Paolo del Fiol, nato il 23 Aprile 1976, è appassionato di cinema fin dall’infanzia , sopratutto genere horror/fantastico. Di origini friulane,vive attualmente in provincia di Milano, ma considera Giappone e Grecia le sue seconde patrie. Dopo la maturità classica e la laurea in CTF, coltiva la sua passione come pubblicista prima sul quotidiano L’Opinione e poi come redattore della rivista Buioinsala. Nel 2002 comincia l’avventura nel mondo del cinema indipendente , vincendo il primo premio nel 2005 al Joe D’Amato Horror Festival, organizzato da Paolo Ruffini, col cortometraggio Where am I? (coregia con Dominik Flacio). Nel 2004 conosce Reiko Nagoshi, che diventerà sua moglie nel 2005. Durante i suoi due anni di permanenza in Giappone , creerà quello che è il suo marchio di fabbrica: l’insolita commistione tra l’horror giapponese e il cinema di genere italiano anni 70, sotto il nome di Himechan Movie Production (Himechan era il nome della adorata Akita Inu scomparsa prematuramente). Esordisce nel 2013 con il lungometraggio a due episodi Connections, codiretto con Daniele Misischia (mentre il mediometraggio Kokeshi girerà nei festival esteri come stand alone). Il film è è stato anche il primo incontro con l’attore Paolo Salvadeo, presente in tutti i lavori successivi. E’la storia di una coppia di serial killer, sorella e fratello, in cui la donna è affetta da analgesia congenita CIP e sfoga la sua frustrazione su giovani donne. La vittima sbagliata,una ragazza giapponese, interpretata da Reiko Nagoshi, li farà finire dalla padella alla brace. Il film ha avuto un disceto successo in Italia ed è apparso sia sulla famosa rivista Splatter che nel libro La notte Piu Lunga del Mondo di Samuele Zaccaro, dedicato alle bambole assassine. Seguono Holdouts (2014), vincitore di della categoria Best Short and Smart al Fi Pi LI horror festival 2014, inserito poi nel collettivo 17 a Mezzanotte, ideato da Davide Pesca, ispirato ai soldati fantasma giapponesi. Nel 2015 realizza Neo Sekigun- the new red army-,per il lungometraggio collettivo Adrenaline, ideato da Daniele Misischia. Non è un horror, ma le tinte sono molto forti ed è quello che il regista considera il suo cortometraggio migliore. Ispirato ai lavori di Koji Wakamatsu ed alla Nihon Sekigun (la famosa armata rossa giapponese), è la storia della leader di un gruppo di estrema sinistra, attivo in Palestina nei primi anni 70, che fa di tutto per salvare l’amica giornalista caduta nelle mani di un criminale di guerra. Il 2016 è la volta di un’importante progetto, Sangue Misto, ideato da Davide Scovazzo, a cui Del Fiol partecipa col mediometraggio Mochi, a fianco di altri mostri sacri come Raffaele Picchio e Lorenzo Lepori. Mochi è un omaggio ai monster movie giapponesi, dove un direttore d’orchestra, interpretato da Rimi Beqiri, si mette sulle tracce di una misteriosa cantante lirica che nasconde un bizzarro segreto. Nel 2019, poco prima della pandemia, realizza l’episodio per il lungometraggio Dead sins of ten commandemts, sempre ideato da Davide Pesca, dal titolo Malakia, distribuito per l’home video in Usa. Un corto di soli 4 minuti, in cui appare per la prima volta il tema dei ritornanti, motivo principale del lungometraggio Devil Times Two. Molto importante per la sua formazione è stato il lavoro, dal 2015 fino al 2019, come regista pubblicitario professionista per la famosa multinazionale FF Group, per cui realizzerà diverse campagne di moda in Asia ed Europa. Questo lavoro lo porterà a trasferirsi ad Atene per quasi tre anni. Durante il lockdown scrive due sceneggiature per lungometraggi, Land Of the Witch (tratto dai lavori di Giulia Reine, attrice e regista con cui ha parecchio collaborato) e Devil Times Two, girato tra Settembre 2021 e Maggio 2022, pronto a fine Giugno. Quindi il 2021 può essere considerato il vero ritorno alla regia, con il primo lungometraggio della durata di 120 minuti. Devil Times Two nasce dall’idea di voler ricreare un film anni’70, sopratutto quel tipo di cinema totalmente dimenticato di cui molte volte sono andate perse le pellicole.
