Non bussate a quella porta, un intenso horror che indaga il rapporto complesso tra una madre e una figlia

Prima di cercare parentele illustri, o buttarsi a capofitto nella valutazione dell’effettiva dose di orrore, ciò che probabilmente va detto di Non bussate a quella porta è che, innanzitutto e per lo più, è un film sul complicato rapporto tra una madre e una figlia, e, in questo senso, abbondano i riferimenti iconografici (nella fattispecie Jess – Katee Sackhoff – è un’artista che plasma l’argilla, e uno dei suoi prototipi visivi ricorrenti è la figura archetipica per eccellenza, quella della ‘Madonna con bambino’). La potenza della relazione di cui si tratta eccede qualunque tentativo di metterla a repentaglio, di minarla, tant’è che, ne siamo persuasi, nonostante il finale spiazzante e apparentemente assai funesto (che chiaramente non sveliamo), le due donne, legate dal profondissimo legame di sangue, che le rende indivisibili, riusciranno a scampare la iattura di cui sono drammaticamente vittime.

Baba Yaga, che nel film provoca le sventure cui incorrono le protagoniste, è un personaggio della mitologia slava, in particolare di quella russa, la figura immaginaria di un personaggio fiabesco. Una mostruosa vecchietta che possiede oggetti incantati ed è dotata di poteri magici. In una serie di fiabe viene paragonata a una strega, un’incantatrice. Inoltre, e questo è il dato più significativo, costituisce una sorte di medium tra l’inferno e il mondo degli uomini; però, per poter operare sulla terra ha bisogno di un essere umano che realizzi i suoi intenti malefici.

L’ignara Chloe (la giovanissima Lucy Boynton, con al suo attivo già una discreta filmografia), bussando alla porta di quella che era ritenuta l’abitazione di una strega, risveglia il demone, che incomincia a perseguitarla. Durante lo sviluppo del racconto interviene un depistamento che riposiziona completamente i vari personaggi all’interno dell’economia della storia, fino, come si accennava prima, al rovesciamento finale che getta un’inquietante ombra sul destino di Jess e Chloe.

Senza snocciolare troppo la trama, un altro punto di forza di Non bussate a quella porta che dev’essere senza dubbio segnalato è la bella e intensa prestazione di Katee Sackhoff, una madre che, dovendo riabilitarsi da un passato all’insegna della droga e dell’inadeguatezza, si prodiga senza risparmiarsi per riattivare un legame che, se negato, farebbe sprofondare entrambe le donne in un abisso di dolore, da cui sarebbe impossibile risalire.

L’intrusione del demone, in questo senso, costituisce proprio – a nostro avviso – la metafora della pena cui sarebbero esposte le protagoniste se non si impegnassero a ricucire un rapporto imprescindibile, all’interno del quale è contenuta quella riserva di senso senza la quale si sarebbe condannati a vagare nel deserto della quotidianità. In esso è custodita tutta quella sacralità che la ‘deiezione’ (usiamo questo termine col significato che Heidegger gli dava in Essere e Tempo) quotidiana nega con la proliferazione di immagini fuorvianti, che incantano e distraggono.

Il regista britannico Caradog W. James riesce a dare la giusta angolazione visiva alla sceneggiatura di Mark Huckerby e Nick Ostler, intrattenendo – e al tempo stesso inducendo a riflettere – lo spettatore, il quale segue appassionatamente le vicende di Jess e Chloe per tutti gli ottantanove minuti di durata del film.

Distribuito da Midnight Factory, la collana horror di Koch Media, Non bussate a quella porta è disponibile in dvd e blu ray, in formato 2.35:1, con audio in italiano e originale provvisto di sottotitoli opzionabili. Ricca sezione extra: Making of; La storia; Il cast; Cercando Ginger; Gli effetti speciali; Trailer.


Luca Biscontini