Morbius: il Leto dai denti aguzzi

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Morbius, diretto da Daniel Espinosa e con Jared Leto nel ruolo del vampiro protagonista, è l’adattamento cinematografico del personaggio dei fumetti Marvel creati da Roy Thomas e Gil Kane.

Morbius è uno degli antagonisti dell’Uomo Ragno e di Blade. Quello diretto da Espinosa (Safe house – Nessuno è al sicuro, Child 44 – Il bambino n. 44, Life: Non oltrepassare il limite) è il terzo film del Sony’s Spider-Man Universe dopo Venom del 2018 e il suo sequel del 2021.

Il biochimico Michael Morbius soffre di una rara malattia del sangue e, nel tentativo di guarire se stesso e il suo migliore amico, anche lui affetto dallo stesso male, seguendo una sua intuizione che lo porta a miscelare il DNA umano con quello dei pipistrelli vampiro finisce vittima dei suoi stessi esperimenti, trasformandosi in un mostro. Ma sarà un eroe o un villan? Il confine tra bene è male è estremamente labile. Certamente quello di Morbius è uno dei personaggi più avvincenti e conflittuali dell’universo Marvel e Jared Leto, apprezzatissimo proprio grazie ai suoi ruoli più “instabili”, poteva effettivamente dimostrarsi la scelta giusta per quel ruolo. Tuttavia, il film non ha reso onore né alla storia, né alla caratterizzazione del personaggio.

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Di per sé, nonostante sia un continuo susseguirsi di sequenze action, Morbus risulta piatto ed estremamente poco narrativo. Il tutto è “buttato” sul piatto dando l’impressione di essere lì solo per guadagnare qualche minuto in più. Dopo pochissime situazioni Leto è già un vampiro bello e pronto, saltando completamente tutta quella ritualità funzionale alla comprensione delle proprie capacità. Certo… Michael Morbius è sicuramente un genio, ma anche Peter Parker lo è, eppure cinque onesti minuti per capire i propri poteri se li concede.

Anche il villan di turno, ossia il suo migliore amico interpretato da un ottimo Matt Smith, dotato delle medesime capacità, sembra emergere dal nulla, quasi privo di una storia e di una motivazione vera e propria che lo abbia convinto ad assecondare gli istinti piuttosto che farsi scrupoli morali come il dottore. Ultima nota: gli effetti speciali. O meglio… l’effetto speciale. In pratica tutto il film si regge su un unico effetto speciale legato alla percezione sonora, il quale riempie lo spazio sia “scenico” che narrativo quasi più della recitazione e della storia stessa. Morbius è in pratica una continua sinestesia dove, però, non succede mai veramente nulla. Un vero peccato, perché tramite Venom il franchise sembrava aver iniziato col piede giusto, sebbene sembri essersi perso per strada nel sequel Venom – La furia di Carnage, che di bello, forse, ha solo il fatto di essere estremamente esagerato. Questo Morbius, al contrario, è fin troppo morigerato.

 

 

Dario Bettati