Lasagna.

 

Pierfrancesco Campanella