Maria Rosaria Omaggio: la sfinge italiana .

Maria Rosaria Omaggio comincia adolescente affiancando Baudo in Canzonissima,  una ragazzina mora e attraente che ricordava terribilmente Ava Gardner e che  celava  uno spirito colto, indomito,  fiero,  assetato di esperienze e di cultura.Incontrandola  si percepisce  il significato di ricerca  e la  relativa esperienza  resa da una  vasta  e variegata carriera artistica. Dietro gli occhi lunghi e verdi,  la folta chioma, e  l’ovale sempre  perfetto giganteggia la sua voce che  è un vero strumento attoriale unico. Profonda, cavernosa, elettrica e arcaica, insomma magica.

Federico Fellini conobbe Maria Rosaria bambina, perché il suo padrino e grande amico di suo padre era un produttore, e le dedicò un disegno dove la ritrasse come un cerbiatto col suo volto, un Bambi intrigante. Il Maestro Federico era evidentemente stato colpito dai suoi occhi magnetici come delle gemme, materia  che l’attrice studia da anni. In Spagna è una delle artiste italiane più famose, a partire dal film “super taquillero” (di grandissimo incasso) “La lozana andalusa” di Vicente Escriva fino allo scorso anno per “La sonata del silencio”, una serie di 9 puntate per la prima rete spagnola con Marta Etura, Eduardo Noriega e Daniel Grao, ad alto budget e seguitissima.

 

 

 

Signora Omaggio che ricordo ha di Umberto Lenzi che l’ha diretta in due film? Fu il suo debutto nel cinema e con un action movie molto amato da Tarantino ”Roma a mano armata”?

Lui sul set era di una severità pazzesca. Tutti mi dicevano ma come fai a trovarti bene? Io gli riconoscevo un grande, ma grande  mestiere. Aveva il suo carattere certo, un burbero toscano, ma arguto e intelligente. Fu un debutto impegnativo: ero già popolare per la televisione, ma a soli diciassette anni mi trovai sul set di due film contemporaneamente, “Roma a mano armata” e “Squadra antiscippo”. Umberto però ci teneva molto a dire che avevo debuttato con lui. Tanti gli aneddoti: dalla paura per la scena dallo sfasciacarrozze, al rapimento davanti il tribunale dei minori con due auto della polizia, perché una era vera! Non avevano visto che giravamo un film!  Poi quelli buffi: a fine film Umberto dava i premi: alla troupe ”il lecca lecca d’oro“ per chi nella troupe era il più servile e la “museruola d’oro” al peggior attore.

Che ricordo ha di Thomas Milian, che era in entrambi i film e con cui appunto ha esordito?

Thomas era della mia stessa agenzia la William Morris, fu molto affettuoso e protettivo e ricordo Sandra Cardini una grande amica comune e da tempo grande costumista con la quale ho fatto altri lavori. Thomas era nel “periodo India”, in una fase di ricerca. Ricordo che voleva assolutamente ingrandire la finestra nella casa di Via Orsini e lo fece, ignorando la burocrazia dei permessi. <<Io devo vedere il cielo>>, diceva. L’ho rincontrato anni fa al Festival di Roma, c’era anche Sandra. Ci hanno fatto sedere dietro di lui e Thomas non ci aveva visto. Gli ho messo una mano sulla spalla: si è girato commosso: <<no… tu sei ancora uguale… io  invece son vecchio…>>. Un abbraccio indimenticabile.

Ha lavorato con Jack Palance, un mito  americano, in “Squadra antiscippo” di Corbucci. Che ricordo ha di lui?

Un gran signore ricordo.

In “Roma a mano armata” c’era Arthur Kennedy, ma il commissario era Maurizio Merli, un altro mito dell’action movie. Che persona era?

Bello e magnetico. Però devo dire che era ossessionato dai suoi capelli. In un lungo piano sequenza ci siamo fermati non so quante volte, perché lui per il ciuffo andava in escandescenze. E figuriamoci le reazioni di Lenzi!

Quali attori italiani sono stati importanti nel suo percorso cinematografico?

