MOTS intervista con il duo piratesco

Fuori dal 1 febbraio “Jolly Roger”, il nuovo singolo dei Mots. Un grido alla libertà rappresentata tramite la bandiera pirata, simbolo di ribellione alle regole. Incuriositi abbiamo intervistato il duo, ecco cosa ci hanno raccontato.

Mots intervista

Ciao ragazzi presentatevi ai nostri lettori. Raccontateci di come vi siete conosciuti e come avete deciso di collaborare insieme in questo progetto. Vi siete formati nel 2019 vivendo in città diverse, complice anche la pandemia, avete lavorato a distanza. Adesso è cambiato il vostro modo di scrivere musica?

Ciao. Il nostro nome racconta già diverse cose su di noi. Il fatto di aver scelto le sigle delle nostre città, Modena e Trieste, descrive il fatto che ci separano diversi chilometri ma di conseguenza anche il fatto che siamo legati all’idea del viaggio e del movimento, infatti è stato proprio in una terza città che ci siamo conosciuti.

Eravamo entrambi finalisti alla prima edizione del Festival di Rimini e lì ci siamo accorti che avevamo delle idee comuni e un approccio molto simile alla musica. La distanza, accentuata dalla pandemia appunto, ci ha costretti a trovare un modo personale, ormai anche piuttosto collaudato, di scrivere. Di solito Nichel inizia abbozzando un’idea di melodia, cantata in finto inglese, su un arrangiamento semplice che manda ad Osea il quale, ispirato dal mood, si mette a scrivere il testo della canzone.

Unite le due cose passiamo l’idea a Cristiano Norbedo, il nostro produttore, ed insieme a lui iniziamo a definire meglio tutti gli aspetti fino al risultato finale. Dato che ormai ci troviamo a nostro agio con questo approccio lo abbiamo mantenuto anche una volta terminata l’emergenza pandemica, detto ciò però è ovvio che la parte più divertente rimane sempre quella in cui riusciamo a trovarci insieme per fare musica.

Dove nasce l’ispirazione per Jolly Roger e perché la figura del pirata?

Jolly Roger era proprio la canzone che Nichel portò a quella finale, anche se era sensibilmente diversa da com’è adesso, ma quel messaggio sociale di cui parlava ci sembrava adatto al progetto MoTs perché era esattamente di questo tipo di argomenti che ci premeva parlare. Il pirata è una figura ovviamente distante dal nostro vissuto quotidiano ma proprio per questo ci sembrava perfetto per parlare di una certa condizione sociale senza rischiare di attualizzare troppo il messaggio. Non volevamo che fosse legato ad una qualche specifica categoria contemporanea così che tutti, o quasi, ci si potessero identificare. Il pirata si fa portavoce di tutti gli emarginati; è una sorta di arringa davanti ad una giuria di oppressori e attraverso di essa cerca, con disperata fierezza, di smuovere i loro animi.

Cosa vi ha colpito musicalmente l’uno dell’altro quando vi siete conosciuti?

Il primo approccio con Nichel è stato proprio musicale. Non lo conoscevo personalmente ma sentii proprio Jolly Roger, e la trovai molto interessante in particolare l’incipit. Di seguito, ascoltando il testo, mi accorsi che aveva delle belle metafore e rispecchiavano il mio essere “contro”. Era impossibile non contattarlo ed una volta fatto abbiamo reso concreta la storia dei Mots. Mi piace il fatto che la musica per Nichel deve avere un certo movimento, un tempo rock, che personalmente alimenta già dal primo ascolto il testo che andrò a scrivere.
Per quanto mi riguarda invece, vedo in Osea una grande attenzione nei testi che scrive, e mi piace quella sua attenzione a tematiche spirituali / filosofiche che inserisce nei suoi testi entrando anche a descrivere ciò che accade nella società in cui viviamo.

Avete in progetto un nuovo album. Prevedete un tour?

Si siamo in studio di registrazione. Le sette canzoni che andranno a comporre l’ep sono tutte pronte e già in parte arrangiate. Non vediamo l’ora di fare sentire i primi lavori. Ci sarà prima dell’estate l’uscita del brano che anticiperà tutto il lavoro. Riguardo al tour la distanza non agevola i nostri incontri, ma non si sa mai.