Nel 2020 esce per la Blumhouse Productions di Jason Blum l’opera prima della regista britannica Zu Quirke, Nocturne, disponibile in italiano anche col titolo di Notturno. Il film è completamente ambientato all’interno di una accademia musicale, perché la Quirke, prima di intraprendere la carriera registica, ha studiato alla Junior Royal Academy of Music di Londra ed è stata per tre anni primo violino alla National Youth Orchestra of Great Britain, entrando, nel 2010, alla guida della National Youth Sinfonietta. Durante la sua frequentazione all’Università di Oxford si avvicina alla regia, prima teatrale e poi cinematografica. Nocturne è il suo primo lungometraggio, scritto e diretto interamente da lei, in cui l’elemento autobiografico è preponderante, tanto che il film si apre con una giovane violinista, Moira, solista dell’orchestra scolastica, che si suicida gettandosi giù dalla finestra della sua stanza dopo aver eseguito il famoso Trillo del Diavolo di Giuseppe Tartini. Da questo momento il focus si sposta dal violino al pianoforte, quello suonato con impegno e dedizione dalle due sorelle gemelle Juliet e Vivian, che si ritroveranno in competizione per il ruolo di soliste tanto ambito dalla maggior parte degli studenti della prestigiosa accademia Lindbergh. Nel percorso che ha portato le due giovani alla ribalta si leggono tutte la fatica, le rinunce e le privazioni che la regista stessa deve aver vissuto per arrivare ai prestigiosi ruoli da lei ricoperti prima del suo trasferimento a Los Angeles. Sudore, lacrime, sangue, invidie, rancori, gelosie, compongono il mix esplosivo che dà vita a questo Nocturne, arrivando a sfociare nel tema del Patto col Diavolo, che si dice molti musicisti ed artisti in generale abbiano fatto per divenire immortali.

Tra le due gemelle Juliet e Vivian la competizione inizia fin da piccole, quando entrambe vengono iscritte dai genitori ad un corso di pianoforte. Determinate, ma dai caratteri molto diversi, le due ragazze cominceranno a veder ripagati in maniera diversa i loro sforzi. Vivian, più graziosa, spregiudicata, sorridente, si circonda di amici, di un ragazzo che stravede per lei, è seguita dal miglior professore della scuola ed è riuscita ad ottenere il posto per l’anno successivo in una delle più prestigiose accademie americane; Juliet dal canto suo è schiva, solitaria, un po’ reietta, l’insegnante che la segue è l’ubriacone della scuola e non la incentiva ad emergere ma a rimanere nella mediocrità, ombra perenne della sua popolare e ammiratissima sorella, di cui invidia tutto, compreso il fidanzato. Il caso vuole che Juliet si trovi per le mani il quaderno di musica della violinista morta suicida, pieno di strani simboli e disegni inquietanti: da quel momento la sua vita cambierà, si troverà pervasa da una determinazione che non credeva di avere, e deciderà di affrontare la sorella in un duello all’ultimo sangue, che vede i tasti del pianoforte e gli spartiti come armi e sullo sfondo il diavolo che si nasconde dietro uno strano simbolo di un sole tribale. Sebbene si renda conto del percorso magico/esoterico che sta intraprendendo, e sia perfettamente conscia che si sta avviando sul sentiero che ha portato al suicidio Moira, Juliet continuerà ad andare avanti, talmente tanta è la voglia di rivalsa ed il desiderio di primeggiare che aveva covato dentro in tutti quegli anni. Le conseguenze della sua scelta saranno pressoché inevitabili, e la guerra tra le due sorelle avrà l’epilogo più scioccante che ci si possa aspettare.

Jason Blum non sempre produce prodotti di qualità, ma devo dire che questo Nocturne, in bilico tra il thriller psicologico e l’horror demoniaco, sa il fatto suo, e si vede che la regista mette cuore e passione nel tratteggiare le sue protagoniste, soprattutto la reietta Juliet. Gli omaggi alle atmosfere argentiane non mancano, dal corridoio dove si trovano le stanze degli allievi del college, disseminato di quadri tra i quali spicca quello di Mozart, sapiente unione di quello della casa di Helga Ullman in Profondo Rosso e quelli dei dormitori di Suspiria, ai colori che spadroneggiano nella sezione dell’incubo, accesi e taglienti proprio come quelli che il Maestro Argento ha prediletto nelle sue opere più oniriche quali appunto Suspiria, ma anche Inferno. L’idea della congrega di streghe o affini fa spesso capolino nelle pieghe del film, nella fotografia sibillina di Carmen Cabana e nel montaggio talvolta criptico di Andrew Drazek, così come nelle note sparate a tutto volume delle musiche di Elizabeth Bernholz che contrastano in maniera stridente e talvolta addirittura cacofonica con la soave musica classica che permea tutti i novanta minuti della nostra narrazione.

