Moostroo: dicotomia o dilogia. Bellezza del bene e del male

Argomento immortale quello che lega il tutto al suo contrario. E qui i tarocchi disegnati da Lucrezia Fontana in arte Aizer, carte che accompagnano la pubblicazione del disco. Anzi, la pubblicazione fisica passa quasi esclusivamente da qui… potere immaginifico dentro allegorie antiche. Com’è antico il concetto di bene e di male. Ma l’esoterismo chiamato da questi mille discorsi si traduce poi dentro un suono viscoso di rock underground che agli anni ’90 deve molto e al futuro digitale di alcune soluzioni. Sono i Moostroo, sono Dulco Mazzoleni, Francesco Pontiggia e Igor Malvestiti. Ascoltiamo “Male”, primo disco di una dilogia e parliamo di bellezza

Noi iniziamo sempre parlando di bellezza. Perché non c’è solo la bellezza estetica delle vetrine. Per i Moostroo che cosa significa davvero bellezza?
La bellezza nella storia è stata definita in molteplici modi. Ci pare che in tutti i modi in cui è stata categorizzata ci sia sotteso il concetto di piacere. La bellezza produce piacere, poi ciascuno ha i propri canoni di bellezza. Per noi la bellezza è trovare il senso delle cose, anche quando esprimono contraddizione, anzi pare proprio che l’intero universo sia retto da complessità e contraddizione. Che vogliamo fare, rinnegare la realtà?

E dunque vi chiedo: come e dove trovarla? O ancora: come sapete d’averla raggiunta?
In definitiva facciamo arte e come i sapienti ci insegnano, è il linguaggio predisposto per coltivare la bellezza. Per quanto ci riguarda, il Moostroo la cerca suonando e a noi piace. Capiamo di averla raggiunta quando tutti e tre ci compiacciamo del risultato finito e smettiamo di fare a botte.

Il dietro le quinte di questo disco è un dualismo tra bene e male, tra luci e ombre… dunque anche tra bellezza e indifferenza?
Abbiamo impostato il lavoro concentrandoci sul rapporto dialettico tra due poli opposti: caos e ordine e abbiamo semplicemente rilevato quanto i due poli siano costitutivi della rappresentazione dell’uomo nel mondo in molteplici e pervasive forme. Si tratta perciò di due dischi in dialogo tra loro dalla forte matrice critica e autocritica, con una doppia forma: politica ma anche intimista. Il pensiero dicotomico (che divide tutto in due) è tipicamente occidentale, ma la realtà di rivela più complessa di quanto si immagini. C’è compenetrazione tra due concetti che comunemente riteniamo opposti tra loro, la differenza è intesa come un riferirsi vicendevole per contrapposizione. Insomma, bene e male o male e bene? Vicendevolmente, uno sussiste grazie all’altro e la separazione fra i due poli concettuali non è sempre netta, tutt’altro. Questa è la sintesi dell’idea dei due dischi. Ne risulta un’opera che pone attenzione sulla responsabilità individuale nella dimensione sociale in relazione al bene e al male, alla distruzione e alla creazione, all’ordine e al caos. Obiettivo presuntuoso e arrogante, ma orgogliosamente sbandierato. Infatti riteniamo da un pezzo che la festa sia finita e che sia il momento di cantare contenuti di senso, fieri che siano pesantissimi e poco sbarazzini perché di ciò sentiamo urgenza.
Bellezza e indifferenza non sono necessariamente concetti contrapposti, a volte ciò che è canonicamente bello ci è indifferente e veniamo al contrario attratti dall’imperfezione, dall’anomalia, dall’originalità, dalla particolarità che attivano in noi curiosità e visioni dissimili da quelle formalmente riconosciute come prototipiche.

Ed è forse questo il concetto che giustifica anche la presenza dei Tarocchi come filo conduttore? Ogni arcano porta con sé una duplice lettura di base…
La funzione del tarocco è di tradurre in immagine un’idea e, caricandola di valore simbolico e proiettivo, renderla un oracolo in grado di sollecitare maggiormente l’empatia e l’autoriflessione. Lucrezia “Aizer”, giovane artista, ha tradotto in meravigliosi mostruosi disegni le sollecitazioni che noi le abbiamo dato in relazione a ciascuna canzone. Abbiamo fatto dialogare i dischi tra di loro anche nelle carte, che a ben vedere non sono veri tarocchi, ma ad essi si ispirano. Ciascuno degli otto tarocchi rappresenta una canzone di un disco in dialogo con una dell’altro. L’idea è maturata in Do Ink Yourself, il collettivo di cui facciamo parte e l’idea è che Samu (giovane poeta della banda) legga i tarocchi dei MOOSTROO ai Live. Uno degli aspetti più interessanti del nostro progetto è proprio collaborare con altri creativi, amplifica e arricchisce le possibilità espressive, come è stato con Alessandro Villa, che cura le nostre foto-press già a partire dal precedente album.

Citandovi: quanto fa male l’ignoranza?
Malissimo. Se non sai, hai due possibilità: presupporre arrogantemente o farti pilotare da verità non tue. Le due cose ci fanno ribrezzo. Se sai ti governi da solo. E come dice il saggio, se sai di non saper un cazzo, sai già qualcosa: o ti compatisci o ti incuriosisci. La seconda ci piace di gran lunga di più.