Mondospettacolo incontra Ke Huy Quan de I Goonies, al cinema con Everything, everywhere, all at once

Distribuito da I Wonder Pictures, è nelle sale cinematografiche italiane dal 6 Ottobre 2022 Everything, everywhere, all at once, che, diretto da The Daniels (al secolo Dan Kwan e Daniel Scheinert) racconta una storia universale passando per tutte le dimensioni possibili del tempo, dello spazio e dell’essere.

Affiancato da Michelle Yeoh e Jamie Lee Curtis, ne è protagonista il Ke Huy Quan che, ricordato dai fan della celluloide anni Ottanta per essere stato il piccolo Short di Indiana Jones e il tempio maledetto e il genietto Data de I Goonies, ha incontrato a Roma la stampa insieme a Jonathan Wang, produttore del film.

 

Quando hai letto la sceneggiatura di questo film, così folle e fuori di testa, cosa ti ha spinto a prendervi parte?

Ke Huy Quan: Ho riso tantissimo, ma anche pianto molto. Si tratta di una sceneggiatura scritta veramente bene, qualcosa che davvero non leggevo da tantissimi anni e speravo di imbattermi in un progetto come questo. Però a Hollywood non ti propongono cose di questo genere, che raccontasse di personaggi come questi, di origine asiatica. Mi ha colpito tantissimo, mi ha suscitato tante emozioni, mi ha commosso. Qualcosa che desideravo da tanto tempo vedere sullo schermo, a prescindere dal fatto che io vi partecipassi o meno. Ovviamente, sono stato contento perché il mio desiderio è stato esaudito e devo dire che tante sensazioni mi accompagnano ancora oggi. Ogni giorno mi sento grato di aver partecipato al film e, ogni tanto, mi devo dare un pizzicotto per essere sicuro di essere sveglio, perché non riesco a credere che ciò sia accaduto.

 

Quanto ti sei divertito ad interpretare un padre di famiglia che, in un certo senso, sembra la versione adulta di Data de I Goonies, visto che ha molti gadget particolari?

Ke Huy Quan: È stata una gioia dall’inizio alla fine, non potevo credere che sarei riuscito ad interpretare tutte e tre le versioni del personaggio. Devo dire che il dio della recitazione ha avuto un occhio benevolo nei miei confronti, si è preso cura di me e ha detto “Sono vent’anni e passa che non reciti, ti do qualcosa di veramente particolare e speciale da fare.

 

Il tuo personaggio ha anche molta azione…

Ke Huy Quan: Mi sono allenato per circa quattro settimane, anche perché, sebbene io abbia una formazione in arti marziali, lo stile presente nel film è particolarissimo, non lo conoscevo, quindi ho lavorato sodo e ci ho messo molto impegno. Per tantissimi anni, in realtà, ho lavorato in film di questo tipo, ma non davanti alla macchina da presa, dall’altra parte, allora non pensavo che sarei mai riuscito a partecipare a tali scene d’azione recitando io.

 

Parliamo di queste tre versioni del personaggio che interpreti…

Ke Huy Quan: Mi è veramente piaciuto interpretare tutte e tre le versioni del personaggio, perché ciascuna significa qualcosa di diverso per me ed occupa un posto particolare nel mio cuore. Ho amato tutte e tre le versioni di Waymond.

Jonathan Wang: Se avete notato, a seconda dei vari universi cambiano sia l’aspect ratio che la rosa dei colori. E questo è molto interessante, poi, personalmente, quello del procione mi è piaciuto particolarmente.

 

Come è stato condividere il set con due grandi star come Michelle Yeoh e Jamie Lee Curtis?

Ke Huy Quan: È  stato incredibilmente fantastico, bellissimo, perché, per quanto leggendarie siano come attrici, sono in realtà persone estremamente gentili, generose e divertenti. Ogni giorno era un piacere andare sul set, ho imparato moltissimo da loro. All’inizio delle riprese ero estremamente nervoso e timoroso, mentre loro mi sostenevano, aiutavano confortavano dicendomi che stavo facendo un bellissimo lavoro.