Molto brave, e perfette nei loro ruoli, affini ma antitetici, le due interpreti. Juliet ha il volto e lo sguardo sperduto dell’attrice statunitense Sydney Sweeney, che debutta al cinema appena 13enne nientemeno che sotto la sapiente guida dell’immenso John Carpenter, nel suo The Ward – Il Reparto. La giovane ha talento da vendere, tanto che viene scelta da Quentin Tarantino nel 2019 per interpretare, nel suo C’era una Volta a Hollywood, il più giovane membro della Manson Family, ovvero Dianne Snake Lake. La Quirke se ne servirà l’anno successivo, facendone la protagonista del suo film d’esordio, novella Carrie che va in giro per il college impugnando come guanto di sfida una manciata di assorbenti femminili grondanti sangue, scena altamente pregna di significato alla luce di quello che vedremo più tardi nell’incubo lisergico e demonico in cui Juliet ci condurrà consapevolmente per mano. Sorella gemella della nostra Sweeney è Madison Iseman, anch’essa americana, bionda, classe 1997. Se il suo esordio non è ammantato di luce come quello di Sydney davanti alla mdp di Carpenter, iniziando la sua carriera in una sitcom, tuttavia molto presto anche lei giunge sotto i riflettori interpretando, nel 2017, il ruolo di Bethany, una delle protagoniste del film Jumanji – benvenuti nella Giungla, sequel del leggendario film del 1995 con protagonista Robin Williams. Successivamente la Iseman verrà riconfermata anche per il terzo capitolo della saga tratta dal racconto di Chris Van Allsburg, Jumanji: The Next Level, del 2019, e nello stesso anno sarà tra i protagonisti dell’horror Annabelle 3. Insomma, se pur giovani, le due interpreti vantano un curriculum di tutto rispetto e ci regalano prove davvero valide.

Zu Quirke si diverte a disorientarci, a farci credere a tratti che la presenza del diavolo sia innegabile, a farcelo cercare tra i volti dei professori della scuola, come, appunto, Argento, e dopo di lui Guadagnino. Ma poi inverte la tendenza, e ci porta a pensare che in realtà il patto sia avvenuto solo nella mente di Juliet, che le sia servito per svincolarsi dalla sorta di sudditanza nei confronti della sorella, nella quale ha vissuto tutta la sua vita fino a quel momento. La voglia di emergere, di farsi notare, di rinascere da brutto anatroccolo a cigno, la porterà a compiere azioni di cui pare pentirsi ma che infine non rinnega mai, fino a portar via, pezzo dopo pezzo, tutto l’universo di sua sorella. Ma ciò servirà? La porterà a diventare la grande pianista solista che ha sempre sognato? Il mondo riuscirà finalmente ad accorgersi di lei? La sua vita nell’ombra sarà conclusa? Il finale, spiazzante e cinico come pochi, darà risposta ad ognuna di queste singole domande, sebbene rimanga comunque ammantata di un alone di mistero la componente luciferina.

Se quindi, Faust, Paganini, Leonardo Da Vinci, e molti altri eletti dall’arte, fanno capolino tra le pieghe di questo dramma a tinte dark, con accenni anche a opere recenti quali Drag me to Hell di Sam Raimi o Scary Stories to Tell in the Dark di André Ovredal, tuttavia la Quirke non vuole fare della componente sovrannaturale il fulcro della sua opera, essendo maggiormente attratta dall’animo umano e dalle sue mille sfaccettature davanti al successo ed alla fama, che fagocita qualsiasi valore, anche quello della famiglia, del sangue. Vanno lisci come l’olio paragoni ad altre opere di rivalsa artistica come ad esempio Il Cigno Nero di Darren Aronofsky o The Neon Demon di Nicolas Winding Refn. Il risultato finale è elegantemente freddo, e la Quirke dimostra una buona padronanza della macchina da presa e la ricerca di una cura formale che rende il film assolutamente gradevole. Vista la poca originalità del tema del patto col diavolo per ottenere il successo è da apprezzare la scelta della regista di lasciare la figura di Satana sempre defilata, mai portata in primo piano. Il vero demone, sembra dirci la Quirke, è quello del Successo, della Gloria, dell’Ambizione Smodata: questo, e le pulsioni che ne derivano, noi dobbiamo massimamente temere, piuttosto che il Caprone con gli unghioli e la coda a punta! Un male più concreto, più tangibile, più vicino a noi. Più reale, sfortunatamente. I sentimenti più oscuri e latenti che si celano in noi, una volta venuti a galla, possono portare a conseguenze devastanti, e vanno tenuti a freno sotto la luce della razionalità e, perché no, anche di una certa morale, di un’etica che ormai sembrerebbe in disuso ma che invece, ci suggerisce la Quirke, se usata sapientemente, potrebbe riportare tutte le cose a posto. Ma in Nocturne a prevalere saranno invece l’invidia, la gelosia, il desiderio di emergere ad ogni costo, sentimenti covati in silenzio e quindi maggiormente pericolosi, che portano al puro odio nei confronti di tutti coloro che crediamo ci abbiano privato dei nostri sogni o degli oggetti dei nostri desideri. Le due sorelle saranno quindi, sebbene gemelle, la nemesi l’una dell’altra, e il finale non poteva che essere quello che sarà. La Quirke si dimostra così un nome da tenere ampiamente d’occhio per le sue capacità e la sua spiccata sensibilità.
https://www.imdb.com/it/title/tt11044858
Lascia un commento