In Italia c’è il record di allenatori della nazionale di calcio, praticamente siamo tutti tecnici esperti! Ma da noi ultimamente c’è anche un altro primato: quello del sempre crescente numero di festival cinematografici, a fronte di un mercato “reale” sempre più in crisi.
La ragione di questa “sovrabbondanza” è presto detta. Si tratta in genere di discreti “business”, su cui in molti ci si buttano a pesce. Tra finanziamenti pubblici (Regioni, Province, Comuni, ecc.), sponsor privati di ogni tipologia e tasse di iscrizione fatte pagare per ogni opera candidata, si possono realizzare anche buoni guadagni a fronte di spese vive molto modeste. E qui scatta la italica “arte di arrangiarsi”. Gente che nulla ha a che fare con la “settima arte” si improvvisa organizzatrice di eventi cinematografici a solo fine di lucro.
Poco importa se poi queste manifestazioni vengono gestite con superficialità, pressappochismo, cialtroneria: basta riuscire a invitare un paio di nomi di richiamo a fungere da specchietto per le allodole e il gioco è fatto. Personalmente, il sottoscritto di queste situazioni a dir poco scandalose ne ha viste tante, molte sulla propria pelle. Anche perché, naturalmente, in queste rassegne da barzelletta non ci sono “vere” giurie e i premi vengono decisi a tavolino in base alla solita logica clientelare. Recentemente anche a me è capitato lo sgradevole ruolo di vittima sacrificale in un festival a conduzione familiare dove i premiati erano già stabiliti e il mio pur pregevole lavoro messo in gara solo come riempitivo. Da questa premessa, mi fa piacere constatare come ogni regola abbia la sua eccezione.
Proprio nei giorni scorsi ero in concorso senza troppo entusiasmo alla terza edizione del Castelli Romani Film Festival, organizzato da Marco Di Stefano con la direzione artistica di Antonio Flamini. Scottato da precedenti esperienze negative, ero abbastanza scettico sull’iniziativa, svoltasi tra Frascati, Grottaferrata, Lanuvio e Ariccia. E invece mi sono dovuto piacevolmente ricredere: una macchina organizzativa pressocchè perfetta, dove tutti gli aspetti sono stati curati fin nel minimo dettaglio. La serata finale si è tenuta ad Ariccia nella prestigiosa sede di Palazzo Chigi. A condurre sul palco la brava Emanuela Tittocchia, mentre madrina è stata la sempre affascinante Maria Grazia Cucinotta.
Al di là del fatto che la mia opera L’idea malvagia sia stata premiata (senza raccomandazioni e posso affermarlo a testa alta!) come miglior corto dalla speciale giuria del pubblico e che una delle principali interpreti del mio mini-film, in questo caso la elegantissima Nadia Bengala, sia stata designata migliore attrice, ho apprezzato l’impegno, la serietà e la professionalità di quanti hanno collaborato per la riuscita del festival. Per me anche l’occasione per salutare tanti cari amici e addetti ai lavori che non vedevo da tempo: da Sebastiano Somma ad Elena Russo, da Francesca Rettondini a Gianni Mammolotti, da Gianni Franco a Gaia De Laurentiis, da Daniela Giordano ad Antonella Ponziani. Tra i premiati anche l’altra protagonista de L’idea malvagia, Elisabetta Pellini, in questo caso per il film Stato di ebbrezza. Presenti alla serata anche il mio produttore Angelo Bassi e il regista Emanuele Pecoraro, col quale ho da poco condiviso un nuovo cortometraggio intitolato La goccia maledetta, da un racconto di Roberto Ricci.
Pierfrancesco Campanella
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