Mustang riscopre su dvd La ragazza di Trieste e Desideria: La vita interiore

Erano i primi anni Ottanta, quando Ornella Muti si trovava nel pieno del successo della sua carriera cinematografica grazie ad un pugno di apparizioni al fianco di assi della commedia del calibro di Adriano Celentano (Il bisbetico domato, Innamorato pazzo), Renato Pozzetto (Nessuno è perfetto, Un povero ricco) e Paolo Villaggio (Bonnie e Clyde all’italiana).

Periodo in cui, all’interno della sua filmografia, spuntò La ragazza di Trieste, diretto nel 1982 da Pasquale Festa Campanile partendo da un proprio libro e che consentì alla bella e sensuale attrice di cimentarsi in un ruolo decisamente lontano dai precedenti brillanti, votato al dramma sentimentale.

Un titolo in cui veste i panni (molto pochi) della misteriosa Nicole, entrata a far parte della vita del disegnatore di fumetti Dino Romani alias Ben Gazzara dopo essere stata salvata dalle acque, tanto da iniziare con lui un intenso rapporto fatto sì di passione, ma con diversi problemi dovuti proprio al comportamento della giovane, solita attirare l’attenzione ricorrendo a piccole bugie e inspiegabili reazioni.

Un atteggiamento che nasconde i suoi motivi, mentre Dino fa in modo che possa sentirsi tranquilla, in un crescendo di erotismo e morbosità, dramma e sentimento di quelli che soltanto il cinema italiano di un tempo sapeva regalare; in questo caso al servizio dell’intreccio emotivo che provvede a legare i due protagonisti, coppia spintasi oltre il semplice amore e, quindi, pronta ad andare incontro a qualsiasi cosa.

Coppia in cui da un lato Gazzara appare intenso per presenza e introspezione, dall’altro la Muti è emblematica e bellissima, capace di apparire sexy anche quando entra in scena con il cranio completamente rasato.

E sono Mimsy Farmer, William Berger, Jean-Claude Brialy, Andréa Ferréol e Romano Puppo a completare il cast della circa ora e quaranta di visione che, accompagnata dal trailer nella sezione riservata ai contenuti speciali, è Mustang Entertainment (www.cgentertainment.it) a rendere disponibile su supporto dvd.

La stessa Mustang Entertainment che, in fatto di sesso su celluloide, effettua anche un’altra indispensabile riscoperta per l’home video digitale: Desideria: La vita interiore, tratto nel 1980 dal romanzo La vita interiore, pubblicato due anni prima dal romano Alberto Moravia.

Unica regia – se si escludono un paio di documentari – dell’anconetano Gianni Barcelloni che, scomparso nel 2016, fu produttore, tra l’altro, di Porcile di Pier Paolo Pasolini, Capricci di Carmelo Bene e Necropolis di Franco Brocani, il film che calò Stefania Sandrelli nell’ambito dell’eros in fotogrammi, tre anni prima del super successo brassiano La chiave.

Infatti, la troviamo nel ruolo di Viola, donna dal comportamento libertino (non disdegna neppure rapporti a tre) destinato a sconvolgere la figlia Desideria, già afflitta da problemi psicologici e in possesso dei connotati di Lara Wendel, ex lolita dello schermo nello scandaloso Maladolescenza di Pier Giuseppe Murgia, poi divenuta reginetta dell’horror tricolore, tra un Tenebre di Dario Argento e un La casa 3 di Umberto Lenzi.

La Desideria che, scoperto che la sua vera madre era, in realtà, una prostituta, non solo cerca di togliersi la vita, ma, decisa a vendicarsi della donna che l’ha allevata e del mondo borghese che rappresenta, arriva anche a sposare la causa del terrorismo organizzandone il rapimento.

Perché è in maniera evidente una critica alla degenerazione dell’alta borghesia a trasudare da un insieme comprendente nel comparto attoriale anche il fassbinderiano Klaus Löwitsch, Vittorio Mezzogiorno, Orso Maria Guerrini e, nella piccola parte di una cameriera, la Lory Del santo che, a quanto pare, è anche la controfigura della allora quindicenne interprete nei momenti di nudo (fatto piuttosto curioso, considerando che non si era posta lo stesso problema sul set del citato lavoro di Murgia, di tre anni prima).

Man mano che ci si avvia verso il decisamente tragico ma significativo epilogo di un recupero su disco fondamentale per tutti i seguaci della Settima arte di genere (e non solo) degni di tale classificazione.

Francesco Lomuscio