Non dimenticarmi: un folle e toccante viaggio esistenziale

È con una storia d’amore “folle” che il regista Ram Nehari, al suo primo lungometraggio, guadagna la vittoria al Torino Film Festival 2017.

Non dimenticarmi è il racconto di un incontro tenero, quello tra la cinica e anoressica Tom (Moon Shavit), ricoverata in una clinica per disturbi alimentari, e il sensibile Neil (Nitai Gvirtz), suonatore di tuba con problemi psichiatrici che sogna di partire in tour insieme alla sua band. È il racconto di una fuga emozionante dalla realtà e dalle aspettative sociali. È un precario viaggio esistenziale.

Tom e Neil si incontrano per caso nel giorno in cui la ripetitiva vita in clinica di lei viene turbata dal riaffacciarsi del ciclo mestruale. Quello che dovrebbe essere il segno evidente di un ritorno alla sana normalità diventa per la ragazza, ossessionata dalla magrezza, motivo di una profonda paura di riprendere peso. E solo l’arrivo di Neil rappresenta per Tom uno spiraglio di positività. Il primo incontro dei due si traduce in un sesso spiccio che fa da preludio alla fuga dalla clinica. Finito, gli eccentrici protagonisti escono dalla finestra e si aggirano senza meta tra le strade di Tel Aviv, finché non si ritrovano a cena a casa della ragazza. La chiacchierata con i genitori è un disastro e i giovani decidono di partire insieme alla volta di Berlino, dove Neil, raggiungendo la sua band, pensa di coronare il proprio sogno di musicista. Anche se il finale racconterà tutt’altro.

In costante equilibrio tra dramma e commedia, Non dimenticarmi assomiglia più a uno spaccato di vita che a una narrazione. Uno spaccato che spiazza, crudo, drammatico e, allo stesso tempo, inspiegabilmente ironico e leggero. Tom e Neil, che ci fanno affezionare nella loro stramba dolcezza, sono determinati a cambiare la propria vita, si sostengono a vicenda per trovare una via d’uscita dalle tremende etichette di “pazzo” e “malata” a cui una società rigida e ideologica li ha condannati. E con quella realtà non possono che scontrarsi, goffamente e teneramente. Chiudendo il cerchio come non si vorrebbe, Nehari firma un’opera toccante, inesorabile, sorprendente e che, in fondo, lascia spazio a speranza e utopia.

 

 

Valeria Gaetano