MIZA MAYI: la bellezza del divenire

Donna, bambina, ragazza… mescolando questi processi e accompagnandoli com’è doveroso fare. E poi piano piano fino a cullare la consapevolezza che è storia della realtà che si vive ogni giorno. Miza Mayi, afro-italiana è divenuta artista in prima persona con le sue canzone raccolte in questo bellissimo disco dal titolo “Stages of a growing flower”. Anche il titolo la dice lunga. Ed è bellezza estetica quotidiana, come nel nuovo video “Flowers” ma è anche raffinata ricerca di particolari come in tutti gli arrangiamenti molto internazionali, di quel lounge metropolitano, di visioni un po’ pop e un po’ R’n’B. C’è intimità che si fonde con il suono digitale, c’è il sax preparato di Jessica Cochis e poi ci sono quei sapori che restituiscono a questo disco il lasciapassare per star bene ovunque si guardi. Un bellissimo ascolto…

Noi parliamo spesso di estetica. La bellezza si sa è donna. Nella musica, la bellezza cos’è secondo te?
La bellezza nella musica è armonia, è l’accordo perfetto al momento perfetto, è il brivido lungo la schiena che arriva insieme a un emozione reale.

E più in generale, per un’artista come te che nella musica ricerca molto il senso del bello, cosa significa la parola estetica?
L’estetica ha origine dalla parola greca  αἴσθησις, che significa “sensazione”. Originariamente l’estetica rappresentava l’aspetto della conoscenza che riguarda l’uso dei sensi. Perciò non possiamo parlare di ciò che è bello – come spesso accade – ma di ciò che trasmette una sensazione e quindi un’emozione. Nei testi delle mie canzoni tendo a inserire molte immagini, sensazioni tattili, profumi, ogni sensazione mi riconduce a un emozione. Quando canto sento il profumo di arancia amara di Tom Tom Town, Kundalini Love profuma di olio di cocco, Golden profuma di terra nera, Flowers ha il profumo del Mare del Nord, giusto per farvi qualche esempio concreto.

Parliamo di soul che poi trovo che sia la matrice che lega assieme la spiritualità della tua musica. Anima e ispirazione. Parliamo di tutto questo. Perché tutto questo arriva in un disco come questo… che crescita è stata la tua? Di questi stadi di crescita ne ricordi uno che ha determinato proprio la donna e l’artista che è oggi Miza Mayi?
La crescita deriva sempre da momenti di forte crisi, avviene quando ci si sente stretti, intrappolati in qualcosa che non ci appartiene. Ognuno di noi vive in una costante crescita fatta di “momentum”. Il momentum è come un’onda che sale e poi scende, può avere una durata variabile, un giorno, un anno o un respiro, un battito di ciglio. Ogni momentum porta a una rivelazione, piccola o grande che sia. Tra i vari stadi di crescita ricordo un momento particolare, mi ha fatto soffrire molto, ma non ne voglio parlare, ha interferito con la mia felicità e mi ha dato la forza di reagire. Ho metabolizzato il dolore e canalizzando tale energia ho creato qualcosa di nuovo e costruttivo. Queste esperienze fanno crescere e formano il nostro carattere perciò posso dire che nulla accade mai per caso, la differenza sta solo nel modo in cui riusciamo a gestire la situazione in sé.

E questo disco, alla fine della produzione, quanto somiglia alla persona che sei nel privato?
Vivo mille emozioni contrastanti, sono riflessiva ma anche folle, timida ma anche esplosiva, ironica ma anche mistica. Sono alla costante ricerca di emozioni che mi facciano sentire le farfalle tra le costole e il cuore e a volte mi rinchiudo nel mio guscio a pensare al divenire di ogni cosa. Nell’album c’è tutto questo e non c‘è esitazione, non ci sono dubbi inespressi, tutto è molto chiaro e ben definito. Ho finito di scrivere il disco due anni fa circa e ora sto vivendo una nuova fase perciò ho già dell’ottimo materiale per scrivere il secondo disco.

Vorrei sottolineare l’ultimo brano “Tom Tom Town”. Perché sembra quasi che il tuo messaggio sia che prendere consapevolezza, quindi la maturazione, quindi il divenire sia un momento di felicità. Sbaglio?
Per essere felici bisogna essere un po’ folli. Il brano è nato per caso, dal suono di un pianoforte distorto ascoltato per caso, è stato scritto a sei mani insieme a Jessica Cochis ed Eros Cristiani, loro hanno curato tutta la parte strumentale, gli arrangiamenti e la produzione, io ho curato testo e melodia. Vivo la fase creativa come un gioco dove si può osare e ci si può lasciare andare, è questa la leggerezza del vivere, è questa la felicità.

Dall’Italia cos’hai preso?
E’ un immagine strana, come quando ci si chiede se un bambino somigli di più alla mamma o al papà, quel bambino assomiglia a se sesso e a nessun altro. L’Italia è il paese in cui vivo e nel quale sono cresciuta. Non ci sono elementi della mia persona che determinino le mie origini in percentuali più o meno definibili. Che cosa di me è congolese e cosa di me è italiano? Non lo so, io so solo che ho tutto il mondo a mia disposizione e un infinità di impulsi e modelli che mi ispirano, sono l’insieme di tutti gli sguardi che ho incrociato, di tutte le mani che ho stretto, di tutti i passi che ho fatto senza nessuna etichetta geografica o sociale.