Ce ne sono alcuni davvero indimenticabili, dai quali ho davvero cercato di rubare esperienza e qualità: primi Alberto Lionello, col quale interpretai “Sarto per signora” e Mario Scaccia; ho molto amato Didi Perego con la quale ho girato ben 22 puntate di “Edera” e con lei Giacomo Furia; Lina Volonghi e Carlo Bagno, perfetti genitori di Pozzetto in “Culo e camicia” e non ultimo Renzo Montagnani e persino Giuliana Calandra ed Enzo Cannavale in quel piccolo film di Luciano Martino “La segretaria privata di mio padre”. Renzo, che era sensibile e capiva che non ero contenta del film continuava a ripetermi: <<Guarda che è tutta esperienza e le esperienze son importanti. Tutte!>>.

Arriviamo ad un film cult nel mondo “Incubo sulla città contaminata“, sempre di Lenzi, restaurato e celebrato e rimesso in circolazione anche con un dvd recente con speciali extra. Un ruolo forte drammatico. Ce ne parla?

Scelsi di fare il ruolo della donna di Paco Rabal, e non solo per la coproduzione con la Spagna, ma anche perché volevo fare  l’esperienza di interpretare la morte, e questo fu apprezzato da Lenzi. Il grande Francisco Rabal, che mi vedeva rispetto a lui come una figlia, infatti sua figlia Teresa ha cinque anni più di me, mi diceva <<Non ti posso sparare piccola>> ed io <<Sparami… altrimenti stasera non si va a casa!>>.

È stata diretta da grandi nomi. Chi ricorda con affetto ?

Vado in ordine cronologico! Vicente Escriva con 3 film in Spagna e Christian Jaque, regista mito del cinema francese, col quale ho interpretato sia Vanina Vanini ne “La malle des Andes” che l’imperatrice Maria Eugenia de Montijo, moglie di Napoleone III, ne “L’homme de Suez” con Guy Marchand.  Magnifica la sua dedica su una foto di scena: “Grazie Maria di essere così bella e di avere tanto talento”. Amava le italiane brune evidentemente: molto prima di me aveva diretto la Lollobrigida,  la Loren e  la Cardinale.

Ricordo con affetto Antonioni, che veniva sempre a vedermi a teatro e il grande Gigi Magni che mi ha diretto nella miniserie “Il generale”, che è andata in tutto il mondo con cast stellare, ero Bianca Ronzani la compagna di Cavour, uno straordinario Erland Josephson, e che scrisse e diresse per me la commedia teatrale ”La santa sulla scopa”. Fu la sua unica regia teatrale e con scene e costumi di Lucia Mirisola realizzati da Tirelli. É stato lui ad insegnarmi il “romano del Belli”.

Poi Giuseppe Ferrara con cui ho girato “Donne di mafia”. Era ossessionato dalla fedeltà del documento storico e mi chiese di interpretare Elsa Morante in  “Guido che sfidò le brigare rosse” dicendomi: <<magari non ci somigli  fisicamente, ma hai l’anima della scrittrice>>.

E ovviamente, in tempi recenti, Woody Allen, che nonostante la ben nota ipocondria mi ha perfino dato un bacio e soprattutto Andrzej Wajda (n.d.r. grande Maestro polacco e premio Oscar), che mi ha scelta cinematograficamente come Oriana Fallaci in “Walesa – l’uomo della speranza”.

Cosa ha in comune con la Fallaci che oltre che al cinema, ancora oggi interpreti i suoi testi a teatro con “Le parole di Oriana”?

Proprio alla Mostra del cinema di Venezia quando fu annunciato che, anche se il film era fuori concorso, mi era stato assegnato il Premio Pasinetti, una giornalista giapponese mi chiese: <<A parte la somiglianza fisica e la voce, cosa pensa di avere in comune con la Fallaci per averla così vivificata?>> Io d’istinto risposi: <<Come lei ho sbagliato tutti i mariti>>. Risero tutti, persino Wajda.

La ringrazio

Grazie a voi  

Antonello Altamura