Night club: il 1960 di Sergio Corbucci e Lucio Fulci

Mustang Entertainment (www.cgentertainment.it) riscopre su supporto dvd Night club, ultima regia cinematografica del grande Sergio Corbucci, scomparso nel 1990.

È infatti datata 1989 questa quasi ora e quaranta di visione il cui soggetto, curiosamente, porta anche la firma del maestro dello splatter tricolore Lucio Fulci, oltretutto autore della celentaniana Il tuo bacio è come un rock inclusa nella ricca colonna sonora.

Del resto, a cominciare da una versione strumentale della Romantica di Tony Dallara posta nei titoli di testa, decisamente corposo si rivela il comparto relativo alle note musicali; sfoggiante, tra un Cha cha cha della segretaria di Michelino e una Tintarella di luna di Mina, successi italiani e internazionali spazianti da Rock around the clock di Bill Haley & his Comets a Piove (Ciao ciao bambina) di Domenico Modugno, passando per Tequila dei Champs e Diana di Paul Anka.

Fino alla Smoke gets in your eyes dei Platters a commento di una sequenza di bacio saffico. Perché risulta evidente che l’intenzione di Night club sia quella di continuare a tratti a cavalcare il filone nostalgico anni Ottanta aperto da Sapore di mare, ma, con alla produzione lo stesso Claudio Bonivento che fu tra gli artefici del capolavoro di Carlo Vanzina, la direzione presa va da tutt’altra parte, a partire dall’assenza dell’ambientazione balneare di taglio giovanilistico.

Non a caso, sebbene si sorrida, è in maniera chiara una forte critica sociale ad emergere nel corso della vicenda dei due modesti impiegati di banca Roberto Ciufoli e Massimo Wertmüller che, squattrinati e col sogno di aprire una società finanziaria tutta loro, la sera della prima de La dolce vita di Federico Fellini escogitano un piano a dir poco diabolico: procurare fanciulle di facili costumi, in cambio chiaramente di un aiuto economico, al ricco imprenditore calabrese e fascista Sergio Vastano.

Impresa per la quale si affidano ad un tanto scaltro quanto perennemente indebitato Christian De Sica che, come di consueto, regala una memorabile performance trasudante sfumature provenienti dalle migliori maschere portate sullo schermo dai mostri sacri della comicità Alberto Sordi e Vittorio Gassman.

Mentre, insieme a Mara Venier e ad Elena Paris, sono una Sabrina Ferilli e una Claudia Gerini degli esordi a completare lo stuolo di più o meno squallidi personaggi atti a raccontare la decisamente poco rosea facciata di un 1960 italiano di cui, quasi profeticamente, viene osservato “Praticamente è il 2000”.

Squallidi personaggi cui fa da contraltare l’innocenza di una giovanissima Diane Bodart che si trova purtroppo coinvolta nella nottata a base di lusso, sesso e viziacci di uno stivale tricolore dove, tra l’altro, ancora non era stata approvata la legge sul divorzio.

Nottata che vede anche l’entrata in scena di una Sabina Guzzanti cantante intellettuale e comunista; man mano che, con l’ombra di Fred Buscaglione e della sua Guarda che luna sullo sfondo, non mancano omaggi a coloro che furono i re dei night, da Bruno Martino a Van Wood (entrambi concretamente presenti), fino a Don Marino Barreto.

Fino ai risvolti drammatici che confermano Night club quale spaccato dolce-amaro di un’epoca spesso ricordata in maniera quasi esclusiva per la solarità e la positività (probabilmente illusorie) dettate dalla diffusione del benessere economico.

 

Francesco Lomuscio