 

Quanta libertà hai avuto sul set, considerando la sceneggiatura così folle?

Ke Huy Quan: Come accennavo, la sceneggiatura era scritta così meravigliosamente bene che quando abbiamo iniziato le riprese non sono stati apportati cambiamenti. Come avete visto, poi, il mio personaggio ha moltissime battute, quindi prima delle riprese ho dedicato tantissimo tempo allo studio a memoria dei dialoghi. Fortunatamente, non me le hanno cambiate, altrimenti sarebbe stato difficile modificarle e memorizzarle di nuovo. Tra l’altro, le indicazioni di regia erano così precise e attente che era praticamente semplice andare sul set, mettersi davanti la macchina da presa e dire le proprie battute.

Jonathan Wang: I Daniels hanno questa filosofia del rapporto ottanta venti. Ottanta per cento è il contributo che secondo loro i collaboratori devono dare, mentre il venti rimanente è quello che loro pensano debba essere sullo schermo il risultato. Per esempio, nelle sequenze dei combattimenti il venti per cento era “Vogliamo che si veda la faccia di chi sta lottando”, per il resto hanno lasciato libertà agli attori e a tutti gli altri per realizzare quel che volevano.

 

Tu sei un icona del cinema anni Ottanta grazie a I Goonies e, prima ancora, Indiana Jones e il tempio maledetto. Secondo te, quanto è cambiato il cinema d’intrattenimento per ragazzi da allora ad oggi?

Ke Huy Quan: In realtà, una cosa che da allora non è cambiata è la difficoltà di raccontare una storia con personaggi veramente interessanti. Quello che invece ritengo sia cambiato è che oggi tutto è molto più costoso rispetto al passato, quindi è estremamente difficile fare film. Al contempo, però, per gli attori oggi ci sono molte più opportunità, anche perché non necessariamente è necessario ora avere grandi studios, grazie allo streaming e alle piattaforme. È possibile quindi lavorare di più e a Hollywood sono diventati molto più inclusivi, c’è la rappresentazione di altre culture e persone come, appunto, gli asiatici. Questo in passato era molto meno diffuso e frequente.

Jonathan Wang: Sapete molto bene che ciò che ottiene il maggior numero di click non è qualcosa di bello nella struttura creativa ma, magari, un titolo in cui si parla del cazzotto in faccia a Kim Kardashian. Quindi, nella narrazione, alla fine, quello che attira la massima attenzione è il minimo comune denominatore. Allora, per realizzare un film è fondamentale chiedersi come riuscire a raccontare una storia rendendola interessante e attraente. Il concetto non è nascondere le verdure nella caramella, ma renderle così appetibili che le persone vogliono poi mangiarsele. In Everything, everywhere, all at once ci sono il trauma, lo scontro generazionale, la riconciliazione familiare e la storia d’immigrazione, ma tutto confezionato in maniera divertente e attraente per attirare il pubblico.

 

Nella tua vita personale quanto ha influito essere stato una baby star del cinema?

Ke Huy Quan: Devo dire che ciò ha avuto assolutamente un impatto fortissimo sulla mia vita. Lavorare nella mia prima esperienza di cinema con Steven Spielberg, George Lucas e Harrison Ford ha veramente piantato il seme del mio desiderio di fare l’attore, di vedere come si recita. Poi, avere questa seconda chance di tornare dietro la macchina da presa per me è stato qualcosa di eccezionale, perché io amo oggi la recitazione esattamente come la amavo quando ho interpretato il mio primo film. Tra l’altro, non credo che anni fa avrei potuto interpretare queste tre versioni di Waymond se non avessi fatto l’esperienza di vita che ho vissuto.

 

Francesco Lomuscio