MONDOSPETTACOLO MUSICA: “MOM BLASTER” – L’INTERVISTA

Mom Blaster 02

Dopo un esordio a forti tinte reggae e dub (“We Can Do It”, 2013), il quartetto abruzzese, con il nuovo singolo “Ciò che è giusto”, annuncia un cambio piuttosto netto di direzione.

Ciao ragazzi e benvenuti! Toglietemi subito una curiosità: di chi è l’idea del nome e da cosa avete preso spunto?

L’idea del nome ci è venuta osservando la nostra cantante Monica: è dolce come una mamma ma sul palco diventa una potenza distruttrice, nel senso buono del termine; da qui Mom Blaster.

E’ da poco uscito il vostro nuovo singolo “Ciò che è giusto”: ci fareste una panoramica generale del brano, sia testualmente che musicalmente? Come si è originato?

E’ nato prima il testo: come diciamo sempre, per noi è un manifesto politico, in questo periodo ci si dimentica del rispetto e della libertà altrui, quindi ci andava di proporre un testo dove chi ascolta si ferma a riflettere e a pensare. La musica l’abbiamo concepita in funzione del testo, con delle basse molto predominanti che ti prendono al petto, capaci di coinvolgerti ancora di più emotivamente.

Leggevo che anche il videoclip del singolo ha un ruolo preponderante nel diffonderne il messaggio. Su cosa avete lavorato per la sua realizzazione?

Il videoclip è un magico strumento che ti permette subito di capire qual è il messaggio della canzone, ci siamo concentrati molto su dei passaggi dove si evince la prepotenza del “sistema” sul più debole. Sembra che la cosa sia riuscita ottimamente grazie anche alla capacità del regista e degli attori, che sono stati bravissimi.

Con quali dischi siete cresciuti e qual è il vostro background sonoro?

Ti sembrerà scontato ma ascoltiamo tantissima musica, proveniamo anche da diversi progetti musicali che spaziavano dal jazz avant-garde fino al grunge. Abbiamo ascoltato e ascoltiamo di tutto: hard rock e prog anni 70, blues, il jazz e le sue derivazioni, il rock nel senso più ampio del termine dai ’60 ai ‘90, il reggae, il dub, l’elettronica e anche l’indie italiano per capire dove stiamo andando, anche se quest’ultimo facciamo un po’ di fatica ad ascoltarlo.

CoverMB

Parliamo dei vostri brani: come nascono solitamente? Chi è il colpevole..?

A grandi linee è Davide (Di Virgilio, batterista) che scrive il testo e butta giù una linea melodica, poi Monica riarrangia la linea melodica adattandola alle sue capacità e Marco (Cotellessa, chitarrista) ci costruisce l’arrangiamento, poi tutti insieme con Fausto (Bomba, bassista) lo chiudiamo adattandolo alle esigenze e ai gusti di tutti.

Perché avete scelto un’etichetta locale come la Ridens Records?

Perché è molto più facile relazionarsi e lavorare insieme anche nella fase di pre-produzione, cosa che molte etichette non fanno più. Siamo diventati una bella famiglia e la cosa ci piace molto, poi in futuro non è detto che firmeremo per altri ma per il momento stiamo bene così.

In una recente intervista Davide ha espresso il concetto di musicista indipendente come di un lavoratore a 360 gradi che suona, deve saper suonare ma anche autogestirsi ed organizzarsi al meglio in tutte le fasi della sua attività. La domanda è: il prossimo step del musicista indipendente quale sarà?

Il suo futuro, come quello della musica in Italia, del resto.. La prossima fase sarà quella dell’autonomia totale (cosa che già sta avvenendo). Software a computer sempre più capaci di sostituire uno studio, microfoni e attrezzature cinesi sempre più a basso costo, banda larga che aiuterà più velocemente la comunicazione e la promozione, servizi online che ti garantiscono totale autogestione come uffici stampa, booking ecc., da un lato tutto questo fa crescere molto il musicista perché deve rendersi conto di tanti aspetti, dall’altro però è la morte della musica, nel senso che se esistono professionisti che lavorano in uno studio o in un ufficio stampa o booking, ci sarà un motivo no? Bisogna studiare molto per ottenere buoni risultati, non basta avere protools sul portatile.

Passiamo alla dimensione live: come si struttura generalmente un vostro show?

Per il momento, dato che siamo una band emergente e in tanti non ancora conoscono i nostri brani, cerchiamo di alleggerire il repertorio anche con qualche cover riarrangiata sempre in stile Mom Blaster. Sappiamo che la cosa non è fantastica ma ci mettiamo anche nei panni di chi ascolta e notiamo che tra 5/6 brani nostri infilare un brano conosciuto riaccende l’attenzione e tutti rimangono ad ascoltarci fino alla fine, apprezzando anche il nostro repertorio, cosa che ci interessa di più.

Vi piace andare a suonare dal vivo? Sapendo che può sembrare una domanda banale mi spiegherò meglio: come vivete tutto ciò che precede e circonda questo lavoro (caricare gli strumenti, soundcheck, cena a basso budget, ritorno a casa)?

Anche se a volte devi affrontare ore e ore di viaggio, la cosa ci gasa da panico. E’ il motivo per cui ci sbattiamo tanto nel fare dischi e video, è il risultato ultimo a cui teniamo di più, soprattutto quando vediamo che la gente apprezza la nostra musica.

Ci date qualche anticipazione sul nuovo album? Ci sarà un cambio di direzione rispetto al precedente, “We Can Do It”..?

Ci sarà un bel cambio: dall’inglese passiamo all’italiano nei testi, molta più elettronica e meno reggae, sembrerebbe un’altra band ma lo stile rimane sempre Mom Blaster.

Prima di chiudere l’intervista, lasciamo i vostri contatti ad i nostri lettori.

Per conoscerci meglio potete visitare il nostro sito www.momblaster.com da qui avete tutti i link per i social e per il canale youtube. Per richiesta concerti scriveteci a blastermom@gmail.com oppure a info@ridensrecords.com. Grazie ancora!

Frank Lavorino