Morta Elsa Martinelli: la diva toscana sfondò a Hollywood e vinse a Berlino

Elsa Martinelli

E’ morta Elsa Martinelli, soprannominata la Audrey Hepburn italiana per la sua classe ed eleganza, prima modella e poi attrice, fu scoperta da Kirk Douglas e vinse un Orso d’Argento a Berlino.

L’attrice Elsa Martinelli si è spenta oggi nella sua casa di via Flaminia al centro di Roma, all’età di 82 anni. Malata da tempo era circondata dall’affetto della figlia Cristiana e dei suoi nipoti, mentre i funerali saranno celebrati martedì prossimo alle 11.00 nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma.

Elsa Martinelli, nata a Grosseto nel 1935, era la settima di otto figli (tra cui un solo maschio). Il padre Felice era un usciere delle Ferrovie dello Stato e la madre Santina badava alla numerosa prole. A Roma dal 1944, studiò fino alla quinta elementare, poi a undici anni infilava perline in un negozio di cappelli e a 14 faceva la commessa in un bar del Tritone, quindi la cassiera in un bar di piazza Buenos Aires. Entrata in una boutique di via Frattina per comprare una gonna, incontrò lo stilista Roberto Capucci che, innamoratosene all’istante, la portò a fare l’indossatrice nelle sfilate di alta moda. Esordì sul grande schermo nel film a episodi Se vincessi cento milioni, non a caso interpretando un’indossatrice e, dopo essere apparsa sulla copertina della rivista americana Life sbarcò ad Hollywood, scelta da Kirk Douglas in persona che la volle al suo fianco nel western Il cacciatore di indiani (1955). Fu quindi diretta da Mario Monicelli in Donatella (1955), in cui interpretava una semplice ragazza romana che finiva per caso nel lusso dell’alta borghesia, ruolo che le valse l’Orso d’Argento come miglior attrice al Festival di Berlino del 1956.

Da lì una carriera di una sessantina di film, diretta anche da registi prestigiosi: è una delle prostitute protagoniste de La notte brava (1959) di Mauro Bolognini, viene lasciata dallo scrittore Peter Baldwin in Un amore a Roma (1960) di Dino Risi, è l’amante di cui Marcello Mastroianni vuole liberarsi nel cult La decima vittima (1965) di Elio Petri, è la bella eroina dei fumetti creata dal marito della gelosissima Shirley MacLaine in Sette volte donna (1967) di Vittorio De Sica, è l’amante di Jean Sorel sia nel primo giallo di Lucio Fulci, Una sull’altra (1969), che in L’amica (1969) di Alberto Lattuada ed infine moglie di Alberto Sordi in Sono un fenomeno paranormale (1985) di Sergio Corbucci.

Ha lavorato anche con prestigiosi registi internazionali, a cominciare da Claude Autant-Lara che la diresse nel suo primissimo film internazionale, L’uomo e il diavolo (1954); in Manuela (1957) del bondiano Guy Hamilton era l’omonima protagonista che portava scompiglio su una nave da carico; era poi la fidanzata del cugino della vampira Carmilla ne Il sangue e la rosa (1960) di Roger Vadim, una fotografa italiana che strega John Wayne in Hatari! (1962) di Howard Hawks, e la moglie infedele di un secondino che se la fa con l’imputato Anthony Perkins ne Il processo (1962) di Orson Welles.

Definita “Dolce e androgina, ragazza acqua-e-sapone e vamp tentacolare, sofisticata musa della couture e grinta da maschiaccio, incantevole frutto popolare e icona pop di tutte le nouvelles vagues, infaticabile self-made woman e divina mondana del jet-set”, Elsa Martinelli abbandonò praticamente le scene a metà anni ’90, dedicandosi ai salotti buoni romani e a qualche ospitata televisiva, tornando a recitare un’ultima volta nel 2005 nei panni della perfida duchessa di Monteforte nella serie Rai Orgoglio, ruolo che accettò affermando: «La parte della cattiva me l’hanno offerta perché ho il fisico per il ruolo. Alta 1 metro e 76, altera, con i vestiti che mi stanno a pennello. Cosa potevo fare, la suora? La nonnina con l’uncinetto in mano?».

La Martinelli, che presentò anche l’edizione 1971 del Festival di Sanremo accanto a Carlo Giuffré, nel 1995 pubblicò la sua autobiografia Sono come sono. Dalla dolce vita e ritorno, edita da Rusconi. Poco meno di due mesi fa era stata ospite di Barbara D’Urso a Domenica Live, per festeggiare gli imminenti 90 anni dell’altra diva Gina Lollobrigida.

di Ivan Zingariello