Ogni canzone porta con sé un viaggio, non solo per chi la ascolta, ma anche per chi la crea. Canzone del tempo (Trent’anni) dei MusRac è il risultato di un processo creativo stratificato, in cui scrittura, composizione e immagini si intrecciano per dare vita a un racconto sospeso tra memoria e presente.
Il brano nasce dall’esigenza di raccontare il passaggio del tempo non come un semplice ricordo, ma come un elemento vivo, capace di trasformare sentimenti e relazioni. Il testo riflette questa idea con immagini evocative e una struttura narrativa che accompagna l’ascoltatore in un viaggio emotivo. L’ispirazione arriva da esperienze personali, dalla letteratura e dall’arte, con riferimenti che spaziano da Catullo a Guido Gozzano, fino al mito di Dafne.
La costruzione del testo: tra nostalgia e riflessione
La scrittura di Canzone del tempo (Trent’anni) ha seguito un processo in cui ogni parola è stata calibrata per restituire al meglio il senso di sospensione tra passato e presente. Il brano non racconta semplicemente un amore finito, ma si interroga su cosa rimanga di un legame dopo che il tempo lo ha attraversato.
La scelta di immagini fortemente evocative – la lettera sotto la pioggia, il balcone da cui viene lanciato un biglietto, la calla lasciata sulla tomba – contribuisce a creare una narrazione frammentata, quasi cinematografica, in cui il protagonista non è solo un uomo che guarda indietro, ma qualcuno che cerca di dare un senso a ciò che è stato.
Dalla musica all’arrangiamento: dare voce al tempo
Musicalmente, il brano è stato costruito con un crescendo emotivo che accompagna la narrazione del testo. I MusRac hanno lavorato per creare un equilibrio tra intimità e intensità, lasciando che la melodia seguisse il flusso della storia.
Gli arrangiamenti sono stati pensati per enfatizzare il senso di malinconia senza cadere in una pura atmosfera nostalgica. L’uso di suoni dilatati, momenti di sospensione e un’interpretazione vocale che cresce in intensità permette al brano di evolversi, proprio come il protagonista che attraversa il tempo e i ricordi.
Dal brano al videoclip: trasformare la musica in immagini
Un elemento fondamentale del processo creativo è stata la trasposizione del brano in immagini. Antonio Seganfreddo, regista del videoclip, ha lavorato insieme alla band per trasformare il racconto in una dimensione visiva che amplificasse il significato della canzone.
L’idea di ambientare il video tra un cimitero e una villa abbandonata è nata dalla volontà di rappresentare il tempo come un luogo fisico in cui i ricordi prendono forma. Ogni dettaglio – dalle finestre che si aprono sul passato, al simbolismo della calla e dell’elastico – è stato scelto per rendere il videoclip non solo un accompagnamento alla musica, ma un’estensione narrativa del brano stesso.
La cura dei dettagli: dal simbolismo agli elementi nascosti
Il lavoro di costruzione del videoclip ha richiesto una particolare attenzione ai dettagli. Molti elementi simbolici presenti nel video sono stati pensati per essere scoperti solo con una visione più attenta:
- L’elastico, che la protagonista porta al polso per tutto il video, diventa il veicolo attraverso il quale il protagonista adulto si collega al sé stesso giovane, creando un ponte tra le epoche.
- La calla, usata sia nei momenti d’amore che nel cimitero, rappresenta la bellezza e la transizione tra vita e morte.
- I quadri, che cambiano nel corso del video, riflettono il mutamento della relazione e l’evoluzione della percezione dell’amore con il passare del tempo.
Un brano che prende vita nel tempo
Il processo creativo dietro Canzone del tempo (Trent’anni) non si è limitato alla composizione musicale, ma ha coinvolto una ricerca più ampia, fatta di riferimenti culturali, scelte visive e un linguaggio che mescola musica e immagini in un racconto unico. I MusRac hanno costruito una canzone che non si limita a essere ascoltata, ma che invita a essere vissuta, lasciando che il tempo ne sveli poco alla volta tutte le sfumature.
Lascia un commento