Morrison: le note generazionali di Federico Zampaglione

Il titolo Morrison richiama inevitabilmente alla memoria il carismatico Jim leader degli storici Doors, ma nel quarto lungometraggio diretto dal romano Federico Zampaglione – frontman dei Tiromancino – è il nome di un leggendario locale sul fiume Tevere dove si suona fin dagli anni Ottanta.

Locale dove, tra gli altri, si esibiscono i MOB, il cui cantante è il ventenne Lodo che, in possesso dei connotati del Lorenzo Zurzolo di Sotto il sole di Riccione, si trova a vivere tutte le difficoltà della sua età, a cominciare dal non semplice rapporto con il padre Anselmo, ovvero Andrea Renzi.

Perché, adattamento del romanzo Dove tutto è a metà, scritto dallo stesso Zampaglione insieme a Giacomo Gensini, la oltre ora e mezza di visione si distacca completamente sia dai toni da black comedy di Nero bifamiliare che da quelli horror di Shadow e Tulpa – Perdizioni mortali, testimoniando l’intenzione da parte del buon Federico di intraprendere sempre nuove strade evitando di ripercorrere le vecchie.

Ed è rifacendosi proprio alle sue composizioni in note che inscena un immaginario emotivo e umano rappresentato in particolar modo dal casuale incontro tra il giovane protagonista e Libero Ferri, dal volto del Giovanni Calcagno de Il primo Natale, ex rockstar dalla carriera in stallo propenso a chiudersi sempre più in se stesso, in una lussuosa villa piena di ricordi, fino ad arrivare a trascurare la bella moglie Luna alias Giglia Marra.

Quindi, da una parte abbiamo chi è in cerca di successo sul palco, dall’altra chi, invece, sta tentando disperatamente di recuperare quello perduto, in un incontro-scontro generazionale destinato a rivelarsi per entrambi il reciproco stimolo ad andare avanti.

Un incontro-scontro generazionale che, tra sogni, questioni sentimentali, amicizie e drammi dietro l’angolo, finisce probabilmente per rendere Morrison la più personale tra le opere cinematografiche zampaglionane, concentrata in particolar modo sulle lodevoli performance del ricco cast.

Un ricco cast che, oltre a Daniele Rienzo, Valentino Campitelli e Gabriele Sorrentino impegnati ad essere il resto dei MOB, include Emanuele Bosi e, coinvolti in piccoli ruoli, Stefano Ambrogi, Riccardo De Filippis e l’Adamo Dionisi proveniente dalla serie televisiva Suburra; come pure la Carlotta Antonelli che veste i panni di Giulia, coinquilina di cui Lodo è follemente innamorato.

Mentre la variopinta e contrastata fotografia di Andrea Arnone impreziosisce la prevalentemente notturna narrazione di Morrison e, come spiega lo stesso Zampaglione, rispetto al romanzo di partenza viene messa in luce l’emotività dei personaggi per focalizzare l’obiettivo della camera sui punti salienti di una storia in cui il mondo dei giovani si trova inevitabilmente a fare i conti con quello degli adulti. Con tanto di droga in agguato e situazioni d’allucinazione.

 

 

Francesco Lomuscio