Mondospettacolo intervista l’attore Ettore Nicoletti

Sei il protagonista della web serie svizzera “Arthur” che ha riscosso grandissimo successo, vincendo tanti premi nel mondo, tu in primis come migliore attore protagonista. Chi è Arthur e come lo ha incontrato Ettore?

Arthur è un serial killer che arrivato ai quarant’anni decide che è ora di smettere di uccidere, abbandonare la propria “attività” e cercare di redimersi. Ma la tentazione è sempre dietro l’angolo e i “vizi” sono davvero difficili da abbandonare.

In una frase della serie Arthur cita una massima di Cioran “ Il destino può cambiare, la nostra natura mai”.

Il taglio della serie è ironico e molto noir. Una sorta di Black Horror Comedy che ha ottenuto uno strepitoso successo in tutto il mondo, la prima stagione nata come serie web ha vinto il World Web Series Cup e la seconda è attualmente al primo posto. Ora spiegare come ho incontrato la mia parte Serial Killer non è così facile…. È un territorio molto delicato. Ho cercato di mettermi in contatto con le mie dipendenze più profonde, le mie idiosincrasie, la mia parte cinica e quel desiderio di spegnere il rumore del mondo che tutti noi abbiamo e per fortuna anche teniamo a bada. Arthur piano piano è diventato per me una seconda pelle, in costante lotta fra istinto e ragione, tra necessità e volontà…. Ora so esattamente dove si trova dentro al mio corpo, nelle mie emozioni e nella mia logica di pensiero.

Mi ha salvato ovviamente l’ironia del personaggio, molto sottile ed estremamente divertente.

La serie è stata prodotta dalla RSI televisione svizzera, è in onda sul loro canale Suisse Play per il territorio svizzero. Per il resto del mondo è al momento visibile gratuitamente su YouTube: https://youtube.com/playlist?list=PLSuaY-S1aMaCq8hZyEDnC1160Hy23dV5n

Cosa hai portato con te da questa serie e da questo ruolo dopo la fine delle riprese?

Affrontare un ruolo da protagonista assoluto mi ha dato fiducia in me stesso, voglia di giocare senza giudizio e mi ha messo in forte contatto con la mia creatività. Era necessario per portare la responsabilità di una serie sulle spalle. Ecco, io l’ho presa in braccio questa serie, me la sono coccolata come un bambino. Un’altra cosa veramente importante è stata la famiglia che si è creata sul set, con tutta la crew e soprattutto con il produttore Alberto Meroni, con il regista Nick Rusconi e la sceneggiatrice Carla Clavuot. Al mio fianco ci sono attori straordinari, Vanessa Compagnucci, Alessandro Cremona; sono incontri che mi hanno fatto sentire nel posto giusto al momento giusto.

Nella tua esperienza di attore ha un ruolo molto importante l’uso della voce. Spesso utilizzi questo strumento come modalità principale di espressione, in particolare nel programma radiofonico di Radio 1 “Re Noir. I colori del giallo” e da un po’ di anni a questa parte al Festival Cesenatico Noir. Che differenze e particolarità trovi in queste occasioni rispetto a quando sei in scena sul palco o di fronte alla camera con il corpo, le espressioni, la gestualità?

Io ho cominciato con la radio quindi per me è un po’ un ritorno a casa. Una delle mie case. Adoro giocare con la voce, è uno strumento divertente e con grande potenziale. E’ connesso con la nostra emotività, il nostro corpo, i nostri sensi… è l’espressione di noi stessi. In radio quando leggo i brani noir sono sempre su un filo del rasoio, un lavoro molto tecnico ma riesco a trovare comunque uno spazio per improvvisare, lasciare andare. Ho scoperto un amore profondo per la mia voce che mi aiuta a trovare l’amore per me stesso.

Sei nel cast del film “999. L’altra anima del calcio” di Federico Rizzo, recentemente presentato allo “Sport Movies & Tv – Milano International FICTS Fest”. Secondo te lo sport può essere una metafora potente per parlare della vita e dell’uomo? In particolare questo film cosa racconta e quale è il tuo ruolo?

