una cartolina sonora lontana dall’America di Trump

C’è una New York che pulsa di luci, sogni e skyline che sembrano usciti da un film di Woody Allen, e poi c’è quella che negli ultimi anni ha portato sulle spalle il peso di un’America divisa, incerta, inquieta. Ed è proprio tra queste due visioni — una romantica e musicale, l’altra politica e ruvida — che si insinua “New York”, il nuovo brano del cantautore toscano Massimiliano Biondi.

Massimiliano, in questo singolo distribuito da Believe e prodotto con l’FP Recording Studio di Lucca, non si schiera, non fa proclami. La sua è una dichiarazione d’amore, non un atto d’accusa. La “sua” New York è quella di chi ci mette piede per la prima volta e si lascia travolgere dai clacson, dal battito vivo dei passanti, da quelle notti infinite dove la libertà ti entra nelle ossa. Un viaggio sensoriale che si traduce in chitarre energiche, ritmo pulsante e una voce intensa che racconta più di mille editoriali.

Ma come si inserisce tutto questo nel contesto dell’America di Donald Trump, quella delle frontiere chiuse, delle contraddizioni urlate a colpi di tweet, delle strade cariche di tensione tanto quanto di speranza? La risposta sta nel contrasto. La New York raccontata da Biondi è l’opposto della retorica divisiva che ha colorato la narrazione politica degli ultimi anni. È una città aperta, magnetica, quasi utopica. In un certo senso, è l’antitesi dell’America che abbiamo visto sulle prime pagine durante gli anni più caldi della presidenza Trump.

La New York del brano è quella che resiste, che sogna, che balla sopra i marciapiedi anche quando fuori piove. È la città che continua a rappresentare un ideale — di inclusività, di movimento, di possibilità — che forse oggi, più che mai, appare rivoluzionario proprio perché si contrappone a una visione del mondo fatta di muri, slogan e populismo.

Massimiliano Biondi non fa politica, ma fa arte. E l’arte, si sa, trova sempre il modo di dire qualcosa anche senza alzare la voce. Il suo brano è un invito ad innamorarsi della città che non dorme mai, quella che — nel bene e nel male — continua ad accendere le fantasie di chi la guarda dal basso, col naso all’insù.

E così, mentre la New York reale si dibatte tra crisi economiche, rinascite culturali e cicatrici sociali, quella di Biondi ci ricorda che esiste ancora una metropoli simbolo di libertà e meraviglia. Un rifugio immaginario, forse, ma necessario. Come una canzone ben scritta che, in tre minuti, riesce a farci viaggiare molto più lontano di quanto potrebbe mai fare un aereo.

Perché in fondo, anche se l’America cambia, la musica vera resta. E la New York di Massimiliano Biondi ne è una prova vibrante e sincera.

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