
Testimonial per il secondo anno consecutivo della manifestazione enogastronomica OlivitalyMed al Castello di Rocca Cilento in Irpinia, a Lustra (SA), il maestro e direttore d’orchestra napoletano, nonché compositore Beppe Vessicchio, anima per anni dei vari Festival di Sanremo, è sempre più un fiero sostenitore del binomio musica e cibo. Preferisce chiamare connubio questo rapporto speciale tra note musicali e alimenti, tra pentagramma e frutti della terra, tra vino e chiavi di violino, come ebbe già a dire a suo tempo sul Gambero Rosso nel 2023.
Che rapporto c’è tra musica e olio?
Musica è olio, e l’olio è musica di per sé ma in generale tutti i prodotti della natura, lavorati dall’uomo, sono come strumenti nelle mani di un esecutore. Il legame che sussiste tra cibo e musica è oggetto della mia indagine scientifica, d’altronde la musica mi ha dato tanto e messo in relazione col pubblico: essa possiede un codice che permette di dialogare con altri elementi.
E alla base di questo dialogo c’è la Fisica?
La realtà come spiegata dalla Fisica è vibrazionale, per cui ogni elemento visibile o invisibile è frutto di un onda, ognuna capace di esprimere qualcosa. Tutto quello che ci circonda è suono e attraverso il suono c’è comunicazione per veicolare un messaggio, una cultura, l’arte stessa. Quello del suono è prima di tutto un linguaggio capace di interloquire con la materia, non solo quella biologica, grazie a principi elettrici. Il suono è movimento delle molecole dell’aria sollecitate da una sorgente: un amplificatore, una corda che vibra, una campana e sollecitati da un suono, gli organismi vegetali attivano una reazione del sistema. Siamo davanti a nuova influenza delle onde elettromagnetiche sulla materia in genere: il principio non è musicale ma fisico.
La musica Classica allora fa bene al vino e anche all’olio?
Non è tanto questione di sinfonia, bensì di polifonia: che si tratti di strumenti come la chitarra elettrica o di quelli più antichi, cambia poco. Con Mozart abbiamo partiture per poter incrociare le polifonie e capire se rispondono a geometrie di logica e fisica, e se le avessimo pure coi Pink Floyd o i Led Zeppelin nei medesimi termini acustici di valore, potremmo utilizzare anche il rock nei vigneti e negli uliveti.
OlivitalyMed giunge alla seconda edizione, progetti in merito?
Per OlivitalyMed sarebbe bello poter coniugare linguaggio artistico e agricoltura, il proposito andrebbe consolidato in questa seconda edizione che ci fa sorridere di gioia date le partecipazioni numerose, anche estere, e la caratura, il respiro internazionale della kermesse. Il seme piantato sta crescendo e pure bene, ma dobbiamo aspettare per vedere il collegamento tra arti sonore, visive e quelle agricole, orticole, olivicole e vitivinicole. Ci vorrà tempo ma l’obiettivo è questo tra i progetti ereditati dal fondatore della rassegna, il compianto Stefano Sgueglia. Il sogno è quello di collegare in maniere pratica, visibile e tangibile le arti astratte e la coltivazione, la produzione d’olio e vino.
Dalle sue ricerche è nato il metodo Freeman (“Frequenze e Musica Armonica Naturale”) con musiche da lui appositamente composte “per avere più possibilità di entrare in empatia con il sistema e aprire le cerniere elettriche”, prosegue.
Bastano dieci minuti di trattamento del liquido a contatto con il dispositivo che emette il suono perché la trasformazione avvenga.
Le molecole trattate con la musica si riorganizzano dal punto di vista elettrico offrendo prodotti dal sapore e dal profumo gradevolissimo, ma in generale è vero per tutti gli ortaggi e i prodotti della terra, nonché pasta e formaggi, dove addirittura si può far guadagnare 6 mesi di stagionatura a una forma di Grana.
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