Michel Hazanavicius e Bérénice Bejo raccontano Cut! – Zombi contro zombi a Mondospettacolo

Presentato in anteprima presso la Festa del cinema di Roma, Cut! Zombi contro zombi sarà l’evento di Halloween per Nexo Digital Distribuzione, che lo lancerà nelle sale cinematografiche italiane dal 31 Ottobre al 2 Novembre 2022.

Remake d’oltralpe della horror comedy giapponese Zombie contro zombie – One cut of the dead, diretto nel 2017 da Shin’ichirō Ueda, vede al timone di regia il vincitore del premio Oscar Michel Hazanavicius e protagonista la compagna di vita Bérénice Bejo, con i quali abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche parola sul lungometraggio.

 

In quale momento si è deciso di realizzare un remake di Zombie contro zombie – One cut of the dead?

Michel Hazanavicius: In realtà mi è stato proposto e ho accettato di girarlo.

 

Che rapporto avete sul set?

Michel Hazanavicius: In realtà abbiamo un rapporto molto semplice, perché io già non faccio un cinema del reale, che resta di finzione, non ho mai chiesto ad un attore di mettersi a nudo o di mostrare i veri sentimenti che prova. È sempre una questione di recitazione, quindi si tratta dei sentimenti provati da un personaggio di fantasia. Tra le due tipologie di sentimenti c’è chiaramente una separazione. Detto questo, quando lei è sul set mi conosce talmente bene che assume anche la posizione della super assistente, aiutandomi a semplificare il dialogo con gli attori nei momenti in cui non riesco a farmi capire da loro. Per esempio, ci sono attori che necessitano continuamente di essere rassicurati, quindi Bérénice va da loro e gli dice “Guarda che non te lo ha detto, ma Michel ti trova assolutamente fantastico” (ride).

 

Che rapporto ha Michel Hazanavicius con l’horror?

Michel Hazanavicius: Io non nutro una vera e propria passione per il cinema horror, è Bérénice che è molto più appassionata di me. Mi fanno paura e trovo che la vita sia così bella da non ritenere di amare l’horror per quello che ci dice rispetto alle bruttezze della vita. Come genere cinematografico, però, lo trovo assolutamente interessante da esplorare per lavorarci sopra, anche se non mi coinvolge.

 

Cosa si prova ad interpretare un ruolo con tutto quel sangue che schizza?

Bérénice Bejo: Devo dire che un attore ama particolarmente l’occasione di potersi mascherare e misurare in qualcosa che è fuori dal comune, quindi è sempre molto piacevole questo sgancio dalla realtà in un lavoro di fantasia. Detto questo, il sangue finto si asciuga, quindi dà fastidio e non lo si può toccare (ride). Per quanto riguarda il mio amore nei confronti del genere horror, devo dire che ne guardo sempre meno, perché la vita è abbastanza complicata, ho dei figli e, forse, sono diventata un po’ fifona anche io (ride).

 

State lavorando a qualche nuovo progetto?

Michel Hazanavicius: Sto lavorando ad un film di animazione con disegni all’antica tratto dal testo La merce più preziosa di Jean-Claude Grumberg. La voce narrante è di Jean-Louis Trintignant, qui alla sua ultima fatica cinematografica prima della sua scomparsa.

 

Quale è il film della vita che un autore dalla filmografia così varia e a cui piace chiaramente sperimentare, dal muto di The artist al nuovo lungometraggio animato, sogna di realizzare?

Michel Hazanavicius: Io ho sempre paura di annoiarmi, anche da spettatore quando vado al cinema cerco di cambiare in continuazione. Ho l’angoscia di ripetermi. In tutto questo, però, non ho in mente un film che dovrà necessariamente rappresentare per me il traguardo. Mi piace lavorare ad un film come fosse ogni volta l’ultimo, ma anche il primo. Da questo punto di vista, il film lo scopro facendolo, credo sia questo il motore che mi porta avanti in ciò che faccio. Non so se un giorno arriverò a fare un film che sintetizzi tutte le sperimentazioni che ho fatto. Diciamo che potrei fermarmi se dovessi arrivare a fare un film del livello di Una vita difficile.

 

A questo punto, quali sono i registi che vi piacciono e che vi hanno fatto appassionare al cinema?

Michel Hazanavicius: Devo dire che quelli che hanno fatto nascere la mia passione per il cinema sono autori molto antichi, ma ciò non significa che nel corso della mia carriera non abbia affinato i miei gusti e non abbia amato registi contemporanei. Parto da cose molto sofisticate e classiche, come Il terzo uomo, i film di Orson Welles, quelli di John Ford, le commedie di Pierre Richard e Jean-Paul Belmondo, dove traspare la gioia del fare cinema e delle storie che vengono raccontate. Poi la Commedia all’italiana, che è diventata un vero e proprio modello cinematografico completo per la possibilità che offre di accedere alla storia da parte del pubblico che la guarda, ma anche di divertirsi e, al tempo stesso, di rimanere radicata in una realtà molto umana.

Bérénice Bejo: Io volevo diventare attrice da quando avevo cinque o sei anni e non l’ho scoperto con i cartoni animati della Disney. Fin da piccola, grazie ai miei genitori, sono stata a contatto in particolare con il cinema americano, quindi con le commedie di Billy Wilder e George Cukor, con i film western. Tutta la golden age del cinema americano nel momento in cui l’Argentina e tutta l’America Latina era esposta ad esso. Quindi, io a cinque o dieci anni ammiravo attrici come Marilyn Monroe e Katharine Hepburn, che non erano certo mie contemporanee. Poi, in adolescenza ho scoperto il cinema francese, la Commedia all’italiana, Pietro Germi e Mario Monicelli. Però il piacere del cinema io lo identifico con titoli come Cantando sotto la pioggia, perché i miei genitori mi facevano vedere almeno un film alla settimana, quindi il mio desiderio di farne nasce dal mio gusto di spettatrice.

 

Francesco Lomuscio