Da qui nasce la leggenda metropolitana di Devil Times Two, una piccola produzione di cui non si ricordava nulla, andato in onda su una TV locale veneta solo un paio di volte. Ma solo quella tramessa l’8 Dicembre 1983, alle 3,30 , è l’unica rarissima copia integrale, ritrovata per caso su una vecchia VHS. E così verrà presentata al pubblico, in formato 4:3, con tanto di logo Tv e stralci di pubblicità dell’epoca. La storia è un horror satanico a forti tinte erotiche, proprio come andava di moda negli anni ’70. Nei boschi attorno ad un vecchio convento in rovina, a pochi km da Milano, teatro di una strage nel ventennio precedente, si dice esista una delle porte dell’inferno. Dopo il ritrovamento di alcuni cadaveri, vengono inviati sul posto ad indagare due esorcisti esperti (Paolo Salvadeo ed Enrico Luly) che, con l’aiuto della severissima Madre Dolores (Amira Lucrezia Lamour), cercheranno di fare luce sulla vicenda. Il male però è in agguato nella forma di due bellissime e letali “Ritornanti” (Erika Saccà e Reiko Nagoshi), anime dannate fuggite dall’inferno, che daranno del filo da torcere al team di ecclesiastici. Un lavoro veramente fatto col cuore e tanto impegno da parte di tutti,a partire dalla leggenda di Astaroth frutto di fantasia, che giustifica le porte dell’inferno sparse sul pianeta, fino alla caratterizzazione dei personaggi. Le due ritornanti non parlano quasi mai eppure sono diametralmente opposte, una molto sexy e l’altra apparentemente innocente, che si dimostra in realtà la più sadica. Nel film sono presenti diverse citazioni da altri film horror famosi, da Nightmare a Il ritorno dei morti viventi, piuttosto semplici, mentre altre più nascoste sono solo per veri nerd (a partire dal nome delle due protagoniste). Il cast è variopinto e presenta sia volti noti nel panorama indie italiano, sia new entry che si sono dimostrate vere e proprie rivelazioni. Le due protagoniste, Erika Saccà (Jamine), alla sua prima esperienza cinematografica e Reiko Nagoshi (Umeko), moglie ed attrice feticcio del regista, sprizzano sensualità e perfidia da tutti i pori, mentre Amira Lucrezia Lamour, i cui sguardi ricordano quelli di Bette Davis, è perfetta nel ruolo della severa Madre Superiora. Denise Brambillasca interpreta molto bene una fidanzatina gelosa, mentre Martina Vuotti, attrice teatrale e ballerina, alla sua prima esperienza nel cinema, è tenera nel ruolo di una timida studentessa. Anche il cast maschile si difende bene con Paolo Salvadeo nel ruolo del giovane impavido esorcista ed Enrico Luly (Padre Taro), attore teatrale e cinematrografico molto noto nel panorama ligure ,nel ruolo di un vecchio esorcista prossimo al ritiro, il cui passato è tormentato da spaventosi segreti. Si aggiunge anche Alessandro Carnevale Pellino (attore e sceneggiatore, presenza costante nei film di Roberto D’Antona) , prima vittima del film, mentre il regista stesso interpreta la vittima di uno snuff movie veramente disturbante. Un plauso anche alle parti minori, Giulia Reine, Laura Avogadri, Desiree Boschetti, Tito Bianchi e il cagnetto Ryujiro.Le musiche evocative, in stile anni 70, sono di William Novati, gli effetti speciali di Reiko Nagoshi, mentre le creature sono state realizzate dal maestro Fabio Taddi. Per il futuro Del Fiol ha in preparazione Devil Times Two Part II e Il Giro di Ryujiro, altro lungometraggio in preproduzione, poi accantonato causa trasferimento in Grecia. E’ la storia di un cagnetto fuggito da un canile, che si ritroverà a combattere, assieme ad un vecchio, unico sopravvissuto in un paese fantasma, i Migo, gli alieni invisibili inventati da Lovecraft che hanno come unici nemici cani.
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