Il film è la trasposizione cinematografica del libro omonimo di Paolo Amir Tabloni, ha la regia di Federico Rizzo, una produzione Oblivion, e insieme a me nel cast ci sono una favolosa Anita Kravos, Tatti Sanguineti e Luis Molteni.

Questa brevemente la trama: Lorenzo ha diciassette anni, è un attaccante, vive con la sua famiglia e gioca nelle giovanili del Piacenza. Ha l’impeto di chi vuole arrivare e sa di essere forte, ma non sa fare squadra e la sua ribellione sfocia presto in frustrazione tanto da mettere in discussione il suo sogno di diventare un grande calciatore. “999, l’altra anima del calcio” è un film fatto di sogni che diventano incubi, un gioco che non è più divertente, che racconta l’altra anima del gioco del calcio, quella fatta di campioni mancati, rinunce, delusioni, abbandoni e rivincite. Il film si rivolge a chi, dopo il fallimento di una carriera sportiva e non, è in cerca di una seconda possibilità. È amore per lo sport, rispetto per se stessi e per i propri sogni.

Un inno alla perseveranza e alla consapevolezza che fallire nello sport non significa assolutamente fallire nella vita, e che i sacrifici fatti inseguendo una carriera seppur sfortunata, possono e devono comunque servire alla costruzione di uomini e donne migliori.

Io interpreto il padre di Lorenzo, un ex calciatore che non ce l’ha fatta… uno dei 999 appunto. Che riversa i suoi sogni irrealizzati e la sua frustrazione sul figlio che ama tantissimo.

Cosa ti ha spinto a diventare attore?

L’amore per il palcoscenico che ho sentito fin da piccolino quando recitavo nelle operette della parrocchia. Il fascino del lavoro costante su se stessi e del mettere a nudo le proprie vulnerabilità. Una sorta di attrazione mista alla paura alla quale non ho resistito.

Se non recitassi, cosa faresti?

Credo lo psicologo.

Cosa ti ispira nel tuo lavoro e nella tua vita?

Tutto quello che mi circonda, le persone, le piccole cose, la natura. Cerco di cogliere lo “straordinario” del quotidiano.

Con quale regista ti piacerebbe lavorare?

Tarantino. Senza dubbio.

Un film da rivedere?

 “The Father” con Anthony Hopkins. Magistrale.

Chi ti ha dato il consiglio migliore per la tua vita e il tuo lavoro e quale daresti a te stesso ora?

Un mio insegnate di Londra poi diventato uno dei miei migliori amici e regista di un mio spettacolo (che porterò in scena il 16 dicembre al Teatro degli Angeli a Bologna) Mi disse “sei seduto sull’oro e scavi tutto intorno Ettore. Nei posti sbagliati” … Mi ha aiutato a lasciarmi rivelare senza interferenze. Ora mi direi: “buttati e divertiti, sbaglia con gioia. “

Come utilizzi i social media? Quale rapporto hai con loro?

Non sono un grande utilizzatore, o meglio vado a periodi. Cerco di metterci la faccia, di fare vedere quello che sono. Ho però bisogno di momenti di stacco e di solitudine e privacy. Cerco di proteggere la mia vita privata e le relazioni importanti.

Cosa ti rende orgoglioso?

Il coraggio delle scelte che ho fatto, la mia determinazione e la mia vulnerabilità. Le mie fragilità sono una risorsa per me.

Cosa ti fa arrabbiare?

Tantissime cose. Tantissime. Ma le peggiori sono la privazione della libertà, dell’espressione del proprio pensiero e delle proprie emozioni, la mancanza di rispetto e la manipolazione.

Cosa ti preoccupa di più?

C’è tanto da preoccuparsi in questo periodo che non saprei cosa scegliere. Il problema ecologico è tra i primi della lista per me.

Una verità su te stesso?

Sono timido. E tutti mi dicono “chi, tu? Dai lascia andare…” E si mettono a ridere. Credo che sia così invece. Molto timido. E ho deciso di affrontare questa cosa e buttarmici con tutto me stesso. Come dovremmo fare con le nostre paure.

A.A.